Croazia: speranze e timori dell’Unione
Nel 2009 il via libera. Nel 2010 l’ingresso. Per la prima volta l’Ue fissa date certe per l’ingresso della Croazia. Ma la novità è accolta a Zagabria con scarso entusiasmo. Paradossalmente sembra che l’Unione desideri la Croazia più di quanto la Croazia desideri l’Ue
Nonostante il Parlamento europeo alla fine di aprile abbia adottato una risoluzione sulla Croazia nella quale per la prima volta si nomina concretamente il 2009 – anno in cui Zagabria potrebbe ottenere il semaforo verde per l’ingresso nell’Unione Europea – in Croazia la notizia non ha suscitato alcuna euforia. I cittadini tradizionalmente euroscettici, il cui appoggio all’ingresso nell’UE, con piccole oscillazioni, già da anni si aggira attorno al 40%, l’hanno accolta con una certa indifferenza.
Similmente si sono comportati anche i media: non si è trattato di un evento di prim’ordine che avrebbe potuto occupare i titoli dei giornali e le aperture delle notizie dei media elettronici. Quella ferma mortificazione – come atteggiamento dominante – che i cittadini hanno provato in occasione dell’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’UE, ritenendo che toccasse prima alla Croazia, non è cambiata nemmeno dopo il primo concreto annuncio della data in cui anche la Croazia si unirà alla grande famiglia europea.
Per questo la Croazia si trova in una situazione pressoché assurda: sembra che l’Unione europea desideri di più la Croazia di quanto la Croazia desideri l’Unione. Sono poco più del 40% i cittadini croati che appoggiano l’ingresso nell’Unione, mentre, secondo un sondaggio Eurobarometar realizzato lo scorso anno, il 56% dei cittadini degli allora 25 paesi membri Ue sono favorevoli al cammino della Croazia verso l’Unione.
Tuttavia la notizia secondo la quale il parlamento europeo nel 2009, quindi ancora con l’attuale composizione parlamentare, potrebbe dare il via libera a Zagabria per l’ingresso nell’UE è senza dubbio importante. Dal febbraio 2003, quando l’allora premier croato, Ivica Racan,venuto a mancare di recente, ad Atene consegnò la richiesta della Croazia per l’adesione nell’Unione europea, non c’erano concreti riferimenti a date in cui ciò sarebbe potuto accadere. Si è ipotizzato a diversi anni, dagli ottimistici 2007 o 2008, fino alle previsioni assolutamente pessimistiche secondo le quali ciò non sarebbe accaduto nemmeno prima del 2020.
Gli analisti ritengono che sia molto importante che la Croazia con questa composizione del Parlamento europeo abbia ricevuto "l’invito". Se non fosse andata così, l’intero processo avrebbe potuto essere significativamente prolungato. Sicché è certo che la Croazia, stando alle dichiarazioni, potrebbe entrare nell’UE nel 2010 o al più tardi nel 2011. La risoluzione sulla Croazia è stata accolta con la maggioranza dei voti dei parlamentari europei, e gli analisti in questo vedono la conferma di come la Croazia ha sfruttato l’ultimo momento possibile per l’ingresso individuale nell’Unione europea.
Sembra quindi ormai chiaro che nel 2010 o 2011 la Croazia porterà a termine il suo percorso verso l’Unione, iniziato ad Atene nel 2003. Questo è stato detto d’altra parte in un’intervista per il quotidiano viennese "Der Standard" da Hannes Swoboda, relatore speciale del Parlamento europeo per la Croazia, persona che evidentemente conosce bene la questione.
"Nel 2009 si voterà la nuova composizione del Parlamento europeo ma il vecchio parlamento potrebbe votare ancora sulle adesioni. Tuttavia, serviranno mesi per far sì che un così articolato accordo venga formulato per intero. Pertanto l’ingresso effettivo non sarà possibile prima del 2010 o 2011" ha diciharato Swoboda.
"Per la Croazia è importante che nel 2009 sia in grado di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo, a prescindere dal fatto che non potranno essere parlamentari in senso stretto, ma inizieranno a lavorare come membri delle rispettive frazioni parlamentari e in misura significativa influiranno sulla vita politica dell’Unione", afferma l’analista Davor Gjenero. Il quale aggiunge come cosa molto importante che Zagabria entro il 2008 porti a termine tutto il lavoro che deve fare: terminare i negoziati di adesione ed entro la fine del mandato di questo Parlamento europeo apponga la firma all’accordo di adesione.
Per fare in modo che ciò accada veramente servirà un anno o forse due prima che gli attuali 27 membri dell’Unione ratifichino l’accordo, ma le previsioni di Hannes Swoboda sulla Croazia come 28simo membro dell’UE nel 2010 o 2011 sono del tutto reali.
Riuscirà la Croazia entro il 2008 a terminare tutti i capitoli dei negoziati? Il presidente croato Stjepan Mesic è come sempre ottimista: "Il nostro piano è di fare tutto entro il 2009, di modo che la nostra legislazione sia in accordo con quella europea. In questo modo abbiamo anche programmato di concludere i negoziati. I nostri team negoziali sono competenti, la legislazione l’adotteremo e l’applicheremo fino in fondo".
La Croazia però è nell’anno delle elezioni: le elezioni politiche si terranno molto probabilmente in novembre, sicché tutta l’energia sarà canalizzata per la futura campagna elettorale, che inizierà subito dopo il periodo delle ferie estive. L’Unione europea sarà sicuramente uno dei temi della competizione fra i partiti, così come lo è stata per le campagne elettorali precedenti. I partiti che occupano l’ala destra dello spettro politico probabilmente avanzeranno le vecchie lamentele sulla perdita dell’identità nazionale croata e sulla perdita di sovranità, che – come loro stessi affermano – affonderà nella grande Unione in cui i piccoli paesi come la Croazia non avranno pari diritti.
Secondo gli analisti, questo potrebbe far aumentare il già diffuso euroscetticismo e la grande frustrazione dei cittadini i quali per la maggior parte continuano a vivere in una situazione difficile. Il debito estero del paese, che si è avvicinato alla spaventosa cifra di 30 miliardi di euro (secondo gli ultimi dati della Banca centrale pubblicati alla fine di gennaio 2007 il debito estero del paese era di 29,4 miliardi di euro!), e poi l’enorme esercito dei disoccupati, oltre 300.000 (in Croazia il tasso di disoccupazione è del 17,3 percento in confronto al 7,2 percento dell’eurozona) indicano che la Croazia è ancora realmente distante dall’Europa. Presso i cittadini questo suscita il timore che una Croazia economicamente debole, super indebitata e impreparata per la competizione del mercato, potrebbe trovarsi nell’Unione in una situazione peggiore di quella attuale.
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