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Croazia, cade il governo Orešković

A soli cinque mesi dal suo insediamento l’esecutivo guidato da Tihomir Orešković non ha superato la mozione di sfiducia presentata dall’HDZ. Molto probabili le elezioni anticipate dopo l’estate

17/06/2016, Giovanni Vale - Zagabria

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“Mi dispiace, ero venuto qui con le migliori intenzioni per aiutare il mio paese. Sono un patriota e mi piacciono le sfide e questa era un’esperienza. Sono un po’ triste perché penso che avremmo potuto fare molto di più”. Quando è uscito dal parlamento croato, ieri, Tihomir Orešković era visibilmente afflitto. Dopo nemmeno cinque mesi alla guida dell’esecutivo, questo manager croato-canadese con alle spalle una carriera nel settore farmaceutico, se ne andava a casa “per riposare durante il fine settimana”. Un attimo prima, con 125 voti a favore, 15 contro e 2 astenuti – ovvero quasi all’unanimità – i deputati del Sabor approvavano una mozione di sfiducia nei suoi confronti, relegandolo all’ingrato ruolo di capro espiatorio finale di una crisi politica iniziata praticamente all’indomani delle ultime elezioni legislative. Assieme, anche se con intenzioni diverse, maggioranza e opposizione toglievano così a Tihomir Orešković la veste di Primo ministro, che aveva indossato brevemente e per la prima volta.

Il suo governo è stato il più breve della storia della Croazia indipendente. Nato fragile dopo la notte elettorale dell’8 novembre scorso, che aveva portato ad un sostanziale pareggio tra destra e sinistra e a due mesi e mezzo di consultazioni prima della sua formazione, l’esecutivo di Orešković è stato vittima della traballante alleanza tra l’Unione democratica croata (Hdz) e il fronte indipendente Most. Questa coalizione conservatrice, che in questi pochi mesi si è fatta conoscere più per le sue personalità controverse che per le riforme approvate, si è spaccata definitivamente quando la comunicazione si è interrotta tra i suoi due principali leader, i vice-premier Tomislav Karamarko (Hdz) e Božo Petrov (Most). Dopo settimane di accuse reciproche e richieste di dimissioni lanciate da un membro all’altro della maggioranza, l’Hdz ha deciso di porre fine all’esperienza di governo, trovando il sostengo dei socialdemocratici (Sdp) e di altri partiti minori.

Rimpasto di governo o nuove elezioni?

Diverse, però, sono state le motivazioni che hanno spinto maggioranza e opposizione a votare la destituzione di Orešković. L’Hdz ha rispettato la linea politica voluta dal proprio presidente e ciò, malgrado l’appello di alcuni dei suoi membri (in particolare dei suoi eurodeputati) a non far cadere il governo. La strategia di Karamarko è adesso quella di cercare in aula una nuova maggioranza. Un’operazione in realtà molto difficile dato che il partito dovrà trovare l’appoggio di 76 deputati su 151 prima di ricevere l’incarico da parte della presidente Kolinda Grabar-Kitarović (l’altro ieri l’Hdz ha rivelato di aver per il momento convinto solo 65 membri del Sabor). Al contrario, il partito socialdemocratico (Sdp) dell’ex premier Zoran Milanović chiede che si torni rapidamente alle urne, così come vuole oggi buona parte del fronte indipendente Most. Ieri, infatti, 12 deputati di Most hanno assicurato che non appoggeranno nessun tipo di rimpasto di governo.

In quanto all’ormai ex Primo ministro, Tihomir Orešković si è difeso in aula sostenendo che il vero motivo della mozione di sfiducia presentata dall’Hdz a suo sfavore è da ricercarsi nella nomina del capo dell’Agenzia di intelligence e di sicurezza (Soa), per la quale il premier ha scelto Daniel Markić, contro la volontà del partito di Karamarko. Accusato, tra le altre cose, di aver “tentato di istituire una dittatura”, Orešković si è difeso parlando di “insinuazioni infondate”. “All’inizio avevamo tutti degli obiettivi comuni e la speranza che avremmo potuto migliorare la situazione economica e le condizioni di vita. Sfortunatamente, vediamo che la comunicazione con certi individui, in questo caso con Karamarko, non funziona”, ha concluso Orešković, ricordando che da due mesi non aveva più risposte da parte del leader Hdz. “Qualcuno pensava che sarei stato una marionetta. Sono un uomo che ha 25 anni di esperienza di business alle spalle”, ha concluso.

Oggi le consultazioni cominceranno al Pantovčak, la residenza della presidente Kolinda Grabar-Kitarović. Tutti i partiti vi sono invitati per definire rapidamente se c’è o meno la possibilità di formare una nuova coalizione senza interrompere la legislatura. Altrimenti si andrà al voto, probabilmente dopo l’estate. Karamarko, non presente ieri in aula così come gli altri ministri in quota Hdz, punta ora sul nome di Zdravko Marić, attuale ministro delle Finanze, attorno al quale spera di raggruppare i fatidici 76 deputati. La sua sopravvivenza politica dipenderà probabilmente da questo.

Dopo aver dato le dimissioni da vice-premier mercoledì e aver fatto cadere il governo ieri, il leader dell’Hdz rischia infatti di dover affrontare una scissione interna al partito nel caso in cui un nuovo fallimento dovesse aggiungersi alla lista. Stando ai sondaggi, se si votasse oggi sarebbe l’Sdp di Milanović a spuntarla, cosa che rispedirebbe i conservatori croati all’opposizione per altri quattro anni, dopo una parentesi governativa durata poco più di quattro mesi.

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