Croazia, la rivolta dei veterani
Le proteste dei veterani croati, in atto da più di sette mesi, la settimana scorsa hanno segnato una pericolosa escalation che a molti è sembrata un vero e proprio tentativo di colpo di stato
Aveva l’odore del colpo di stato: i veterani che oramai da più di sette mesi stanno accampati in una tenda davanti al ministero della Difesa, in una delle vie più trafficate di Zagabria, rivendicando la tutela dei loro diritti, giovedì scorso hanno occupato piazza San Marco [Markov trg]. Qui vi sono le sedi delle più alte istituzioni statali croate: su di un lato il parlamento, Sabor, su un altro il Banski dvor, la sede del governo e l’ufficio del premier Zoran Milanović.
Proprio il governo di quest’ultimo ha rimosso una legge che vietava di dimostrare in questa piazza e ha lasciato i cittadini manifestare la loro insoddisfazione anche in questo luogo, ma solo fino alle 22.00: durante la notte torna infatti il divieto.
Una parte dei veterani in rivolta, tuttavia, giovedì scorso non ha voluto abbandonare la piazza a quell’ora. E’ intervenuta di conseguenza la polizia e i manifestanti si sono ritirati nella chiesa di San Marco, al centro della piazza, tra il palazzo del governo e quello del parlamento. Alcuni sacerdoti sono rimasti sull’ingresso, impedendo alla polizia l’ingresso in chiesa. La situazione si è fatta piuttosto tesa: la polizia si è controllata, ma i veterani rimasti davanti alla tenda in Via della Sava e altri hanno bloccato il traffico mettendo al centro della carreggiata alcune bombole di gas.
Anche a Spalato, dove un gruppo di veterani ha solidarizzato con quelli di Zagabria, è stata bloccata una via e da altre città della Croazia hanno iniziato a giungere messaggi che all’indomani sarebbero arrivati nella capitale autobus pieni di ex combattenti, pronti a sostenere i loro compagni barricati nella chiesa.
Invito al colpo di stato
Il giorno seguente, lo scorso venerdì, la polizia ha mandato rinforzi in Piazza San Marco per impedire l’arrivo di altri manifestanti e per evitare ulteriori disordini. A questi si è comunque arrivati: una parte dei veterani ha infatti sfondato il cordone di polizia e infranto le protezioni metalliche messe dalle forze dell’ordine, arrivando allo scontro diretto con la polizia, che però ha utilizzato la forza minima per difendere la propria posizione. Đuro Glogoški, uno dei capi della rivolta dei veterani, invalido e costretto su una sedia a rotelle, in quest’occasione ha invitato i poliziotti a passare dalla parte dei ribelli e rifiutare di eseguire gli ordini del governo. Un invito che in molti hanno interpretato come una vera e propria chiamata al colpo di stato.
Nella giornata di venerdì si è rischiato di perdere il controllo della situazione. In quel momento, a quanto pare, entrambe le parti in causa sono diventate consapevoli che un tale sviluppo degli eventi avrebbe potuto avere conseguenze violente e imprevedibili. I manifestanti che si erano rinchiusi nella chiesa di San Marco hanno avviato quindi dei negoziati con la polizia. Hanno annunciato il ritiro dalla piazza per poter raggiungere la loro tenda in Via della Sava, ma come condizione hanno chiesto che nessuno di loro venisse arrestato. Dal governo è giunta la notizia che una delegazione dei veterani in rivolta sarebbe stata accolta dal premier lunedì. La tensione si è allentata e lo scontro violento è stato evitato all’ultimo momento.
I colloqui col governo
Esattamente 225 giorni da quanto si sono piazzati in Via della Sava a Zagabria protestando in difesa dei propri diritti e della propria dignità, i rappresentanti dei veterani si sono seduti attorno ad un tavolo, nella sede del governo, con il premier, il ministro dei Veterani e il ministro della Difesa.
