Croazia, come ricordare i luoghi storici “dimenticati”?
Sono violenta conseguenza di regimi ideologici differenti, ma sono accomunati da un presente simile: quello dell’abbandono e del silenzio. In una conferenza tenutasi a Fiume nuovi stimoli su come non perdere memoria di luoghi simbolo delle tragiche vicende dell’alto Adriatico. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il 26 e 27 ottobre scorsi l’ong croata “Documenta” ha promosso a Fiume una conferenza dal titolo: “Cultura contemporanea della memoria: come procedere alla commemorazione delle località scelte sulle isole di Goli, Grgur, Pag e Rab?” (Suvremena kultura pamćenja u Hrvatskoj i Europi: kako dalje na odabranim lokacijama na Golom otoku, Grguru, Pagu i Rabu? ). All’incontro hanno partecipato rappresentanti del consiglio comunale della città, della comunità accademica e della società civile, con l’obbiettivo di elaborare un piano concreto per procedere alla “memorializzazione” di alcuni luoghi di importanza storica per la Croazia. I siti presi in considerazione sono stati il campo di concentramento del regime ustasha “Slana”, sull’isola di Pag; quelli italo-fascisti “Kampor”, sull’isola di Rab, e “Molat”, sull’isola omonima; infine i penitenziari politici del periodo socialista sulle isole di Goli e Grgur.
Anche se simbolo di regimi ideologici differenti, questi luoghi sono uniti da una comune storia di sofferenza e repressione e da una vicinanza geografica, che rende la regione di Rijeka particolarmente interessante per una riflessione sulla cultura della memoria in Croazia. Sfortunatamente, questi siti sono anche uniti da un comune destino di abbandono: esclusi dalle narrazioni di stato, ignorati dai programmi scolastici e dimenticati dalla grande maggioranza della popolazione croata, il ricordo di ciò che è accaduto in queste località rischia di scomparire. In uno stato in cui il revisionismo è costantemente in crescita, si veda il caso di Jasenovac, e le interpretazioni degli eventi della Seconda guerra mondiale vengono spesso dettate da fini politici, salvaguardare questi territori e il loro ricordo diventa per Documenta una necessità.
Quale quindi il modo migliore per ricordare questi luoghi? Durante i due giorni della conferenza i partecipanti hanno proposto diverse idee, volte ad unire le località in un comune progetto commemorativo. A breve termine, le idee più attuabili sono quelle che prevedono soluzioni semplici e concrete come, ad esempio, mostre fotografiche nei musei locali, la creazione di audio-guide per visite individuali e il coinvolgimento degli studenti delle scuole della regione.
Considerando invece un periodo di tempo maggiore e l’apporto di finanziamenti europei, le idee che sono emerse come più interessanti sono quelle che vedono l’apertura di vie turistiche e culturali, la costruzione di un percorso commemorativo che coinvolga tutti, od alcuni, dei luoghi considerati e la proposta di un progetto di youth mobility internazionale. Inoltre, il fatto che Fiume sarà Capitale europea della cultura nel 2020, fornirà l’occasione per trattare il tema a livello più ampio, coinvolgendo artisti locali ed europei e un maggior numero di visitatori.
Il successo di questi progetti negli anni a venire avrebbe poi un’influenza anche sull’Italia; infatti, in particolare per quanto riguarda la commemorazione dei campi di concentramento italo-fascisti di Kampor e Molat, fornirebbe l’occasione alle istituzioni italiane per confrontarsi con le politiche imperialiste del periodo fascista e riflettere sul ruolo avuto in Croazia e negli altri territori occupati della ex-Jugoslavia, un periodo buio della nostra storia, troppo spesso ignorato o messo in secondo piano.
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