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Dalla Norvegia alla Romania: vogliamo restare in montagna

Il 2022 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale dello sviluppo sostenibile delle montagne”. Per l’occasione l’associazione Euromontana ha promosso un’interessante indagine tra i giovani europei di montagna

28/02/2022, Davide Sighele -

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Tre mesi nell’estate del 2021 a contattare centinaia di giovani europei tra i 18 e i 29 anni con legami con il mondo della montagna. I risultati di questo sforzo di Euromontana, associazione europea delle aree di montagna, sono ora a disposizione in un rapporto pubblicato nel gennaio 2022.

Una fascia d’età scelta dai ricercatori per sondare le opinioni, difficoltà e desideri di chi sta facendo le proprie prime scelte da adulto, che determineranno il futuro.

Il rapporto ha raccolto l’opinione di giovani provenienti da venti paesi europei (tra cui anche molti di nostro interesse quali ad esempio Slovenia, Grecia e Croazia) e ha poi fornito sei approfondimenti-paese su quelli da cui si sono raccolti più contributi: Francia, Italia, Norvegia, Polonia, Romania e Spagna.

“Sono stati 1134 i giovani europei, tutti gente di montagna, a contribuire alla nostra inchiesta”, sottolinea Juanan Gutiérrez, presidente di Euromontana, “e il dato più rilevante che emerge è che i giovani desiderano restare in montagna. E questo non è cambiato negli ultimi dieci anni, da quando avevamo realizzato un precedente rapporto sulla questione”. Uno spunto di ottimismo in un panorama però di generale indebolimento delle comunità montane che prosegue da decenni. 

Restare o andarsene. E perché?

Tra le prime domande poste proprio quella sul desiderio o meno di continuare a vivere in montagna. Il 77% degli intervistati vive già in montagna o in modo permanente o occasionalmente. “Il 66% di questi ha dichiarato di voler rimanere in montagna”, spiegano gli estensori del rapporto “e un dato molto positivo è che non vi è alcun paese i cui giovani dicono in maggioranza di voler andarsene”. Certo, vi sono differenze: “La Polonia è il paese con la percentuale più alta di giovani che dicono di voler andarsene dalle montagne, 29%, una percentuale simile alla media europea. In Romania invece solo l’1% degli intervistati ha dichiarato di voler andare a vivere altrove”.

Un 5% ha invece dichiarato in modo deciso di volersene andare. Ma perché? Il 53% di loro sta studiando o lavora in un campo altamente specializzato come legge, psicologia, medicina ingegneria e nessuno vede il proprio futuro in un “ambito lavorativo tradizionale di montagna”. È quindi probabile che sia la mancanza di adeguate opportunità di studio e lavoro che li spinge ad abbandonare le montagne.

Interessante notare come le forti divergenze tra un paese e l’altro su quest’aspetto portano a confermare questa ipotesi. I giovani meno inclini a lasciare le montagne sono infatti quelli spagnoli e romeni, tra cui solo rispettivamente il 2% e l’1% ha dichiarato di volersene andare. Sono gli stessi paesi dove i giovani sono più interessati a lavorare in settori tradizionali della montagna o ad avviarvi una propria attività economica.

Il Covid-19

Una parte rilevante degli intervistati si è inoltre dichiarata interessata al lavoro a distanza. “È evidente come la crisi legata al Covid-19, unita al miglioramento degli strumenti digitali, fornisce nuove opportunità di lavoro in montagna”, spiegano i ricercatori di Euromontana, “spetta quindi ai territori sviluppare le infrastrutture necessarie – accesso a Internet, spazi di co-working, ma anche trasporti aree rurali-città – per permettere a questi giovani di stabilirsi nelle zone di montagna più remote, pur mantenendo l’accesso alle città principali”.

Rimane comunque a loro avviso un rischio molto concreto. “Saranno solo i prossimi anni a dire se i territori di montagna avranno attirato più giovani come risultato del Covid-19. Finora, è difficile identificare i territori che potrebbero beneficiare di questo ritorno alle aree rurali”. E aggiungono che questo nuovo fenomeno demografico potrebbe limitarsi esclusivamente ai territori attorno alle città a discapito delle aree più remote.

I servizi

Altra domanda cruciale, quali servizi mancano in montagna? Anche in questo caso le risposte non sono scontate. Per alcuni servizi, il tasso di soddisfazione dei giovani intervistati è molto incoraggiante. Su tutti, l’accesso a Internet, di cui il 75% dei giovani si è detto soddisfatto o molto soddisfatto.

“Dinamica simile per l’accesso alle strutture sanitarie che non sembra essere un problema per una grande maggioranza degli intervistati, il 73% è soddisfatto o molto soddisfatto”, spiegano i ricercatori, sottolineando che il dato non è una sorpresa perché generalmente i giovani non sono il segmento della popolazione che ha regolarmente bisogno di rilevanti e diversificati servizi sanitari. 

Le analisi a livello di paese rilevano però differenze significative. In Romania, per esempio, il tasso di giovani soddisfatti o molto soddisfatti dell’assistenza sanitaria disponibile scende al 50%.

