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Croazia, la punta dell’iceberg

Un reportage di Drago Hedl dalla Croazia arricchisce il nostro dossier sul trafficking individuando la contiguita’ tra organizzazione clandestina dei processi migratori e riduzione in schiavitu’.

03/07/2003, Drago Hedl -

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Il fatto che ci siano state solo sei vittime accertate di traffico di esseri umani l’anno scorso in Croazia e solo cinque procedimenti per questo tipo di crimine nel periodo dal 1998 al 2000 non significa che il paese si possa ritenere libero da questo fenomeno, che ormai rappresenta un business criminale ben oliato. Lovorka Marinovic, direttrice della Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), programma il cui dipartimento locale si occupa del mercato di esseri umani in Croazia, ritiene che le statistiche ufficiali sul numero delle vittime di un tale traffico possano fornire una stima solo approssimativa. Marinovic spiega che questa indeterminatezza e’ dovuta alle difficolta’ nella definizione di chi sono le persone che fanno trafficking, e nello stabilire procedure legali e penali che regolino questo problema.

Altri dati, quelli relativi ai 17.038 tentativi di entrare illegalmente in Croazia nel corso del 2001 – 4.338 nel corso dei primi nove mesi dell’anno scorso – testimoniano del fatto che la Croazia rappresenta una rotta di traffico particolarmente importante per trasportare "schiavi bianchi" dai paesi in transizione della Europa dell’est verso l’ovest. La polizia, in modo non ufficiale, afferma che per ogni persona che viene fermata nel tentativo di attraversare illegalmente i confini altri due o tre ce la fanno. Se si considerano le cose sotto questo profilo, appare chiaro che circa 50.000 persone sono trasportate illegalmente ogni anno verso l’Occidente attraverso la sola Croazia. Di questi 50.000, un grande numero e’ costituito da persone vittime di trafficking.

Nessuno in Croazia sa quante donne e bambini restino nel paese per diventare "schiavi del sesso" e quanti di loro invece attraversino la Croazia per incontrare il loro destino da un’altra parte. Anche gli studi piu’ dettagliati condotti dall’OIM non sono riusciti a trovare una risposta a questa domanda. La conclusione e’ che un tale fenomeno e’ certamente molto piu’ diffuso e preoccupante di quanto non appaia dai dati ufficiali. Questa conclusione e’ anche sostenuta dal dato sul numero degli ingressi illegali nel paese, in costante aumento nel corso degli ultimi cinque anni.

Lovorka Marinovic, direttrice dell’OIM a Zagabria, afferma che le "irresponsabili" dichiarazioni ufficiali, non confortate dal sentimento prevalente nella opinione pubblica, dipingono la Croazia unicamente come una strada per le persone vittime di trafficking. Malgrado sia difficile provarlo – e malgrado la poilzia e i tribunali preferiscano ignorare il fenomeno – tutti capiscono cosa sta avvenendo. Ad esempio, le statistiche ufficiali croate mostrano che dal 1998 al 2000 ci sono state 296 richieste di autorizzazione al lavoro accordate a donne straniere di nazionalita’ bosniaca, ucraina, rumena, ungherese, macedone, bulgara, moldava e albanese. Queste persone hanno fatto richiesta di lavorare nel settore dell’intrattenimento, ma nella realta’ un gran numero di loro e’ diventata parte di reti organizzate di prostituzione. I loro magnaccia hanno requisito i passaporti, e le vittime erano troppo spaventate per avvisare la polizia.

Le sezioni di annunci dei giornali croati sono pieni di proposte allettanti che offrono lavori facili e ben pagati in un "paese occidentale" a giovani donne, e a volte anche a giovani uomini. Gli annunci sono per lo piu’ diretti a modelle per sessioni fotografiche, le cui immagini saranno pubblicate in "cataloghi di compagnie di fama internazionale", anche se ci sono annunci che non nascondono le intenzioni finali, offrendo lavori per cameriere e ballerine in night-clubs.
Per prevenire persone giovani, inesperte e spesso psicologicamente deboli dal diventare vittime della mafia, alcune organizzazioni non governative croate che lavorano su tematiche quali le pari opportunita’ e i diritti umani, e che si occupano soprattutto di donne e minoranze, hanno avviato una campagna per avvertire le vittime potenziali dei pericoli che possono correre.

