Tipologia: Notizia

Tag: Minoranze

Area: Turchia

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Dài, Mar Nero

Il Festival di Istanbul delle musiche del Mar Nero è stato dedicato a Kazim Koyuncu, cantore del popolo Laz la cui recente scomparsa ha destato emozione in tutta la Turchia. Koyuncu ha celebrato la fratellanza tra i popoli e la ricchezza delle diversità culturali, battendosi per l’ambiente della regione del Mar Nero

31/08/2005, Fabio Salomoni - Ankara

Dai-Mar-Nero

Il festival "Hey Gidi Karadeniz" dedicato alle musiche del Mar Nero che si è tenuto ad Istanbul lo scorso 21 agosto ha assunto quest’anno un significato tutto particolare. Il ricordo della recente scomparsa di Kazim Koyuncu, il cui malinconico sorriso campeggiava alle spalle degli artisti intervenuti, ha gravato come un’ombra su tutta la manifestazione ed ha fatto si che il festival si trasformasse in un commosso omaggio al giovane artista di Hopa.

Kazim Koyuncu era musicista e cantante ma soprattutto era diventato l’ambasciatore della cultura e delle tradizioni dei Laz, un gruppo etnico, numericamente esiguo, circa 300.000 (1) persone, stanziato sulla costa orientale del Mar Nero, fra Trebisonda e la frontiera georgiana. Di origine caucasica, una piccola rappresentanza Laz si trova in Georgia, e di religione islamica, i Laz parlano una lingua che appartiene allo stesso gruppo del mingrelio e del georgiano.

Kazim Koyuncu, un Laz egli stesso nato appunto nella cittadina di Hopa alla frontiera con la Georgia, prima con il gruppo Zugasi Berepe e poi come solista si era dedicato al recupero di motivi e sonorità della musica tradizionale, anche con l’ausilio di strumenti tipici come il tulum, una zampogna, e il kemence, una sorta di violino, riadattandoli in chiave moderna e dando vita a quello che è stato definito Laz-rock. Nei testi delle sue canzoni poi, accanto al turco, utilizzava anche la lingua Laz, il lazuri, e quella georgiana.

Nemmeno la diagnosi qualche mese fa di un cancro ai polmoni, insolita per un ragazzo di 33 anni, gli aveva fatto perdere il suo entusiasmo. Nonostante il parere contrario dei medici aveva partecipato ad un paio di concerti e avrebbe dovuto esibirsi anche il 27 giugno, data inizialmente prevista per il festival. Era stato proprio lui del resto a volere fortemente uno spazio dedicato alle musiche ed agli artisti del Mar Nero. Ed il suo progetto si era infine concretizzato nel 2003 con la prima edizione del festival che porta il nome di una delle sue canzoni più popolari "Hey Gidi Karadeniz" (Dài, Mar Nero!). La malattia lo ha però ucciso proprio alla vigilia dell’appuntamento che è così stato rimandato al 21 agosto.

La sua morte ha provocato un’ondata di grande emozione e commossa partecipazione in tutto il Paese. Alla cerimonia funebre che si è tenuta ad Istanbul, prima che la bara fosse inviata nel suo paese natale, hanno partecipato più di 15.000 persone. Sono stati poi numerosissimi gli articoli apparsi sulla stampa turca, così come continuano ad arrivare numerosi al suo sito internet i messaggi di cordoglio e di affetto dei suoi fans. Le vendite dei suoi dischi hanno subito una brusca impennata mentre non è difficile vedere nelle località del Mar Nero fotografie e striscioni che lo ricordano oppure iniziative musicali a lui dedicate.

Sarebbe riduttivo però attribuire la popolarità di Kazim Koyuncu e l’emozione per la sua scomparsa solamente al suo impegno in favore della cultura Laz.

Lui che si definiva un umanista ed un "rivoluzionario" è stato anche un artista sensibile alle problematiche politiche e sociali, contribuendo in questo a rivitalizzare una tradizione molto radicata nella storia turca, quella dello stretto intreccio tra musica ed impegno politico, che negli ultimi anni si era appannata.

Una sensibilità politica in senso ampio testimoniata dai testi delle sue canzoni, nelle quali ha celebrato la fratellanza e la ricchezza della diversità culturale, e dal suo personale impegno, soprattutto sul fronte ambientalista.

Per ironia della sorte Kazim Koyuncu era stato infatti fra i promotori di quella serie di iniziative che da tempo chiedono alle autorità di indagare sugli effetti che l’incidente di Chernobyl ha avuto nella regione del Mar Nero. All’epoca dell’incidente, nonostante da più parti si fosse lanciato l’allarme sul fatto che la regione si era trovata particolarmente esposta alla contaminazione radioattiva, le autorità avevano mantenuto un atteggiamento quantomeno discutibile. Un ministro dell’epoca era addirittura apparso in televisione bevendo ostentatamente un bicchiere di tè, un prodotto tipico della regione, per dimostrare che la popolazione non correva nessun rischio e che si potevano consumare in tutta tranquillità frutta e verdura coltivate nella regione.

Le campagne promosse da Koyuncu chiedevano e chiedono un serio monitoraggio delle condizioni di salute della popolazione locale, denunciando un pericoloso aumento dei casi di tumore. Nel recente incontro di Champions League anche i tifosi del Trabzonspor, la squadra di Koyuncu, hanno esposto un gigantesco striscione con il quale chiedevano al Primo Ministro Erdogan (anch’egli originario della regione) di impegnarsi personalmente nella vicenda.

L’impegno di Kazim Koyuncu in difesa delle straordinarie bellezze naturalistiche della sua regione, minacciata anche da centrali elettriche inquinanti e fusti di rifiuti tossici abbandonati sulle coste, aveva scelto negli ultimi tempi come bersaglio privilegiato l’autostrada litoranea diretta alla frontiera georgiana, il cui tracciato rischia di compromettere irrimediabilmente la costa ed il rapporto con il mare dei villaggi e delle cittadine costiere. Anche in questo caso la sorte non si è mostrata benevola nei suoi confronti impedendogli di assistere ad un primo parzialissimo successo, quando nei giorni scorsi un tribunale locale ha imposto l’interruzione dei lavori di un tratto di autostrada.

Al cuore dell’impegno e della passione di Kazim Koyuncu quindi c’era la regione del Mar Nero orientale nel suo complesso: le sue risorse naturali, il mare e la costa ma anche lo splendore dei paesaggi alpini dell’entroterra; la sua ricchezza storica-culturale, retaggio di un passato glorioso e di un presente fatto di culture diverse che convivono alle porte del Caucaso.

E di questa regione, la sua regione, Kazim Koyuncu ha finito per rappresentare il simbolo, soprattutto tra i giovani, della volontà di riscatto da una condizione di marginalità sottolineata da altissimi tassi di disoccupazione e da indicatori socio-economici che la collocano, insieme al Sud-Est, tra le zone arretrate del paese. Lo ha fatto senza però mai perdere la grazia e la levità del suo spirito umanista ed universale "…anche noi siamo morti ma abbiamo avuto la fortuna di cantare sotto questo cielo. Grazie al mondo".

(1) Difficile censire invece le foltissime comunità Laz emigrate nel corso degli ultimi decenni in particolare ad Istanbul. Per approfondire la conoscenza del popolo Laz può essere d’aiuto lo splendido "Mar Nero" di Neil Ascherson, Einaudi,1999

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