Croazia: la grande battaglia per il Parlamento europeo
Mancano meno di tre mesi alle elezioni per il Parlamento europeo. In Croazia la battaglia per il posto a Strasburgo e Bruxelles è già iniziata, non senza sorprese
La lotta per le 11 sedie croate al Parlamento europeo sarà molto più interessante di quella dell’anno scorso, quando la Croazia, entrando nell’UE il 1° luglio, ha eletto per la prima volta i suoi parlamentari che dovevano rappresentarla a Strasburgo. L’anno scorso il discorso principale verteva su quanto quelle elezioni sarebbero costate ai contribuenti, se si sarebbero o meno tenute insieme alle elezioni locali e quali stipendi avrebbero avuto i deputati eletti. Le prossime elezioni di maggio sono invece priorità assoluta sia per i partiti al potere che per quelli all’opposizione.
La lotta tra SDP e HDZ
Sia i socialdemocratici (SDP) al potere, sia il maggior partito di opposizione, Unione democratica croata (HDZ), vedono le elezioni per il Parlamento europeo non solo come la misura più precisa per valutare il sostegno degli elettori, ma anche come un’occasione per migliorare il proprio rating, in caso di vittoria, sulla scena politica locale.
Per l’HDZ la vittoria alle elezioni europee potrebbe essere una buona occasione per richiedere le elezioni parlamentari anticipate (quelle ordinarie saranno soltanto alla fine del 2015). La vittoria dell’SDP, comunque, renderebbe tali richieste infondate, perché con essa confermerebbero di godere ancora di uno sostegno stabile degli elettori.
Entrambi i partiti da mesi ormai stanno conducendo una gara in quasi parità: secondo gli ultimi sondaggi dell’opinione pubblica, l’SDP gode di un sostegno del 23,4 per cento dei cittadini, e l’HDZ il 20,5 per cento.
Fra gli attuali 12 europarlamentari, cinque sono dell’SDP e cinque dell’HDZ (i due rimanenti sono del partito Laburisti croati e Partito croato del diritto), ma con la lista dell’HDZ l’anno scorso è stata eletta anche Ruža Tomašić, la presidentessa del Partito croato del diritto fondato da Ante Starčević, partito con cui l’HDZ ha stretto un accordo di coalizione per presentarsi alle elezioni. L’HDZ si considera il partito vincitore delle elezioni europee dell’anno scorso avendo ottenuto un parlamentare in più rispetto agli avversari.
Euroscetticismo e coerenza
Ma proprio grazie alla Tomašić, l’HDZ ha ricevuto un forte rimprovero da parte del presidente del Partito popolare europeo, Joseph Daul. Quest’ultimo ha ammonito Tomislav Karamarko, leader dell’HDZ, a causa del comportamento ritenuto inammissibile di Ruža Tomašić. La presidentessa del Partito croato del diritto, infatti, non solo era fortemente contraria all’adesione della Croazia all’UE, ma, dopo essere stata eletta con la lista dell’HDZ, invece di entrare a far parte del Gruppo dei parlamentari del Partito popolare europeo (a cui appartengono i democristiani, tra i quali si considera anche l’HDZ), si è aggregata al Gruppo dei conservatori e riformisti.
“Non ho nulla contro la signora Tomašić. Non la conosco. Rispetto le sue prese di posizione. Ma, lei non può essere eletta con la lista dei popolari europei. Non si può essere eletti in base ai valori che non si difenderanno. Se sei euroscettico, devi essere eletto sulla lista degli euroscettici. Questo è quello che rispetto, questo è la democrazia. Non si può essere eletto in base ai valori europei e poi andare dalla parte degli euroscettici. Non è possibile”, ha dichiarato senza mezzi termini Joseph Daul in una recente intervista al quotidiano Večernji list di Zagabria.
Avere un proprio rappresentante al Parlamento europeo è diventata inoltre una questione di prestigio per i partiti più piccoli. Consapevoli che da soli non possono ottenere il numero sufficiente di voti per far entrare un loro rappresentante nel Parlamento europeo, otto piccoli partiti politici dell’estrema destra croata, hanno fondato la settimana scorsa l’Alleanza per la Croazia.
Un criminale di guerra verso Bruxelles
Non ci sarebbe stato nulla di strano se l’Alleanza non fosse guidata dall’HDSSB, il partito di Branimir Glavaš, che sta scontando una pena di 8 anni di prigione a Mostar, in Bosnia Erzegovina, per crimini di guerra. Glavaš, prima che il tribunale di Zagabria avesse pronunciato la sentenza, era scappato dalla Croazia, ma in seguito un tribunale della BiH, dove si nascondeva, ha confermato la sentenza croata e l’ha spedito a scontare la pena. Ma Glavaš continua a guidare il partito da dietro le sbarre, e il suo HDSSB ha ben sette deputati nel parlamento croato.
Anche se non lo dicono pubblicamente, desiderano sfruttare l’Alleanza che hanno creato e grazie alla quale acquistano maggiore forza politica (gli altri partiti non hanno deputati nel parlamento croato) per piazzare il proprio candidato al primo posto della lista di coalizione.
Facendo la semplice somma dei voti che questi partiti hanno ottenuto alle elezioni dell’anno scorso per il Parlamento europeo arrivano al nove per cento, dato che, se lo ripetessero stavolta in coalizione, porterebbe loro un deputato a Strasburgo.
Potrebbe accadere quindi che la Croazia, il più giovane membro dell’UE, abbia in parlamento un deputato del partito fondato, e di fatto guidato, da una persona che sta scontando la pena per crimini di guerra.
In tal caso non ci sarebbe nulla di strano che il parlamentare dell’Alleanza per la Croazia, cioè dell’HDSSB a Strasburgo, durante le sedute del Parlamento e a Bruxelles durante le sedute dei comitati parlamentari, compaia con la spilla sul bavero “Eroe e non criminale”. Proprio questa spilla viene portata da tutti i sette parlamentari dell’ HDSSB durante le sedute del Parlamento croato, facendo così sapere all’opinione pubblica di considerare Glavaš un eroe e non un criminale.
Anche se alle elezioni per il Parlamento europeo mancano ancora tre mesi, la campagna elettorale, benché non ancora ufficialmente avviata, appare già molto interessante.
Nel frattempo, i cittadini sono impoveriti dalla lunga crisi economica, della quale ancora non si vede la fine, e guardano a questa corsa per una sedia a Strasburgo attraverso la lente degli stipendi degli europarlamentari, stipendi che loro possono soltanto sognare.
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