Un workshop promosso a Rosia Montana, Romania - © NomadWarrior/Shutterstock

A workshop promoted in Rosia Montana, Romania- © NomadWarrior/Shutterstock

Per altri servizi, invece, la soddisfazione è minore. Quando si tratta di trasporto pubblico, per esempio, il 52% dei giovani intervistati ritiene che l’offerta sia insoddisfacente o inesistente. 

“Occorre ribadire che comunque è la mancanza di opportunità di lavoro e di istruzione a rimanere il principale fattore dietro alla mancanza di attrattiva delle montagne tra i giovani. E questo non è cambiato negli ultimi 10 anni”, sottolineano gli estensori del rapporto.

Questi ultimi inoltre notano che molti giovani desiderano lasciare temporaneamente le montagne, per esempio per studiare altrove, per poi ritornare in montagna in seguito. I territori di montagna dovrebbero quindi sviluppare strategie di attrattività territoriale che tengano conto del loro ciclo di vita. In particolare, questo significa sostenere la creazione di posti di lavoro qualificati ma anche l’installazione di infrastrutture utili ai giovani lavoratori, come l’accesso all’alloggio e strutture per l’infanzia.

Le montagne nel 2040

Nei questionari del rapporto “Essere giovani in un’area di montagna” si è anche chiesto di descrivere le proprie montagne ideali nel 2040. Sono emerse visioni molto diverse tra loro, tra paese e paese e tra aree stesse all’interno del singolo paese.

Cionondimeno la questione del turismo rimane centrale in molti sguardi sul futuro. Anche se le preoccupazioni variano da un paese all’altro, il desiderio dei giovani in montagna è unanimemente incentrato su un turismo più sostenibile. Nel caso della Francia e dell’Italia, dove la maggioranza dei giovani giovani intervistati vive nelle Alpi, la montagna ideale non è più orientata principalmente al turismo. In Italia i giovani esprimono il timore che un’economia troppo dipendente dal turismo non offra sufficienti opportunità professionali per i giovani in altri settori economici. In Romania i giovani immaginano invece una montagna nel 2040 dove il settore turistico sia più sviluppato e capace di valorizzare il patrimonio naturale e culturale, compreso l’artigianato e i prodotti agricoli. E prevedono un modello basato su piccole aziende locali.

“Una visione incentrata sul rispetto della natura non significa che i giovani delle montagne europee siano contrari a qualsiasi sviluppo economico” chiariscono gli autori della ricerca “al contrario, immaginano delle montagne vivaci e dinamiche, dove siano diversi i settori economici a sostenere la popolazione. La loro montagna ideale offre anche più servizi e infrastrutture. Non si aspettano necessariamente che i servizi di base si trovino esattamente nel loro villaggio, ma che siano accessibili a una distanza ragionevole”. In questo senso i giovani di montagna riflettono quindi nei termini di uno spazio funzionale, che si tratti di un’intera valle o di un’area nel raggio di una piccola città. E per questo la mobilità rimane essenziale ed è uno dei pilastri principali delle richieste dei giovani in questo sondaggio e delle loro visioni sul futuro.

“Attraverso questo rapporto Euromontana intende portare la voce della gioventù di montagna in occasione del 2022, ‘Anno europeo della gioventù’ e ‘Anno internazionale per lo sviluppo sostenibile delle montagne’ delle Nazioni unite”, spiega il presidente dell’associazione Gutiérrez, “invitiamo i responsabili politici a raccogliere questi messaggi e ad agire in risposta alle richieste dei giovani, per fare in modo che le loro preoccupazioni non siano lasciate indietro”.

Montana174

Euromontana ha recentemente lanciato l’iniziativa Montana174 , una campagna di comunicazione sulle politiche di coesione Ue nelle aree di montagna, per fornire gli strumenti per l’utilizzo di questi fondi

 

Romania

Sulla Romania sono stati raccolti 88 questionari. La specificità dei profili dei giovani intervistati dalla Romania è la loro voglia di rimanere in montagna. Quando interrogati su cosa vorrebbero vedere di più nella loro regione, la richiesta più comune è più meccanismi di supporto per l’imprenditoria giovanile: il 44,7% delle risposte. Se si analizzano le ragioni principali per cui i giovani in Romania vogliono vivere in montagna, vi sono le stesse osservate su scala europea: una vita vicina alla natura e la qualità della vita. Tuttavia, in Romania, l’attaccamento al territorio e la presenza della famiglia sembrano giocare un ruolo più importante che altrove. Per quanto riguarda l’accessibilità ai servizi il malcontento dei giovani romeni si differenzia da quello degli altri paesi. Mentre la soddisfazione sull’accesso a Internet è ancora più alta che a livello europeo gli altri servizi sono soggetti ad insoddisfazione. Il 73% di loro dichiara ad esempio che l’accesso alla formazione, per esempio permanente o professionale, è insoddisfacente o inesistente. Euromontana del resto ha già in passato sottolineato le importanti disuguaglianze in termini di accesso all’assistenza sanitaria tra i diversi paesi Ue e tra le zone di montagna e le altre regioni: nei monti Apuseni, per esempio, c’è una sola farmacia per più di 5.000 persone, sparse in tutta la regione, un numero quattro volte inferiore a quello del resto del paese.

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