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Croazia, il nazionalismo di Oluja

Il 5 agosto a Knin si è celebrato il 21° anniversario dell’operazione militare Oluja (Tempesta), anche quest’anno non sono mancati sfoggio di nazionalismo estremo e qualche incidente

11/08/2016, Sven Milekić - Zagabria

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Il 21smo anniversario dell’operazione dell’esercito croato denominata Oluja (Tempesta), culminata il 5 agosto nella città di Knin – luogo simbolico della vittoria dell’esercito croato -, è trascorso più o meno come lo scorso anno. Benché grazie all’operazione Oluja, nel 1995, fu riportato sotto controllo oltre il 18% del territorio croato, controllato per quattro anni dalle forze dei ribelli serbi di Croazia – con vari crimini e la cacciata dei croati residenti – si tratta di un’operazione militare ancora segnata da molte controversie.

Durante e subito dopo l’operazione militare, le forze armate croate uccisero circa 600 civili serbi (secondo i dati del Comitato di Helsinki croato), perlopiù anziani, che erano rimasti nelle loro case e non erano fuggiti coi 200mila civili serbi che lasciarono la Croazia. Di tutti questi omicidi, la magistratura croata ne ha processati solo un numero esiguo. Inoltre la maggior parte delle case serbe nella zona dell’operazione furono date alle fiamme, mentre in tutta l’area furono registrati furti di massa.

Nonostante i suddetti crimini e le proteste della Serbia, la Croazia ogni anno celebra ufficialmente Oluja con una retorica da vincitore e senza il minimo riferimento alle vittime serbe. E siccome in Croazia a settembre si terranno le elezioni politiche anticipate, questa celebrazione, così come la precedente, avviene nel bel mezzo della campagna elettorale (per altro non ancora ufficializzata).

Come in passato l’anniversario è stato sfruttato politicamente soprattutto dall’Unione democratica croata (HDZ) e dagli altri partiti di destra. Un elemento che quest’anno è stato esplicitamente riconosciuto dal Partito socialdemocratico (SDP) all’opposizione, tanto che il suo presidente Zoran Milanović ha dichiarato alcuni giorni prima dell’anniversario che il suo partito non sarebbe andato a Knin, affermando che negli ultimi anni la celebrazione si è trasformata in un “raduno di partito dell’HDZ”.

Il discorso della presidente Grabar Kitarović

A confermare le dichiarazioni di Milanović ci ha pensato la presidente croata Kolinda Grabar Kitarović, già membro dell’HDZ, che ha tenuto un discorso in cui si è riferita proprio alle dichiarazioni di Milanović.

“Voglio rivolgere un messaggio a tutti quelli che credono che lo stato croato sia un caso […], questa Croazia è nata dal desiderio del popolo croato espresso a maggioranza col referendum del 1991. La Croazia è nata grazie all’operazione militare di Knin e grazie a tutti i veterani”, ha detto la presidente croata.

Inoltre, la presidente Grabar Kitarović ha cercato di sminuire i crimini compiuti durante l’operazione Oluja.

“Rispettiamo ogni vittima perché ogni vita è degna di valore, ma Oluja è stata legittimata politicamente, è una vittoria pulita e militarmente brillante per un obiettivo legittimo. Con Oluja abbiamo ribadito la nostra volontà di essere liberi, la capacità di essere sovrani e non stranieri sul proprio territorio”, ha precisato la presidente.

Nonostante abbia riconosciuto l’esistenza di problemi con cui fa i conti la minoranza serba in Croazia, Grabar Kitarović ha fatto un discorso diretto contro la Serbia, e contro tutti quelli che negano l’importanza e la legittimità dell’operazione militare.

“La Croazia e i croati hanno saputo perdonare, e questa è l’etica dei vincitori e della pace. Non abbiamo accettato, e non lo faremo mai, di valutare Oluja sulla base di norme anti-croate. Non accetteremo mai di modificare l’esito della guerra, così come le negligenze dei tribunali internazionali e la negazione della vittoria”, ha concluso Grabar Kitarović.

