Dalla miseria all’Oscar, andata e ritorno
La Bosnia nel 2002: una caustica retrospettiva sull’anno appena trascorso.
E’ arrivata l’ora di fare i conti con il 2002, e con noi stessi. Come ha vissuto quest’anno che volge al termine la Bosnia Erzegovina e quali sono gli eventi da (non) dimenticare?
Nei primi mesi del 2002 arriva una bella notizia: la BiH entra nel Consiglio d’Europa. Per i Bosniaci è una cosa molto importante, ma pochi capiscono cosa voglia dire, e che privilegi porti appartenere a quella grande famiglia. Dopo poco, capiscono che per loro non è cambiato niente, cioè che anche adesso non potranno entrare nei paesi dell’area Schengen senza visto, e che la porta della Unione Europa è ancora ben chiusa. E’ vero che anche Romano Prodi è venuto a Sarajevo in aprile, ma pure lui non ha fatto grandi promesse. Forse, nel 2007 anche la BiH entrerà nella casa europea con il resto dei Balcani. Forse.
Per i primi cinque mesi del 2002 l’Alto Rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina è ancora l’austriaco Wolfgang Petritsch. Lo sostituisce poi l’inglese lord Paddy Ashdown, che diventa così il nuovo Deus ex machina per tutti i bosniaci. Adesso, al posto di Petritsch è lui, Ashdown, a farsi fotografare tutti i giorni sui giornali, anche quando mangia i cevapcici (specialità della cucina bosniaca) nel centro di Sarajevo. E’ lui che imporrà le nuove leggi, perché il Parlamento da solo non ne è capace. Ricordiamo, solo per fare un paragone, che Petritsch nei suoi tre anni di mandato ha imposto più di 240 leggi, decisioni e così via. Questa si chiama democrazia…
Per quanto riguarda il resto della comunità internazionale in Bosnia, dobbiamo dire che proprio con l’ultimo giorno del 2002 finisce anche il mandato dell’IPTF, la polizia delle Nazioni Unite, e al loro posto verranno i poliziotti dell’Unione Europea. Il responsabile dell’IPTF e della missione delle Nazioni Unite in Bosnia Erzegovina, Jacques Paul Klein, va ricordato anche per le famose dichiarazioni su quanti casi l’IPTF avrebbe dovuto risolvere: "Le indagini sono in corso". E così per anni, senza risolvere nulla…
La SFOR invece, forza multinazionale sotto l’egida della Nato, rimane ancora. L’anno scorso sono riusciti ad arrestare solamente alcuni musulmani sospettati (diciamo solo sospettati) di congiura contro l’ordine americano, e a rinchiuderli nelle basi della SFOR. Nello stesso tempo i criminali di guerra, quelli sotto accusa da parte del Tribunale dell’Aja, rimangono in libertà. Stiamo parlando di Radovan Karadzic, Ratko Mladic… La loro ex collega Biljana Plavsic, lì all’Aja si è dichiarata colpevole. Aspettiamo il verdetto.
Con l’aiuto del governo della BiH guidato da Zlatko Lagumdzija, sei cittadini bosniaci di origine araba sono stati trasferiti a Guantanamo sospettati di essere membri di Al Qaeda. Intanto, dopo l’undici settembre, anche la Bosnia ed Erzegovina è sempre più spesso il soggetto di storie legate a organizzazioni islamiche e alla collaborazione con Bin Laden…
Il Parlamento continua a lavorare bene. Ogni delegato riceve al mese (con diverse diarie) una somma sette volte superiore ad uno stipendio medio (quando pure lo stipendio arriva in tempo). La gente va a votare piena di speranze e come risultato abbiamo una nuova rivoluzione d’ottobre, e vincono i partiti nazionalisti. La comunità internazionale rimane molto delusa, ma capisce che deve collaborare con quelli eletti dal popolo.
Il governo che guiderà il paese nei prossimi quattro anni (in fase di costituzione da tre mesi) dovrà affrontare tanti problemi e combattere molti scioperi. La stagione degli scioperi era cominciata l’anno scorso ma è stata rimandata a dopo le elezioni. Quindi, sta per ricominciare. In questo campo abbiamo dei casi da Guinnes dei primati, ditte dove la gente non ha ricevuto lo stipendio da 70 (settanta) mesi. Disoccupati, pensioni in ritardo, bancarotta in vista – è questo il presente della Bosnia Erzegovina. Il futuro, quindi, non può sembrare molto bello. Le importazioni sono un multiplo delle esportazioni. Solo il 12% della popolazione guadagna più di 500 euro al mese. Sembrano scene che ricordano la grande crisi degli anni trenta. Ma tutto questo non è un film.
Per fortuna, almeno un film ci ha portato delle gioie. Il primo Oscar della ex Jugoslavia (tanto invidiato dai Croati e dai Serbi) va nelle mani di Danis Tanovic, il regista di "No man’s land". Alla fine dell’anno, arriva un altro premio, il Felix, dalla Accademia del film europeo. Questa volta si tratta di un cortometraggio, "Dieci minuti", del giovane regista Ahmed Imamovic.
Almeno per questi successi cinematografici si è parlato della Bosnia nel resto del mondo. Quindi, anche in Italia. Non dimenticate poi l’estate scorsa la visita del presidente Ciampi, che ha dato due martellate sulla pietra per il Ponte Vecchio di Mostar, e San Remo, dove Enrico Ruggeri cercava di ricordarvi Sarajevo.
La Bosnia continua a vivere cercando di dimenticare. Sempre grigia, povera ma fiera. Lo dicevano pure gli striscioni dopo la premiazione del regista Tanovic: "Fottuto il Paese che l’Oscar non ce l’ha…"
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