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Croazia, il nuovo vecchio governo

Votato in parlamento il nuovo esecutivo di centro destra. Il premier Andrej Plenković punta tutto sull’economia e toglie dall’agenda del governo i temi ritenuti troppo ideologici

27/10/2016, Sven Milekić - Zagabria

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Con 91 voti a favore sui 151 totali, il parlamento croato il 19 ottobre scorso ha votato la fiducia al nuovo governo croato di centro-destra. Guidato dal neo premier Andrej Plenković e dalla sua Unione croata democratica (HDZ), il nuovo esecutivo è appoggiato ancora dal partito MOST e da tutti gli otto deputati delle minoranze nazionali presenti in parlamento. Oltre agli 83 deputati che compongono la maggioranza, il governo è inoltre appoggiato da cinque deputati del Partito contadino croato (HSS) e da un deputato del Partito croato dei pensionati (HSU) – entrambi i partiti a settembre erano parte del centro-sinistra – e infine da due deputati collegati al sindaco di Zagabria Milan Bandić.

Un così ampio sostegno è sorprendente, dato che si tratta dello stesso governo formato dagli stessi partiti – HDZ e MOST – che è stato mandato a casa solo quattro mesi fa. Il governo precedente era caduto su iniziativa del vicepremier e segretario dell’HDZ Tomislav Karkamarko, per evitare un probabile voto di sfiducia, per i sospetti di corruzione, richiesto dal Partito socialdemocratico (SDP) e sostenuto da MOST.

Nel momento della caduta del governo la popolarità dell’HDZ era scesa ai livelli minimi degli ultimi quattro anni, tanto che l’SDP, nei sondaggi, l’aveva raggiunto. Anche MOST non se la passava bene.

Tuttavia, dopo che Karamarako si è dimesso sotto le pressioni della leadership del partito, il suo posto è stato preso da Plenković, sul quale non grava alcuna accusa di corruzione. Il nuovo presidente dell’HDZ ha condotto una campagna elettorale all’insegna della cautela, quasi ai limiti della noia, che lo ha però portato al successo elettorale.

La nuova alleanza con MOST era stata già annunciata in campagna elettorale dato che già all’epoca era chiaro che nessuno schieramento sarebbe riuscito a formare un governo stabile senza il sostegno di MOST. E Plenković sembra sia riuscito ad appianare tutte le incomprensioni all’interno della nuova-vecchia coalizione.

Opposizione

Nessuno prima di Plenković nella storia della Croazia indipendente è mai riuscito ad ottenere in parlamento una maggioranza così ampia. Non è un caso questo avvenga quando il principale partito d’opposizione, l’SDP, è in profonda crisi. Dopo la seconda sconfitta elettorale in meno di un anno, Zoran Milanović ha fatto sapere che, alle elezioni interne che si terranno nell’arco di qualche mese, non si candiderà più per la presidenza dell’SDP.

Milanović ha di fatto lasciato il partito ed è sparito anche dalla scena pubblica. Anche il partner di fiducia dell’SDP, il Partito popolare croato (HNS), ha subito un calo di popolarità ed è in discussione anche il tipo di collaborazione che avranno in futuro i due partiti.

Tant’è che leader informale dell’opposizione è diventato il partito anti-sistema Živi zid, che in coalizione con altri piccoli partiti è riuscito a conquistare otto seggi al parlamento. Anche quest’ultimo ha però i suoi problemi: subito dopo essere stato eletto in parlamento il deputato e copresidente di Živi zid, Hrvoje Runtić, ha accusato il partito di corruzione ed è passato tra le fila di MOST.

Programma di governo

Nel giorno della fiducia al governo, Plenković ha presentato il suo programma, basato sul sostegno all’economia e alle imprese, nonché all’abbandono di tematiche a suo dire ideologiche. Il nuovo primo ministro ha inoltre annunciato una riforma fiscale a tutto tondo – riduzione dell’imposta sul reddito – e una facilitazione delle condizioni di lavoro per imprenditori e investitori. In termini finanziari, il governo annuncia l’ulteriore riduzione del deficit di bilancio, così come la riduzione del debito pubblico di 10 punti percentuali rispetto al PIL entro il 2020.

Oltre alle tradizionali promesse, come il mettere sul mercato le proprietà statali inattive, la ristrutturazione delle aziende statali, il valorizzare le esportazioni e lo sviluppo del turismo, Plenković ha dichiarato che per il governo il principale potenziale di sviluppo del paese sta nell’agricoltura, motivo per cui intende sfruttare i terreni agricoli che finora non sono stati coltivati. Il governo intende inoltre aumentare l’efficienza dell’amministrazione statale e dei tribunali e riformare il sistema dell’istruzione – riforma che proprio il precedente governo HDZ aveva silenziosamente sabotato.

