De facto, niente negoziati
Tra Georgia da una parte e Russia, Abkhazia e Ossezia del Sud dall’altra non vi sono praticamente rapporti a livello ufficiale. Grazie alla protezione di Mosca, questi territori de facto indipendenti non hanno alcuno stimolo a cercare negoziati
Nell’anniversario della guerra tra Russia e Georgia, i rapporti tra la Georgia da una parte, e la Russia, l’Abkhazia e l’Ossezia del sud dall’altra sono in una situazione di stallo. Se già prima del conflitto i negoziati tra le parti erano solo formali e nel corso di molti anni non hanno mai portato ad alcun risultato, adesso la situazione è peggiorata ulteriormente.
L’Abkhazia
Attualmente, rappresentanti abkhazi prendono parte al cosiddetto processo di Ginevra: una volta ogni due-tre mesi i rappresentanti di Georgia, Russia, Abkhazia, Ossezia del Sud, Stati Uniti e Unione Europea si incontrano a Ginevra per convincersi sempre di più del fatto che le posizioni delle parti sono del tutto incompatibili. Infatti, si considera già un grande successo il fatto che durante gli incontri le parti abbiano discusso in modo pacifico e non siano scoppiati nuovi scandali.
Ma finché le posizioni rimangono quelle attuali (la Georgia sottolinea l’importanza della propria integrità territoriale, l’Abkhazia parla della propria indipendenza) i negoziati non possono portare ad alcun risultato concreto. Quando Tbilisi pone sul tavolo la questione del ritorno dei rifugiati in Abkhazia, i rappresentanti di Sukhumi, de facto capitale della regione, si oppongono con decisione, consci che il ritorno dei georgiani cambierebbe significativamente la demografia del territorio a tutto svantaggio degli abkhazi, che diventerebbero minoranza. È evidente che nessun leader abkhazo potrebbe mai accettare volontariamente che questo accada.
Allo stato attuale delle cose, l’Abkhazia non ha alcun motivo per andare alla ricerca di compromessi, visto che è difesa in tutto e per tutto dalla Russia. La Georgia, a sua volta, non può considerare neanche dal punto di vista teorico la possibilità di riconquistare l’Abkhazia per via militare.
Nel complesso, sul fronte georgiano-abkhazo la situazione è molto tranquilla, a differenza di ciò che accade vicino al confine con l’Ossezia del sud dove hanno luogo provocazioni, sparatorie, esplosioni o simili eventi che potrebbero portare a un nuovo intensificarsi dello scontro.
L’Ossezia del sud
Per quanto riguarda l’Ossezia del Sud, la situazione è molto più problematica. Nel complesso, la questione è naturalmente simile; anche questo territorio è protetto e difeso da Mosca e quindi non ha alcuno stimolo a cercare il negoziato. Tutte le consultazioni che hanno luogo, sia a Ginevra che a livello locale, non riescono a risolvere neppure la questione più immediata, cioè garantire un minimo livello di pace nella zona del confine.
A differenza di ciò che accade con l’Abkhazia, infatti, attorno all’Ossezia del Sud avvengono costantemente incidenti, quali sparatorie ed esplosioni, che causano feriti. Quest’area si trova sempre al limite di una nuova guerra. La situazione è peggiorata anche dal fatto che gli osservatori OSCE hanno dovuto lasciare la regione dopo il veto russo e gli osservatori dell’Unione Europea non sono sufficienti a monitorare la situazione.
La situazione è resa ulteriormente difficile dalla vicinanza tra le parti del conflitto. In Abkhazia, le parti sono separate dal fiume Inguri, relativamente largo, e i centri abitati abkhazi si trovano a circa 25 km di distanza dalla Georgia. In Ossezia del Sud la situazione è completamente differente: centri abitati georgiani ed osseti si trovano talvolta a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, e anche per questo definire chi ha iniziato a sparare o di chi è la colpa di un determinato incidente è spesso quasi impossibile.
Se inizierà una nuova guerra tra Russia e Georgia, questo avverrà quindi molto probabilmente di nuovo in Ossezia del sud, e non in Abkhazia.
La Russia
Attualmente tra Russia e Georgia non vi sono contatti diretti di alcun tipo. A Mosca sembrano essere intenzionati ad aspettare un cambio di governo a Tbilisi, ma considerato lo scarso successo del movimento di opposizione negli ultimi mesi, sembra probabile che questo non avvenga prima del 2013. In ogni caso, le recenti dichiarazioni del presidente russo Medvedev suggeriscono che anche se in Georgia giungesse al potere un nuovo presidente, non potrebbero esservi significativi cambiamenti nelle relazioni tra i due Paesi. "Noi speriamo – ha dichiarato Medvedev – che presto o tardi arrivino al potere in Georgia dei politici disposti a costruire le relazioni con i proprio vicini prendendo in considerazione la situazione reale che si è determinata dopo l’agosto 2008".
In parole povere, Medvedev ha espresso la speranza che in Georgia arrivino al potere delle persone disposte a rassegnarsi alla perdita di Abkhazia e Ossezia del Sud. Sembra molto improbabile che questo avvenga nel prossimo futuro e quindi è difficile immaginarsi che a breve possa esserci una svolta sostanziale tra Georgia e Russia. I contrasti riguardanti le questioni territoriali, inoltre, rendono molto difficile un miglioramento dei rapporti anche in altri ambiti.
Anche i rappresentanti dell’opposizione georgiana hanno preso una posizione molto decisa a riguardo. Ad esempio Irakli Alasania, uno dei principali leader dell’opposizione, ha dichiarato: "L’integrità territoriale della Georgia non viene messa in dubbio da nessuno. Un miglioramento dei rapporti tra Mosca e Tbilisi può avvenire soltanto se la Russia riconoscerà l’integrità territoriale della Georgia".
Rischio di una nuova guerra
Non vi è dubbio che tra i vertici militari di Mosca vi siano persone favorevoli ad aprire un nuovo conflitto in Georgia. Ma anche per la Russia esistono delle regole che vanno rispettate, e la leadership di Mosca non darebbe inizio ad un nuovo conflitto senza avere una ragione o quantomeno un pretesto. Nell’agosto 2008 la Russia è intervenuta in seguito alle azioni dell’esercito georgiano, apparentemente conseguenti ad attacchi a centri abitati georgiani da parte osseta. Non vi è un’opinione univoca riguardo a come si siano svolti gli eventi, e se fosse possibile o meno evitare l’intervento dell’esercito georgiano. Ma è evidente che quell’intervento ha offerto a Mosca la possibilità di agire.
Ora da parte georgiana vi è la massima attenzione a non lasciarsi coinvolgere in provocazioni. Per il momento, a solo un anno di distanza, sembra quindi davvero improbabile che possa verificarsi uno scenario simile a quello dello scorso agosto.
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