Depressione: la Macedonia e il business della salute mentale
Un macedone su dieci – tra cui molti adolescenti – assume psicofarmaci. Ma sono in pochi, nel paese, ad interessarsi alle cause profonde di questo dato allarmante
(Pubblicato originariamente da Bilten l’11 dicembre 2017, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)
Secondo le previsioni della Banca mondiale l’economia macedone dovrebbe crescere del 3,2% nel 2018 e del 3,9% nel 2019, mentre, a causa della crisi politica, si è fermata solo all’1,5% nel 2017. Se gli indicatori macroeconomici di base lasciano intendere una relativamente buona salute economica, non permettono però un’analisi efficace delle vere condizioni di vita della popolazione.
Non esiste di fatto alcun dato recente sulla qualità della vita in Macedonia e, ad esempio, nessuna inchiesta sistematica e generale sullo stato di salute dei suoi cittadini. Ma esaminare problemi si salute quali ansia, stress, depressione sono spesso un buon modo per dire molto sul benessere reale di un paese. L’argomentazione prevalente in Macedonia è ad esempio che le difficoltà mentali e psichiche sono direttamente collegate all’insicurezza economica ed esistenziale che colpisce una larga fetta della popolazione macedone.
Nel novembre scorso la Camera degli psicologi della Macedonia ha organizzato una serie di incontri titolati “Prendersi cura di se stessi”. L’obiettivo? “Sensibilizzare sull’importanza del proprio stato psicologico” e affermare l’importanza della professione degli psicologi come “guardiani della salute mentale”.
Una presentazione così naïve mostra già come questi professionisti non siano in grado di risolvere i problemi sociali del paese: gli psicologi insistono sulla responsabilità individuale di ciascuno, trattano i sintomi, ma non prendono in esame le cause materiali e sociali del malessere. E nel frattempo le persone affette da disagio psichico sono sempre più numerose.
10% dei macedoni sotto antidepressivi
I dati resi pubblici dall’istituto di salute mentale mostrano come in cinque anni, tra il 2010 e il 2015, il numero di persone che soffrono di depressione è aumentato del 37%. Nel 2016 più di 55.000 pazienti si sono visti prescrivere una cura contro la depressione.
E’ certo che questa situazione porta molte risorse nelle casse dell’industria farmaceutica. La pubblicità delle pillole Lunerba dell’azienda macedone Alkaloid, sono ovunque nei media del paese.
Sono pillole presentate come integratori alimentari che “contribuiscono al normale funzionamento del sistema nervoso, che riducono al fatica e combattono i sintomi dello stress”. Si tratta quindi di uno di quei molti prodotti pensati per curare i problemi mentali “leggeri”. Chiaramente l’industria farmaceutica produce anche tranquillanti e antidepressivi.
Nel 2016 secondo la Cassa nazionale d’assicurazione malattia (FZOM), sono stati emessi 3,37 milioni di ricette per il trattamento della depressione. Il Diazépam è il farmaco più richiesto e il più consumato. L’anno scorso la cassa ne ha acquistato per 216.024 assicurati. Se si tiene conto che la Macedonia ha meno di due milioni di abitanti, più di una persona su dieci ne fa uso.
I dati sono ancora più sconvolgenti se si tiene conto che le statistiche della FZOM riguardano esclusivamente i farmaci prescritto da ricetta medica e non quelli acquistati senza ricetta che non vengono presi in carico dal sistema sanitario nazionale. Il consumo di ansiolitici riguarda i gruppi sociali più vulnerabili: ad esempio, secondo un rapporto dell’Istituto di salute pubblica, un adolescente su dieci prende sedativi.
La FZOM ha più volte espresso la propria preoccupazione per questa tendenza crescente al consumo di ansiolitici. Ma senza focalizzare la propria attenzione sulle cause profonde, ci si allarma solo sugli effetti nocivi del loro consumo e che finiranno necessariamente ad avere un’incidenza sulla “salute della nazione”, riducendone la produttività in ragione dell’assenteismo dei suoi lavoratori. E’ facile, quando il sistema sanitario pubblico non funziona, prendersela con i medici e invitare alla prudenza nel prescrivere i farmaci.
La crisi del sistema sanitario pubblico e la “psicologia positiva”
Spesso si criticano gli psichiatri di prescrivere medicinali piuttosto che dedicare al paziente un percorso di terapie comportamentali. Ma occorre tener presente che il numero di pazienti per ogni dottore in Macedonia è molto elevato e di conseguenza è limitato il tempo che un medico può dedicare al proprio paziente.
Inoltre i salari bassi del settore della sanità mettono i medici in una condizione di precarietà nella quale è più facile subire le pressioni delle aziende farmaceutiche che spingono gli psichiatri a prescrivere i propri farmaci legando al numero di ricette dei bonus.
Inoltre la Macedonia non fugge alla tendenza generalizzata della “psicologia positiva”. La speranza cioè di controllare i propri pensieri favorendo le emozioni positive. La “psicologia positiva” si vende bene nei supermercati e nelle librerie, è disponibile su internet e viene invitata ai programmi televisivi. Ma purtroppo non si tiene conto delle conseguenze negative che ha sulla società.
Se si ritiene che il “benessere” è un progetto individuale e una conseguenza di uno sforzo personale che deve e può essere controllato e determinato, allora l’individuo viene incoraggiato ad isolarsi dalle sue relazioni sociali. Questa retorica porta l’individuo a non sentire alcuna responsabilità verso la comunità. La coesione sociale e la responsabilità collettiva assumono allora significati negativi e divengono minacce potenziali alla felicità individuale.
Dato che la responsabilità sulla salute mentale viene trasferita su ciascun individuo, non c’è da stupirsi che alcuni ricerchino la felicità nei luoghi più oscuri. A questo proposito è stata recentemente annunciata una novità, che ha mosso l’interesse di molti: la creazione di un sito web e di un servizio telefonico al cui servizio lavorerà un’equipe variegata di astrologi, assieme anche a sociologi e psicologi disponibili 24 ore su 24.
Tutte queste terapie commercializzate tanto su internet che nelle farmacie o nei supermercati garantiscono, a chi le propone, notevoli profitti. Non curano le malattie mentali ma ne attenuano solo i sintomi.
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