I giovani saranno inoltre stimolati all’autoimpiego con l’aiuto di fondi a perdere e finanziamenti dedicati alla piccola impresa. Nel campo delle infrastrutture e in quello energetico, il governo annuncia il proseguimento dell’autostrada verso Dubrovnik e il ponte su Pelješak, così come l’adozione della Strategia energetica 2050.

Qualche critica

Il governo ha subito ricevuto critiche perché il programma appare “una lista di buone intenzioni” e perché tutti gli obiettivi che si intendono raggiungere sono descritti sommariamente, senza una spiegazione su come implementare le riforme e senza validi indicatori economici di riferimento.

“Ci è stato fatto notare che avremmo dovuto essere più precisi, riportare le misure, forse persino delle tabelle, indicare le scadenze, ecc., sì avremmo potuto fare tutto questo perché i documenti sono pronti, tuttavia l’esperienza, la serietà, la responsabilità, la comprensione del ruolo e della capacità di tutte quelle persone che dettagliatamente valuteranno le misure che questo governo proporrà al parlamento ci ha fatto pensare che fosse meglio avere un approccio metodologico graduale”, ha commentato con fermezza Plenković dopo la presentazione degli obiettivi di governo.

La stessa sicurezza l’ha dimostrata durante la scelta dei candidati ministri, quando ha preso le distanze dal controverso ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović – che godeva del sostegno dell’ala destra dell’HDZ e della destra radicale extraparlamentare – a favore di Nina Obuljen Koržinek, che negli ultimi giorni è stata oggetto di attacchi mediatici proprio da parte dei simpatizzanti di Hasanbegović

“Io ho vinto le elezioni per la presidenza dell’HDZ, con il maggior numero di voti che un presidente dell’HDZ abbia mai ottenuto, e in una situazione tutt’altro che invidiabile ho vinto anche le elezioni politiche, formato il nuovo governo portando alla presidente della Repubblica ben 91 firme a mio sostegno. In pratica in una sola settimana ho dato vita al nuovo governo e calmato l’atmosfera politica in Croazia… la scelta dei miei collaboratori è solo mia e sostengo ognuna di queste persone”, ha detto sempre con molta sicurezza Plenković, annullando così ogni possibilità di accogliere le richieste degli insoddisfatti.

Un possibile errore

Anche se nella scelta dei ministri non ci sono state grandi sorprese (oltre un terzo erano nel precedente governo) né grandi polemiche, è comparso però un nome che potrebbe rappresentare il primo grande errore di Plenković. Si tratta del ministro dell’Istruzione Pavo Barišić, il quale benché di primo acchito abbia tutte le caratteristiche del ministro, dietro di sé porta numerosi scandali e questioni irrisolte.

I media oltre ad aver ricordato alcuni suoi trascorsi, quando ad esempio alcuni membri del suo ufficio (quando era assistente del ministro) sono stati colti nel tentativo di farsi pagare due volte le spese e la diaria per lo stesso viaggio – motivo per cui lo stesso Barišić ha lasciato l’incarico nel 2006 – hanno anche ricordato che nel 2008 aveva chiesto un prestito preferenziale all’Università di Spalato, nonostante fosse in possesso di un grande appartamento a Zagabria. Si tratta infatti di un prestito che viene dato solo a chi non ha una casa di proprietà.

Il quotidiano Jutarnji list ha ricordato inoltre che nel 2008 insegnava in 19 corsi di 4 facoltà in 4 città della Croazia, superando di ben tre volte l’orario di lavoro consentito. La ciliegina sulla torta l’ha messa però il Novosti, che ha ricevuto conferma che Barišić è stato denunciato per plagio dalla commissione etica presso l’Agenzia per la scienza e l’istruzione superiore già nel 2011. La commissione tuttavia non ha mai discusso del suo caso perché ha iniziato a funzionare solo da poco. Si tratterebbe di plagio di diversi autori di fama mondiale, così come della trascrizione di interi passi presi da Wikipedia che l’attuale ministro avrebbe usato per scrivere testi scientifici. Uno degli autori che sarebbero stati plagiati, lo scienziato Stephen Schlesinger, ha confermato le accuse.

Barišić ha negato tutto, citando persino Socrate e Branimir Glavaš, già condannato per crimini di guerra. Ma anche in questo caso Plenković si è richiamato al patriottismo di Barišić – qualunque cosa significhi concretamente – e non ha mostrato alcuna incertezza nella difesa del suo ministro, affermando che non era a conoscenza del plagio. A questo punto pare che il destino di Barišić dipenda molto da quando Plenković si sentirà pronto ad ammettere il suo primo errore.

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