Uno spot ben realizzato di questa campagna inizia con una attraente offerta fatta a giovani individui da una compagnia internazionale che impiega migliaia di persone e fattura alcuni milioni di dollari all’anno. La seconda parte dello spot mostra le spaventose proporzioni delle persone trafficate e la mafia internazionale che sta dietro a questo fenomeno.

Questa puo’ essere una delle ragioni per cui chi offre questi "impieghi remunerativi" sta cercando nuove strade per attrarre le proprie vittime. In effetti, la mafia e’ sempre piu’ alla ricerca di "gruppi specifici", come giovani tossicodipendenti, che rappresentano una facile preda per questo tipo di business. Alle vittime vengono offerti soggiorni gratuiti in istituti di riabilitazione, per lo piu’ in Italia, Spagna o altri paesi dell’Europa occidentale. Tali offerte sono evidentemente false, e il loro unico scopo e’ quello di ridurre in schiavitu’ una persona fragile psicologicamente inserendola nel mercato della prostituzione organizzata.

Quando un giovane attratto da una offerta di lavoro risopnde all’annuncio o contatta una organizzazione coinvolta nel trafficking, le cose seguono un meccanismo ben consolidato. Fonti di polizia affermano che i direttori di tali imprese ricevono fino a 1.000 dollari americani per persona. Il business continua poi attraverso gli intermediari che vendono le ragazze ai magnaccia per il doppio della cifra. Quindi ogni vittima "deve" duemila dollari gia’ all’inizio di questo lucroso mercato. Oltre allo sfruttamento senza pieta’ delle ragazze, i "protettori" fanno loro pagare anche l’affitto, il cibo e le "spese extra". Tutto il profitto guadagnato tramite la prostituzinoe finisce nelle mani dei "protettori".

Il mercato di esseri umani, specialmente quello relativo allo sfruttamento sessuale, e’ sviluppato in maniera impressionante, con un alto grado di sofisticazione, ed e’ difficile sanzionare legalmente trafficanti sempre piu’ raffinati e capaci. Un esempio e’ quanto avvenuto a Dubrovnik, un caso scelto dall’OIM come esempio delle capacita’ organizzative del mercato della prostituzione. Quando un airbus americano con diverse migliaia di marines e’ atterrato all’aeroporto di Dubrovnik, un charter con un grande gruppo di giovani donne ucraine e’ atterrato allo stesso aeroporto. Le donne erano scortate da tre uomini, e l’intera operazione era completamente legale. Le donne avevano visti validi, e risiedevano all’hotel "Albatros". La loro copertura era la partecipazione ad una conferenza sul commercio. Le donne sono poi state prese sotto la responsabilita’ di una agenzia di Duborvnik, il cui proprietario e’ un ufficiale di alto rango della polizia croata. Il resto del lavoro e’ stato fatto da autisti di taxi, magnaccia locali e dallo staff dell’albergo. Il loro compito era quello di portare i soldati americani all’hotel, dove erano raggiunti dalle donne ucraine.

E’ molto difficile per la polizia combattere questo tipo di prostituzione, non solo per la perfetta organizzazione, per la gestione discreta e per il fatto che nessuno denuncia tail affari perche’ tutti ne profittano. Anche quando e’ chiaro cosa sta succedendo, e’ difficile provare la prostituzione in una stanza d’albergo. La polizia, anche quando se ne rende conto, preferisce voltare la testa da un’altra parte.

Nonostante questo a Cakovec, una citta’ nel nord ovest della Croazia, vicino al confine con l’Ungheria e la Slovenia, e’ stata pronunciata la prima sentenza di un tribunale contro cittadini croati coinvolti nel trafficking di esseri umani. La Croazia sta anche aspettando Miodrag Nikolic, un "trafficante di schiavi" moderno che al momento e’ in una prigione slovena accusato di trafficking. La sua vittima, una certa Marija, sfruttata come schiava sessuale, ha dichiarato ai media: "Volevo solo guadagnare qualche soldo, per questo ho risposto all’annuncio."

Tutti sanno, tuttavia, che questa non e’ che la punta di un iceberg.

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