Democrazia blindata
Dopo i gravi incidenti del 1 giugno, la Macedonia ha ripetuto il voto in oltre 180 circoscrizioni, sotto pesanti misure di sicurezza. Il paese passa l’esame, ma il giudizio dell’OSCE resta critico. A livello politico, il nuovo voto segna la vittoria della DUI sul DPA
Domenica scorsa, alla chiusura delle urne, la Macedonia ha tirato un sospiro di sollievo. La ripetizione del voto, dopo elezioni più travagliate della sua breve storia democratica, è stata portata a termine senza incidenti.
A due settimane dalle consultazioni del 1° giugno, segnate da gravi irregolarità e violenti incidenti, gli elettori sono tornati a votare in più di 180 circoscrizioni, quelle dove il voto espresso allora era stato dichiarato nullo. La Commissione Elettorale Centrale, infatti, ha invalidato circa 170mila schede depositate nelle urne al primo turno (circa il 9% dell’intero elettorato) a causa dei brogli perpetrati.
La ripetizione del voto è stata tenuta sotto pesanti misure di sicurezza. Le sezioni più a rischio erano controllate da forti contingenti di polizia. A difendere il diritto al voto democratico c’erano mezzi blindati e poliziotti pesantemente armati.
Anche il contingente degli osservatori internazionali è stato rafforzato dalla presenza di diplomatici stranieri, che hanno vigilato sullo svolgimento delle operazioni di voto. Solo l’ambasciatore UE in Macedonia, Ervan Fuere, è stato presente nell’arco della giornata in almeno sei sezioni diverse.
Ci sono stati alcuni incidenti isolati, ma nel complesso il voto è stato regolare. Seppure in ritardo, la Macedonia ha passato l’esame. L’unica alternativa sarebbe stata il disastro.
Per quanto riguarda i risultati, la ripetizione ha visto in campo albanese la convincente affermazione dell’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) di Ali Ahmeti. Il partito ha conquistato 18 seggi in parlamento, contro gli appena 11 del Partito Democratico degli Albanesi (DPA) di Menduh Taci. La differenza rispetto ai risultati emersi due domeniche fa, quando ad entrambe le formazioni erano stati assegnati 13 seggi, è evidente. Il risultato conferma quanto emerso durante vari sondaggi, che davano alla DUI un largo vantaggio sui propri avversari diretti. Vengono anche confermate le dichiarazioni di molti analisti che avevano sottolineato il fatto che la maggior parte dei brogli del 1° giugno erano stati perpetrati soprattutto a danno della DUI.
La composizione finale del parlamento macedone, emersa dopo la ripetizione del voto è la seguente: 63 seggi alla coalizione guidata dal VMRO, 27 per i socialdemocratici e i propri alleati, 18 alla DUI, 11 al DPA e un seggio al Partito per un Futuro Europeo (PEI). Un’ulteriore ripetizione in alcuni seggi, prevista tra due settimane, potrebbe determinare lo spostamento dell’ultimo seggio.
Il nuovo parlamento verrà convocato nei prossimi giorni. Subito dopo, o forse anche prima, il leader del VMRO e premier in pectore, Nikola Gruevski, dovrà scegliere con quale dei partiti albanesi creare una coalizione di governo. Questa è stata una questione di centrale importanza nella ripetizione del voto ed in queste elezioni nel loro complesso.
Quale che sia la sua prossima composizione, il prossimo governo dovrà fare i conti con il fiasco di queste consultazioni politiche, largamente giudicate come le peggiori della storia democratica della Macedonia.
Le violenze che hanno accompagnato il voto del 1° giugno hanno portato anche a vittime (purtroppo una cosa già successa nella storia elettorale macedone). Quel giorno un uomo è stato ucciso ed alcune persone sono rimaste ferite in diverse sparatorie avvenute nei pressi delle sezioni elettorali.
Domenica 15 giugno la Macedonia ha dimostrato di essere in grado di avere consultazioni regolari, ma l’impressione generale è che questa dimostrazione sia arrivata troppo tardi. Ci sarà bisogno di molto tempo per guarire le ferite aperte.
"La Macedonia ha dimostrato di poter organizzare elezioni regolari. Chiaramente, il 1° giugno non c’è stata la volontà politica di farlo", ha dichiarato l’ambasciatore UE Fuere durante la sua visita alle sezioni di domenica scorsa.
L’ Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell’Osce, principale attore del monitoraggio internazionale, ha tenuto la sua conferenza stampa lunedì 16 giugno. Nelle sue conclusioni, l’ODIHR sostiene che, nonostante i miglioramenti visti durante la ripetizione del voto, le elezioni, nel complesso, non hanno rispettato gli standard internazionali di democrazia.
"Miglioramenti sensibili nel campo della sicurezza hanno permesso stavolta alla maggior parte dei cittadini di esprimere liberamente il proprio voto, ma questo non modifica il giudizio che le elezioni, seppur bene amministrate, non hanno rispettato principi fondamentali dell’Osce e del Consiglio d’Europa", recitava il rapporto dell’ODIHR, reso pubblico durante la conferenza stampa.
"La giornata di ieri ha mostrato sensibili miglioramenti rispetto al fattore sicurezza. Spero e mi aspetto che questo significhi che il paese ha deciso di affrontare le sfide che restano sulla strada della democrazia. Questo è fondamentale per soddisfare le speranze della Macedonia di raggiungere le altre democrazie mature. La speranza è che questa ripetizione segni una svolta positiva", ha detto lunedì scorso Pia Christmas-Moeller, coordinatrice speciale del team degli osservatori Osce.
Il capo degli osservatori dell’ODIHR, Robert Berry, ha invitato esplicitamente le autorità a punire i responsabili dei brogli del 1° giugno, invitandole a rimuovere da posizioni di comando gli ufficiali di polizia coinvolti nelle irregolarità e nelle violenze. Berry si è spinto fino ad indicare con nome e cognome alcune delle persone che ritiene responsabili, come il vice ministro dell’Interno Refet Elmazi ed il comandante della polizia di Tetovo, Faik Devishi.
Gli osservatori dell’ODIHR hanno insistito sull’importanza di punire i responsabili per scoraggiare ulteriori irregolarità nel futuro, ed hanno espresso la propria insoddisfazione rispetto al limitato numero di fermi effettuati relativamente agli incidenti del 1° giugno.
Per quanto forti siano le critiche raccolte, la Macedonia le ha sicuramente meritate. E, come indicato da molti analisti, il coinvolgimento in grande stile di strutture dello stato, innanzitutto la polizia, nei brogli, e la mobilizzazione delle stesse per fini partigiani e di partito, rappresentano l’aspetto più negativo di questa brutta storia. Questa, semplicemente, non è democrazia.
Adesso Gruevski deve muoversi in fretta per formare il nuovo governo e recuperare, almeno in parte, il tempo perduto. La sua forza politica è aumentata, ma le sfide all’orizzonte sono ugualmente impegnative.
Gran parte delle violenze durante le elezioni sono state provocate dalla lotta in corso tra i partiti albanesi per entrare nell’esecutivo. Nel 2006, proprio come adesso, la DUI risultò partito di maggioranza in questa comunità, ma Gruevski decise allora di restare fedele alla tradizionale alleanza del VMRO col DPA. Il futuro premier non ha nascosto di preferire questa soluzione anche per il prossimo governo. In questo caso, però, la DUI non resterà a guardare. Stavolta, il partito di Ahmeti ha vinto in modo convincente.
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