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Crisi ucraina: l’UE sia compatta

Non ci sarà una nuova guerra in Ucraina solo per il fatto che la guerra c’è già. Come c’è già stata annessione di parte del suo territorio. Gli obiettivi di Putin e il possibile ruolo dell’Unione europea in questo commento

16/02/2022, Paolo Bergamaschi -

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Sgombriamo il campo da ogni equivoco. Non ci sarà la guerra in Ucraina per il semplice fatto che in Ucraina la guerra c’è già, nella regione del Donbass, così come non ci sarà invasione perché il territorio ucraino è già stato, in parte, invaso, o occupato e annesso, la Crimea.

Quello che potrebbe accadere è il proseguimento delle operazioni militari che la Russia ha iniziato nel febbraio del 2014 dopo la precipitosa fuga da Kiev dell’ex presidente Viktor Yanukovich assediato dalle migliaia di manifestanti che in piazza Majdan chiedevano a gran voce democrazia e rispetto delle libertà civili.

Era stato lo stesso Yanukovich tre mesi prima a stracciare l’accordo di associazione negoziato con l’Unione europea imprimendo al paese una sterzata improvvisa verso Mosca che aveva stizzito l’opinione pubblica.

È da otto anni che l’Ucraina si trova in stato di guerra. Il conflitto è già costato 13.000 morti, un milione e mezzo di sfollati interni più altre centinaia di migliaia di rifugiati in Russia.

Nel Donbass ci si muove con passaporto russo, si parla russo, si paga in rubli e si producono merci che finiscono sul mercato russo. Di fatto è stato trasformato in un pezzo di Russia in territorio ucraino che Mosca usa per destabilizzare e dissanguare Kiev.

La metafora è quella del gatto con il topo. Il Cremlino gioca con l’ex repubblica sovietica mutilando e torturando lentamente la preda. C’è ancora una piccola via di fuga per il topo ma dipende solo dalla volontà del gatto se e come continuare il gioco. A meno che non intervenga un fattore esterno a interrompere gli atti di accanimento.

Bisogna riconoscere, tuttavia, che nonostante la guerra nelle province orientali che si riaccende e si smorza periodicamente con la regia occulta del Cremlino gli ucraini, con coraggio e determinazione, sono riusciti a fare di necessità virtù trasformando la precarietà in normalità.

Il processo di integrazione nell’area economica e commerciale europea procede a un ritmo convincente così come il dialogo politico con Bruxelles. Ma anche in questo caso va precisato che l’allargamento della Nato all’Ucraina, sbandierato dai media europei come ragione primaria del possibile intervento militare russo, non è all’ordine del giorno.

Innanzitutto Kiev non soddisfa i requisiti necessari per l’adesione. Nessuno stato, inoltre, sarebbe così incauto da includere nell’organizzazione un paese in guerra che potrebbe fare scattare l’articolo 5 del trattato che obbliga gli alleati alla solidarietà cioè all’invio di truppe a fianco del membro aggredito.

Siamo sicuri, dunque, che quello che vuole Putin siano solo le garanzie di sicurezza per la Federazione Russa elencate nelle lettere inviate al presidente americano Joe Biden e al segretario della Nato Jens Stoltenberg? Io non ne sono affatto convinto anche se vanno prese nella dovuta considerazione.

L’ossessione dell’autocrate russo è sempre stata quella di ricompattare l’area sovietica sotto altre forme dopo avere definito il crollo dell’Urss in un famoso discorso del 2005 come la più grande catastrofe geopolitica del secolo scorso. L’Ucraina per la sua storia ed il suo apparato industriale è un elemento fondamentale di questo disegno.

Otto anni di guerra nel Donbass non sono bastati per riportare l’ex repubblica sovietica nell’orbita russa. Le scosse generate dal conflitto non sono riuscite a provocare quell’instabilità politica necessaria per ribaltare il governo di Kiev portando al potere le forze più allineate con Mosca.

Ovvio che al Cremlino monti la frustrazione per l’obiettivo mancato. L’escalation militare funge da extrema ratio. Resta un’ultima variabile e questa si chiama Unione europea.

Se l’Europa mostrerà di essere compatta e risoluta con le sanzioni minacciate in caso di aggressione russa Vladimir Putin ci penserà almeno due volte prima di dare il via libera all’attacco. Se, al contrario, la diplomazia europea mostrerà crepe o cedimenti Putin completerà il suo piano militare prendendo due piccioni con una fava: avrà conquistato l’Ucraina e spaccato l’Europa. Uno scenario da brividi per il futuro del vecchio continente.

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