Croazia e Slovenia, corsa alla cittadinanza italiana?
Il 9 febbraio alcune modifiche alla legge 91 del 1992 sulla cittadinanza italiana. Se la comunità nazionale italiana in Croazia e Slovena l’hanno accolta con favore la classe politica dei nostri vicini protesta. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
"Mi diventerò mata! "In questi 2- 3 giorni una marea di gente ha scoperto l’ esistenza della Comunità Italiana. Tantissimi si ricordano adesso di italiani tra i loro antenati, magari non conoscono una parola d’italiano, ma se sarà necessario sono disposti anche a farsi soci della nostra Comunità Italiana" (Intervista tratta da La voce del popolo del 11/02/ 2006).
Di Giorgio di Giuseppe
Con queste poche parole Bruna Benes, segretaria della Comunità Italiana di Fiume, ci chiarisce lo stato d’animo e le aspettative della comunità nazionale italiana in Croazia a seguito dell’ approvazione del Parlamento di Roma delle modifiche alla legge del 5 febbraio 1992 n.91.
Questa nuova normativa, approvata il 9 febbraio di quest’anno, prevede la possibilità del riacquisto della cittadinanza italiana da parte dei nostri connazionali dell’Istria di Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti. Grande è stata la soddisfazione per l’unanime approvazione della legge, attesa da tantissimo tempo, dagli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana.
" Sono molto felice per i connazionali che vedranno ora riconosciuta la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana" ha detto il presidente dell’ Unione Italiana, Maurizio Tremul. "L’ approvazione in via definitiva delle modifiche alla legge sulla cittadinanza italiana è il più grande risultato conseguito nel corso di questo mandato dell’ UI" ha rilevato il presidente della Giunta esecutiva dell’UI. Silvano Zilli.
Grande disagio e molte polemiche ha suscitato invece la nuova legge approvata da Roma nella classe politica slovena e croata. A pochi giorni dall’approvazione, il ministro degli Esteri sloveno Dimitij Rupel alla commissione degli esteri del parlamento sloveno ha così affermato: " La Slovenia risponderà in modo adeguato alle recenti modifiche alla legge sulla cittadinanza italiana volte a consentire l’ acquisizione della cittadinanza italiana anche ai cittadini sloveni residenti sul territorio che fino alla seconda guerra mondiale erano sotto la sovranità italiana", "nel concreto però non ci è possibile illustrare il tipo di reazione perché le modifiche alla legge non sono ancora entrate in vigore in quanto il presidente Ciampi non ha ancora promulgato la legge".
Illustrando di seguito il suo parere in merito alla nuova normativa, ritiene che: " Ci sono delle incongruità con le disposizioni contenute nell’ accordo di Osimo siglato dall’ Italia e dall’ ex Jugoslavia nel 1975". " L’acquisizione di una cittadinanza è una decisione che spetta al singolo individuo". "Faccio affidamento al patriottismo degli sloveni affinché la normativa approvata non abbia l’ampio riscontro che molti temono".
Maggiori preoccupazioni e polemiche ha suscitato la nuova legge in Croazia dove il Presidente della Repubblica croata Stipe Mesic ha dichiarato di " seguire con crescente preoccupazione e di " condannare" gli annunci italiani di questi giorni secondo i quali i rapporti tra Zagabria e Roma potrebbero venir rivisti a causa delle questioni aperte e l’Italia avrebbe intenzione di porre condizioni per l’ avvicinamento della Croazia all’Unione Europea". Soffermandosi poi sulla legge sulla doppia nazionalità, Mesic ha affermato: " L’ iniziativa italiana con la quale si offre la cittadinanza italiana ai cittadini della Repubblica di Croazia, va vista perlomeno con una certa dose di sospetto. L’ Istria, il Litorale, la Dalmazia sono parti indivisibili della Repubblica di Croazia.
Di diversa opinione invece è il deputato al Sabor Damir Kajin che nel corso di una conferenza stampa organizzata a Zagabria ha affermato: "Va tenuto a mente il fatto che anche la Croazia riconosce di anno in anno la cittadinanza croata a circa 15 mila persone di nazionalità croata della Bosnia Erzegovina". Ragionando in merito al possibile impatto, che la misura potrebbe avere ha rilevato che quanti faranno richiesta per il riconoscimento della cittadinanza italiana " non saranno per questo più italiani o meno croati", "Presenteranno questa richiesta per assicurare a se stessi e ai loro figli determinati diritti inerenti all’ ingresso del mondo del lavoro o comunque legati al loro status, per osservare che dal punto di vista politico non cambierà nulla".
Pochi giorni dopo l’intervento del premier Ivo Sanader al Sabor: " Per il governo croato la legge sulle disposizioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei connazionali residenti nella repubblica di Croazia e dei loro discendenti rappresenta una normativa inaccettabile in primo luogo perché in questa si allude ai territori che nel periodo bellico sono stati sotto l’ occupazione italiana". E’ stato il passaggio centrale della risposta resa dal premier Ivo Sanader al deputato al Sabor Furio Radin il quale ha chiesto al Primo Ministro croato di esprimere la sua posizione in merito alle modifiche sulla legge sulla cittadinanza italiana. " Sono intervenuto in merito subito dopo l’ approvazione della legge da parte del parlamento italiano dichiarando due cose: primo che ravvisiamo la decisione di approvare la legge una mossa elettorale di alcune formazioni politiche e secondo prima di esprimerci in merito avremo analizzato i singoli aspetti della legge nel contesto della normativa internazionale" ha affermato Sanader "oggi disponendo di quell’analisi posso dire che il parlamento italiano si è spinto troppo in là. Leggendo il testo si nota che i destinatari della stessa non sono soltanto gli appartenenti alla Comunità italiana in Croazia ma anche i cittadini di nazionalità croata che nel periodo considerato risiedevano nei territori contemplati dal testo di legge".
Chiaro emerge il disagio di una parte importante della classe politica dei due nostri vicini che come afferma il deputato indipendente al Sabor Slavan Letica vedono nelle modifiche alla legge sulla cittadinanza approvate da Roma "un’ulteriore passo verso la capillare strategia di italianizzazione della Croazia".
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