Il principale rivale politico di Milanović alle elezioni di settembre, Andrei Plenković, nuovo presidente dell’HDZ, era presente alle celebrazioni di Knin e ha accolto con favore il discorso della presidente croata.

“Ha tenuto un discorso adatto al momento, rivolto ai veterani croati e alle forze armate croate. Ha messo in guardia quegli attori politici che fanno dichiarazioni inadeguate, sia in Croazia che all’estero, sullo stato croato”, ha detto Plenković riferendosi al discorso della Grabar Kitarović. “Per me e per i cittadini croati Oluja è l’evento che ha messo fine per sempre all’aggressione ‘grande serba’ voluta da Milošević”, ha poi aggiunto il presidente dell’HDZ.

Sui crimini commessi durante Oluja, un discorso simile a quello della presidente è arrivato dal ministro degli Esteri al tempo di Oluja, Mate Granić.“Si sono verificati singoli crimini, incendi e ruberie, che però non derivano da una politica statale, [l’allora] presidente Tuđman era fortemente contrario a queste cose. Durante le operazioni belliche c’erano 180mila soldati solo dalla nostra parte: se confrontate questo dato con qualsiasi altro conflitto odierno, vedrete che gli incidenti registrati sono pochi. Chi ha commesso crimini è stato processato”, ha concluso Granić.

Nazionalismo croato

Al di là delle dichiarazioni cerimoniali, l’anniversario di Oluja si è trasformato per il secondo anno consecutivo in una serie di piccoli e grandi incidenti legati a nazionalismo estremo e neofascismo diretto contro i serbi.

A Knin ha marciato il 9° battaglione delle Forze armate croate – all’inizio della guerra un’unità paramilitare croata, in seguito integrata nell’esercito regolare – denominata "Rafael Boban", comandante ustascia della Seconda guerra mondiale. Con uniformi che ricordano quelle ustascia, un gruppo composto da una ventina di membri dell’unità ha cantato canzoni neofasciste e ha urlato il saluto “Per la patria pronti” ("Za dom spremni") con l’approvazione di parte del pubblico e la tolleranza della polizia. Nonostante siano stati poi fermati alcuni membri del gruppo, capeggiati dal comandante Marko Skejo, le reazioni sono state deboli e in ritardo.

Poco dopo, le telecamere hanno ripreso un gruppo di uomini che incendiava la bandiera serba con l’approvazione generale dei presenti. A causa dell’incidente la diplomazia serba ha inoltrato una nota di protesta. Dopo che il filmato è finito sui media, la polizia ha arrestato due dei protagonisti, che ora rischiano fino ad un anno di reclusione.

A conclusione della giornata, in concerto trasmesso in diretta sulla Radio televisione croata (HRT), ha fatto la sua comparsa Marko Perković Thompson, noto per le canzoni nazionaliste e per l’esaltazione del regime ustascia.

Il pubblico che accompagna i concerti di Thompson partecipa regolarmente a manifestazioni di nazionalismo estremo, e così è stato anche quest’anno a Knin. Il pubblico ha inneggiato agli ustascia e gridato “Per la patria pronti” durante il concerto. Anche se Thompson durante la diretta ha cantato le sue canzoni meno controverse, appena le telecamere si sono spente, ha tirato fuori la sua famosa canzone di guerra "Čavoglave", che inizia proprio con “Per la patria pronti”. In seguito la polizia gli ha consegnato una denuncia per l’infrazione, ma solo dopo aver ricevuto "luce verde" dei suoi bodyguard, il che di fatto equivale a negare i poteri della polizia.

Anche se molti politici, compreso l’ufficio della presidente, hanno condannato gli incidenti, resta l’impressione che la reazione non sia stata sufficientemente determinata. Così, ad esempio, Plenković, potenziale primo ministro croato alle prossime elezioni, ha condannato gli scontri, ma ha evitato di definire “Per la patria pronti” un saluto ustascia, temendo probabilmente la perdita dell’elettorato più di destra dell’HDZ.

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