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Croazia: gli orsi, la caccia, l’Europa

Sono mille e stanno bene. Basta che la caccia continui. A minacciare gli orsi in Croazia sono piuttosto i parchi eolici. L’esperto Đuro Huber ci spiega perché

03/07/2014, Nataša Stuper -

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Si muovono prevalentemente di notte, sono solitari, forti e curiosi. Onnivori come noi esseri umani, gli orsi bruni esercitano una forte influenza sugli ecosistemi. Nonostante ciò, spesso vengono perseguitati dagli uomini. Forse perché la loro imponenza viene associata a un possibile rischio per il bestiame o l’agricoltura, o forse perché questi enormi mammiferi terrestri sono stati rappresentati spesso, nella maggior parte delle opere cinematografiche, quali protagonisti di attacchi agli esseri umani, con uccisioni e scene terribili.

Ma questa percezione è fondata su semplici pregiudizi, anche perché gli orsi quasi mai sviluppano comportamenti aggressivi e i casi di attacco all’uomo sono molto limitati. Di norma, a patto che non sia una madre con i cuccioli o che si senta davvero minacciato e messo alle strette, di fronte all’uomo l’orso preferisce nascondersi o darsi alla fuga.

Purtroppo, in passato gli orsi erano visti come animali da allontanare, da abbattere a colpi di arma da fuoco, da sorprendere con trappole o veleni. E questo atteggiamento, nei secoli, è prevalso in tutti i continenti, provocando danni seri e spesso irreparabili alla popolazione plantigrada. Un caso emblematico è quello dell’orso grizzly (Ursus arctos horribilis), una delle sottospecie dell’orso bruno (sul grande schermo presentato quale il più cattivo e pericoloso tra tutti gli orsi), è oggi scomparso da molte zone dell’America settentrionale nelle quali è stato sterminato. In passato minacciato in tutti gli Stati Uniti, nel 1939 l’orso bruno (Ursus arctos) è stato fortunatamente dichiarato specie protetta a livello internazionale. Grazie a questo provvedimento l’orso è riapparso in varie zone del mondo, disperdendosi in numerosi boschi; molti sono stati reintrodotti dall’uomo laddove erano scomparsi, per far sì che in determinate zone non siano soltanto di passaggio.

Uno dei paesi europei in cui l’orso bruno è maggiormente presente e protetto è la Croazia. Vive sui pendii del Velebit, i boschi della Lika e in particolare nell’area montana del Gorski Kotar, il territorio compreso tra Fiume (a ovest) e Karlovac (a est). Ma quanti sono gli orsi in Croazia? “Le stime dimostrano che una parte della popolazione di orsi delle catene montuose delle Dinaridi e del Pindo (che si allungano dalla Slovenia alla Grecia, e ricoprono un totale di 9 paesi) vive in Croazia ed è composta da circa 1.000 individui”, ci ha spiegato Đuro Huber del Dipartimento di Biologia della Facoltà di Veterinaria di Zagabria e considerato uno dei maggiori esperti di orsi a livello mondiale. “Gli orsi in Croazia sono diffusi in un territorio di 9.250 km2, in un’area complessiva di 11.800 km2. E la popolazione con più individui si trova proprio negli areali del Gorski Kotar. Secondo le nostre stime dovrebbero esserci 10-15 individui per 100 km2. Ad ogni modo reputiamo che negli ultimi anni c’è stato un lieve aumento del numero di orsi bruni”, ha proseguito Huber con tanto di dati alla mano: “Si ritiene che attorno al 1960 la popolazione era composta da circa 100 orsi, e in 50 anni il numero è aumentato di addirittura dieci volte”.

Il paradosso della caccia salva-orso

A favorire questo incremento ci potrebbe essere paradossalmente anche la caccia che, se regolamentata e controllata, è in grado di ridurre al minimo il conflitto tra gli orsi e la popolazione locale, che assume così un atteggiamento tollerante verso questi animali, azzerando le indiscriminate uccisioni di orsi con motivazioni extra-venatorie. Questo soprattutto grazie agli enormi vantaggi economici che derivano dalla caccia a questo animale, sia per le organizzazioni venatorie in loco, sia per i cacciatori e per gli abitanti locali che spesso hanno a che fare con questi animali.