Prima dell’inizio dell’incontro era stato annunciato che i veterani avrebbero cessato la loro protesta – entrata nell’ottavo mese consecutivo – ma questo alla fine non è avvenuto. Rappresentanti dei veterani stanno infatti ancora presidiando la loro tenda.
I leader dei veterani, Đuro Glogoški e Josip Klemm, si sono presentati all’incontro in divisa militare. Hanno inoltre chiesto che il loro colloquio col premier fosse aperto al pubblico ed è stato quindi mandato in onda dalle televisioni nazionali. In un’ora e 45 minuti – durante la quale più di metà del tempo hanno parlato i leader dei veterani – non ci si è accordati su nulla se non sul fatto che ci si sarebbe rivisti il seguente lunedì.
Il colloquio è stato caratterizzato da accuse mosse dai veterani che il premier e i suoi collaboratori hanno cercato di confutare. Gli ex combattenti hanno definito il premier e i suoi ministri istituzioni che operano contro i cittadini, hanno chiesto le dimissioni di Milanović e del ministro della Difesa, hanno accusato il governo di aver offeso e insultato i veterani e di aver ridotto molti loro diritti.
E’ sin dall’inizio delle proteste che le richieste dei veterani non sono chiare e mutano in continuazione. Quando hanno però chiesto che i loro diritti venissero regolati a parte, con una legge speciale di rango costituzionale, si sono trovati contro una parte cospicua dell’opinione pubblica, tra cui anche chi in prima battuta aveva guardato con approvazione alle loro proteste.
La credibilità delle loro richieste è stata inoltre messa seriamente in questione da un dato pubblicato dal ministero dei Veterani: Đuro Glogoški, invalido al cento per cento e leader della protesta dei veterani, riceve mensilmente una pensione di 25.000 kune (oltre 3.300 euro), una cifra che corrisponde a cinque volte lo stipendio medio in Croazia. Inoltre dallo stato ha ricevuto una casa e un’automobile adattata per i disabili.
Lo zampino dell’HDZ?
Il premier croato ha ripetutamente dichiarato, durante i setti mesi di proteste dei veterani, che dietro vi era la logistica e l’organizzazione dell’HDZ, il principale partito di opposizione in Croazia. Ha accusato inoltre l’HDZ di sfruttare la loro protesta per destabilizzare e far cadere un governo legalmente eletto.
L’HDZ ha insistentemente smentito le accuse, ma allo stesso tempo ha appoggiato pubblicamente tutte le azioni dei veterani, compresa l’occupazione di piazza San Marco.
Tomislav Karamarko, leader dell’HDZ (ed ex ministro degli Interni nel governo di Ivo Sanader), ha fatto sapere che la polizia non dovrebbe intervenire perché la legge va applicata diversamente a seconda si tratti di veterani, cittadini meritevoli, o di banali hooligan. Una tesi pericolosa che ha incontrato il disappunto della maggior parte dell’opinione pubblica: se la si seguisse le leggi in Croazia non varrebbero più allo stesso modo per tutti.
Nonostante l’HDZ abbia pubblicamente preso le distanze dalle accuse di manovratore occulto, è evidente che manifestazioni di protesta così durature nel tempo e in cui è stata piazzata illegalmente una tenda sul suolo pubblico, nel bel mezzo della capitale croata, non sono certo un gesto spontaneo di gente disperata.
Sono stati sette mesi durante i quali sotto la tenda sono sfilati centinaia di veterani – che mangiano, soggiornano, consumano energia elettrica, riscaldamento, e una parte di loro vi passa pure le notti – e tutto questo implica un’ingente quantità di denaro che qualcuno ha messo a disposizione. Ecco perché ora ci si chiede se i veterani avrebbero smesso prima di protestare – o non avrebbero protestato affatto – se al potere ci fosse stata l’HDZ.
La probabile vittoria dell’HDZ alle prossime elezioni politiche darà una risposta a questa domanda. Le politiche sono in programma all’inizio del prossimo anno, ma con queste proteste, è evidente, si sta cercando di anticiparle.
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