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Croazia, mal di Libia

La guerra in Libia infligge un duro colpo alla già traballante economia croata. In forse i contratti con numerose aziende croate da tempo presenti in Libia. Il rapporto idilliaco tra i due Paesi lascia il posto ad un futuro incerto

13/04/2011, Drago Hedl - Osijek

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Le circostanze turbolente nel nord Africa, e in particolare la guerra in Libia cui durata ed esito sono difficili da prevedere, hanno inflitto un duro colpo alla traballante economia croata, già gravata da una lunga recessione, e hanno messo in discussione gli affari che le aziende croate avevano in quella zona. 

Dieci anni fa si guardava alle relazioni tra Zagabria e Tripoli in modo ottimistico, per non dire idilliaco. Quando il figlio del colonnello Muammar Gheddafi, Saif Al-Islam, nel 2002, era approdato privatamente sul versante croato dell’Adriatico e aveva invitato l’allora presidente della repubblica Stjepan Mesić a visitare Tripoli, Zagabria sperava di realizzare grandi affari. Si pensava infatti che nei cantieri della Libia avrebbero potuto trovare lavoro fino a 20 mila lavoratori croati, ma anche che le grandi aziende croate come la compagnia petrolifera INA, l’industria farmaceutica Pliva, o l’industria alimentare Podravka, avrebbero potuto trovare il loro posto sul mercato libico. 

I rapporti tra Croazia e Libia 

In seguito Mesić visitò la Libia due volte, strinse amicizia con il leader libico Gheddafi e gli affari partirono. A dire il vero non così grandi e redditizi come si pensava inizialmente, ma l’enorme mercato libico aveva iniziato a schiudersi verso la Croazia.

La Croazia, come una delle ex repubbliche dell’allora Jugoslavia – Stato che con il regime di Gheddafi ha sempre avuto strette e amichevoli relazioni, prima di tutto mediante il movimento dei non allineati e poi con le numerose visite dell’allora presidente jugoslavo Tito al leader della rivoluzione libica Gheddafi – in Libia si sentiva come a casa. Molte aziende croate, ancora quando questa faceva parte della Jugoslavia, lavoravano in Libia. Non stupisce quindi che numerosi contatti d’affari fossero rimasti attivi. Risultava facile riattivare la collaborazione di un tempo.

L’amministrazione americana però non vedeva favorevolmente il miglioramento delle relazioni tra Croazia e Libia, in particolare quelle così amichevoli tra Mesić e Gheddafi, tanto da esercitare su Zagabria una forte pressione. Zagabria si trovò così tra il martello e l’incudine: erano gli anni precedenti all’ingresso del Paese nella Nato, e agire in modo troppo autonomo in politica estera, in particolare con quei Paesi che l’amministrazione americana teneva sulla lista di quelli che appoggiavano il terrorismo, non era certo desiderabile. Da un lato alla Croazia interessava entrare nella Nato, ma dall’altra parte le possibilità che offriva il mercato libico erano molto attraenti. L’uno e l’altro obiettivo però non erano contemporaneamente perseguibili. Quando poi Gheddafi fece visita in Italia e Francia, incontrando Berlusconi e Sarkozy, le pressioni americane sulla Croazia si attenuarono.

Le aziende croate in Libia

L’azienda croata Adria-mar ha lavorato, negli ultimi anni, alla costruzione di navi da guerra della flotta libica, attività svolta sin dal periodo della Jugoslavia, ma di recente erano arrivate nuove commesse del valore di 70 milioni di euro. La grande impresa edile Vijadukt di Zagabria aveva ottenuto un appalto per la costruzione di 300 chilometri di autostrada per un valore di 130 milioni di euro. Ora è tutto sospeso, come del resto il lavoro dell’azienda Crosco, impiegata nella ricerca di pozzi petroliferi e di giacimenti di gas e di imprese edili quali la Geofizika o Montmontaža.

Nonostante lo scambio commerciale tra la Croazia e la Libia, espresso in numeri, non fosse particolarmente ampio (lo scorso anno si aggirava sui 60 milioni di euro), la Libia è stato uno dei pochi Paesi in cui la Croazia ha esportato più che importato. Ecco perché le prospettive sugli accordi commerciali e l’ampliamento delle relazioni d’affari erano quanto mai rosee.

Un futuro incerto

Ora, invece, tenendo conto dello sviluppo della situazione in Libia, tutto è stato messo in discussione. L’economia croata, già in gravi difficoltà a causa della grave recessione tuttora in corso, con la guerra in Libia ha subito un ulteriore duro colpo.

Secondo gli analisti politici ed economici non ci sono molte possibilità che la Croazia faccia ritorno a breve sul mercato libico. A prescindere da come la guerra finirà, il nuovo riposizionamento politico, pre-condizione per qualsiasi collaborazione economica, per Zagabria sarà molto delicato. Se in Libia dovessero vincere le forze filo Gheddafi, non si dimenticheranno che la Croazia ha fortemente appoggiato gli attacchi aerei occidentali; se invece dovessero vincere gli insorti, si ricorderanno che la Croazia non era tra quei Paesi che, per primi, li hanno riconosciuti o accettati, come la Francia, l’Italia e il Qatar. 

Belgrado, Zagabria e Lubiana insieme sul mercato nord africano 

Quanto, però, il nord Africa sia interessante non solo per la Croazia, ma anche per i Paesi della regione lo testimonia il recente incontro tra il presidente serbo Boris Tadić, la premier croata Jadranka Kosor e il premier della Slovenia Borut Pahor. Nell’incontro, avvenuto a Smederevo, in Serbia, all’inizio di aprile, i tre politici hanno annunciato un collegamento tra le rispettive aziende per poter accedere insieme ad un mercato più ampio, riferendosi in particolare ai Paesi del nord Africa. 

Se questa sarà un’ulteriore possibilità per la Croazia, attraverso l’accesso comune con gli altri Paesi della regione, di ritornare su un mercato che le interessa, dipende ovviamente anche da quando e come si stabilizzerà la situazione in quella parte di mondo.

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