Ma le cose potrebbero cambiare radicalmente con il recente ingresso della Croazia nell’UE: lo stop alla caccia all’orso, secondo le direttive comunitarie, potrebbe condurre a un drastico calo della popolazione degli orsi. “Con l’adesione della Croazia nell’UE, l’orso è dovuto diventare ‘specie rigorosamente protetta’ ", continua Huber. “Questo non vieta la caccia, ma introduce un iter burocratico un po’ più complesso che prevede anche l’ottenimento, da parte di chi vuole cacciare l’orso, di un’apposita autorizzazione da parte del ministero croato dell’Ambiente e della Protezione della Natura. La quota totale per la caccia è rimasta, invece, invariata”.

Attualmente in Croazia è consentito abbattere, infatti, il 10-15 per cento di orsi sul totale della loro popolazione. Percentuale che poi viene divisa in quote di caccia che le organizzazioni venatorie locali vendono ai singoli cacciatori che in questo modo si assicurano un lavoro. Ogni permesso ricevuto vale per un solo orso, e i cacciatori hanno il diritto di concordare il prezzo con le associazioni che gestiscono la caccia, soprattutto nel caso di orsi di taglia maggiore.

“Se si vietasse definitivamente la caccia, l’orso bruno, non più sfamato anche dai cacciatori, nella sua ricerca di cibo entrerebbe molto più spesso in contatto anche conflittuale con l’uomo e gli animali domestici; in altre parole diventerebbe una specie molto meno tollerabile da parte degli uomini (proprio come accade nei confronti del lupo) e ciò condurrebbe a un calo dell’attuale popolazione di 1.000 individui”.

A dimostrarlo, infatti, anche un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Wildlife Research condotta da un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Zagabria e che vede Đuro Huber tra i primi autori. Per capire quale potrebbe essere la sorte degli orsi in Croazia con l’entrata in vigore del divieto di caccia, il team di scienziati ha analizzato quanti orsi erano stati uccisi nel periodo 2009-2010 e dai dati ottenuti hanno costruito specifici modelli matematici in grado di spiegarne il futuro andamento. Risultato: fermando la caccia l’attuale popolazione di orsi potrebbe ridursi del 70% nei prossimi 10 anni.

Ma se gli orsi sono in aumento, qual è la reazione delle persone che condividono l’areale in cui vivono con quello dell’orso? Secondo le ricerche effettuate da Huber la maggior parte dei cittadini croati sarebbe favorevole a un eventuale aumento della popolazione plantigrada: si tratta di un atteggiamento diametralmente opposto rispetto non soltanto a quello degli altri abitanti del continente (che sembra non amino molto l’orso) ma anche a quello nei confronti dell’accettazione sociale del lupo che in Croazia è molto bassa. “I danni provocati dall’orso nel nostro paese sono molto limitati”, ci spiega Huber. “In termini di denaro si tratta di circa solo 6.000 euro l’anno, che si può tradurre in 6 euro per orso all’anno. Per fare un paragone le cifre nella vicina Slovenia ammontano a 555 euro l’anno per orso, mentre in Norvegia si arriva a 12.668 euro l’anno per orso. Insomma per ogni orso il doppio dei danni che si hanno in totale in Croazia. Ma in ogni caso, i danni – se segnalati – vengono risarciti dalle associazioni di caccia autorizzate, eccetto nel caso si tratti di parchi nazionali e altre aree non riservate alla caccia. In Croazia i danni provocati dall’orso non vengono segnalati, e questo è la dimostrazione che questo grosso animale è ben accetto tra la popolazione locale. E che la gente abbia imparato a conviverci. La maggior parte dei danni che vengono recati sono comunque provocati dagli incidenti tra orso e automobile, oppure nei siti dove i cacciatori posizionano le mangiatoie per gli altri animali selvatici o il bestiame e che, quindi, attraggono anche gli orsi. Casi, infine, di bracconaggio non ce ne sono, ma comunque si può stimare una denuncia ogni anno”.

