Cronache danubiane: la moltitudine del Delta
Gli attivisti di FuoriVia sono ripartiti e come avvenuto in passato li seguiremo anche sulle pagine di OBC Transeuropa. Dopo aver percorso a piedi parte della Via Egnatia il loro nuovo progetto, sviluppato su più anni, riguarda il Danubio: a partire dal suo Delta
Il visitatore che si trovasse a decidere come percorrere a piedi il Delta Dunarii, opterà probabilmente per un’escursione via acqua, tra canne, zanzare, felci, ninfee e liane rampicanti degne del Sudest asiatico, piuttosto che avventurarsi tra sentieri parcellizzati da una rete fittissima di canali secondari, col rischio di trovarsi la strada sbarrata dall’acqua ed essere costretto a tornare indietro per chilometri. Poi, però, lo stesso visitatore rimane perplesso nello scoprire che pure esiste una fitta rete di sentieri, anche carrabili, di cui solo i locali sembrano conoscere i segreti più reconditi, compresi i vari punti di ormeggio per le chiatte che traghettano automobili e passeggeri da una sponda all’altra delle acque. Ci si chiede come facciano le automobili ad arrivare a Sulina, estremo sbocco del Danubio sul Mar Nero. Ce lo chiediamo anche noi, mentre percorriamo la polverosa via Europolis, che collega la spiaggia al centro urbano di Sulina.
Ci si rende subito conto che tutto qui deve essere inteso come un insieme di reti e relazioni. Smettete pure di guardare alle cose con contorni definiti: ogni cosa, qui, fluisce dolcemente in un universo caleidoscopico. C’è sempre un nuovo filo da seguire: ogni dettaglio si rifrange in mille direzioni, tra la pluralità di genti, sentieri, canali, specie animali e specie vegetali che abitano il Delta, oggi patrimonio dell’Unesco.
Esiste un altro canale, oltre al Bosforo, per i commerci via acqua tra Mar Nero ed Europa: il Braccio di Sulina, unico realmente navigabile tra i canali del Delta, dove il Danubio abbraccia il mare d’oriente. E dunque incrocio fondamentale per i traffici mercantili levantini ed europei.
È sempre affascinante cercare, nei luoghi, le tracce del passaggio del tempo. Così facciamo noi, mentre in attesa del battello per Sulina, seduti sul cemento umido di Port Aval, a Tulcea, ci immergiamo nella lettura ad alta voce che ci accompagnerà quest’anno: Sirena Nera (Europolis), di Jean Bart, edizioni Baldini e Castoldi, 1942, ormai quasi introvabile.
Il romanzo è incentrato sulle faccende mercantili del Danubio ai tempi in cui Sulina, nei primi decenni del XX Secolo, aveva ormai perduto il suo primato strategico e galleggiava assonnata nella solitudine del Delta.
E così, guardiamo Sulina come si guarda un dagherrotipo sbiadito nel ricordo di un passato glorioso.
Ma andiamo per ordine. Adagiata sul Mar Nero, all’estremità sud di Golful Musura, la cittadina può essere raggiunta solo in barca da Tulcea, e questo la rende ancor più remota, ancora più velata.
Durante l’Ottocento, però, fu porto franco marittimo e fluviale di grandissima rilevanza strategica, tanto da diventare sede, a seguito della guerra di Crimea nel 1856, della Commissione Europea per il Danubio, e dar vita a un centro cosmopolita in terra romena, che godeva di extraterritorialità. Questo per garantire la libertà di navigazione e di commerci sulla grande arteria fluviale. Insomma, una vera e propria Europolis, come venne chiamata e, si sa, all’incrocio delle rotte mondiali del commercio si incontrano e si scontrano da sempre popoli diversi.
Si può dire un’Europa in miniatura, antesignana dei principi che portarono anni dopo alla fondazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio.
La storia si ripete. L’antica rivalità, in queste regioni, tra Russia e Gran Bretagna per questioni di presidio commerciale sembra tradursi adesso nell’obiettivo di difendere le sponde europee del Mar Nero dalle conseguenze economiche del conflitto in Ucraina. E qui, a Sulina, tornano a condensarsi ragioni vecchie e nuove di pluralità, territorialità e difesa.
Mentre ci mischiamo con i villeggianti locali sulla spiaggia di quella che un tempo fu chiamata Europolis, vediamo queste ragioni riflesse sulle acque del Mar Nero, nella sfilata di navi mercantili all’orizzonte, in attesa di entrare nel canale di Sulina verso le rinnovate rotte dei commerci internazionali. Ci dicono che tra le prime conseguenze del conflitto in Ucraina, si sia registrato un incremento del 20% dei tempi di viaggio delle merci, e si prevede che la situazione possa perdurare almeno nel medio periodo.
Forse l’attuale contingenza sta facendo in modo che il tempo della solitudine del Delta, di cui leggiamo nel romanzo, stia finendo, e che Sulina torni ad attirare a sé dinamismo e internazionalità. Geografia docet.
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