Eco” contro “eco”

A compromettere la salute e il numero degli orsi nel Gorski Kotar, e in generale della Croazia, sono ben altri fattori. E si tratta comunque di problemi di origini antropiche, spesso legati a una cattiva gestione degli ambienti naturali, in particolare degli habitat in cui vivono questi grandi mammiferi. Se in quanto alla presenza degli orsi in Croazia non si può non essere soddisfatti, la situazione cambia se si valutano le prospettive della loro conservazione. Una conservazione che ovviamente passa per la tutela del loro habitat naturale. E qui iniziano i problemi, stavolta tutti all’interno di prospettive comunque ecologiche ma che hanno finito per scontrarsi. Infatti, negli ultimi anni non si fa altro che parlare di green economy e degli innumerevoli vantaggi che queste tecnologie assicurano all’ambiente. Ma ci sono anche alcuni aspetti negativi, poco noti alle persone. Si tratta degli effetti che questi possono produrre sugli ecosistemi. Nella zona di Fusine, nel Gorski Kotar, è in cantiere un grosso progetto: un parco eolico enorme che prevede una potenza complessiva di 36 MW, con 12 unità da 3 MW. Ebbene, se da una parte questo significa produrre energia pulita, dall’altra questo approccio di tipo “eco” nella prassi risulta per niente ecosostenibile poiché mette a rischio 30 ettari di bosco.

“Questo enorme progetto rappresenta una reale minaccia per l’orso bruno del Gorski Kotar”, lamenta Huber. “Il piano di costruzione è previsto esattamente dove fino a ora era presente l’areale più tranquillo per gli animali, senza la presenza di strade e, soprattutto, dove si trovano le aree in cui le femmine di orso davano alla luce la loro prole durante l’inverno. L’ampiezza delle strade, dalla larghezza fino a 20 metri, il rumore delle pale eoliche e il continuo traffico durante tutto l’anno mettono in serio pericolo l’attività riproduttiva della popolazione di orsi bruni in questa zona. E purtroppo gli studi di valutazione d’impatto ambientale effettuati nell’area non hanno preso in considerazione gli effetti che le costruzioni potrebbero provocare agli orsi e agli altri grandi carnivori”.

Rifiuti che piacciono

Tra le altre minacce c’è anche l’avvicinamento degli orsi alle abitazioni perché attratti dai rifiuti presenti nei cassonetti, per cui li si vede spesso rovistare nell’immondizia. In molti paesi, come il Canada per esempio, o in diversi Comuni del Trentino, esistono i cassonetti “anti-orso”, cioè contenitori con coperchi irrobustiti da diverse serrature che rendono impossibile la loro apertura anche da parte dell’orso più affamato e tenace. “Nel Gorski Kotar, l’habitat naturale degli orsi fornisce loro tutto il cibo che necessitano durante tutto l’anno”, chiarisce Huber. “E in più ci sono anche i cacciatori a nutrire abbondantemente gli orsi, e quindi aumentano artificialmente la capacità dell’habitat. Per cui è essenziale che gli orsi non vengano nutriti dagli esseri umani e dunque il vero problema è il fatto che essi hanno accesso a rifiuti organici nelle discariche e nei bidoni della spazzatura. In questo modo questi animali perdono la paura nei confronti degli esseri umani e diventano ‘orsi problematici’, che vengono per questo regolarmente abbattuti. E se la maggior parte degli orsi diventa un ‘problema’ del genere, in poco tempo la popolazione di 1.000 individui inizierà a calare. Per cui i rifiuti devono essere inaccessibili agli orsi”.

In termini di tutela, la Croazia prevede comunque un piano d’azione per la gestione dell’orso bruno. Anche perché, segnala Huber “un concreto invito per tutelare l’orso arriva anche dall’UE, e all’interno del programma LIFE+ è stato proposto il progetto DinAlp Bear, in cui sono previsti fondi per finanziare l’analisi genetica di tutti gli orsi della Slovenia e della Croazia, a partire da campioni di feci”. Una mappatura che consentirà di capire, tra l’altro, anche l’origine (autoctonia storica? migrazioni da altre aree?) degli orsi oggi presenti nella penisola balcanica.

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