Crimini di guerra: la Croazia apre gli occhi
Sembra che la Croazia sia decisa nel voler perseguire i responsabili dei crimini di guerra compiuti durante il conflitto degli anni novanta. Tra i nomi eccellenti spiccano quelli di noti deputati ed ex generali
A 10 anni dalla fine della guerra, sembra che la Croazia abbia definitivamente deciso di punire coloro i quali, partecipando alla difesa del paese, si sono macchiati di crimini di guerra. In un paese in cui fino alla fine del 1999, durante il governo del presidente Franjo Tudjman, esisteva una presa di posizione politica ufficiale secondo la quale i croati, dal momento che avevano combattuto una guerra di difesa, non hanno potuto commettere i crimini di guerra – adesso, a quanto pare, sono maturate le condizioni per far sì che quei crimini vengano presi in esame, e i colpevoli puniti.
Il procuratore di stato Mladen Bajic, la settimana scorsa ha affermato che il Tribunale dell’Aia ha acconsentito che la Croazia svolga il processo del "caso Mercep", sul quale ha condotto un’indagine durata diversi anni, ma a causa della strategia d’uscita del Tribunale non è stato sollevato l’atto d’accusa nei suoi confronti. Tomislav Mercep, secondo quello che si sa da prima, è accusato per l’uccisione di civili serbi a Vukovar, all’inizio dell’estate del 1991 prima che la città fosse esposta alla brutale aggressione dell’Esercito popolare jugoslavo (JNA) e dei gruppi serbi ribelli. Il suo nome è stato collegato anche alle uccisioni a Parkracka Poljana, paesino della Croazia centrale, dove fu allestito un campo improvvisato in cui i membri della sua unità portavano i civili. Inoltre, viene nominato anche per l’uccisione della famiglia Zec di Zagabria, quando i membri della sua unità uccisero il famoso macellaio di Zagabria, sua moglie e la figlia minorenne.
L’apertura del caso Mercep, nonostante sia stata incitata da parte del Tribunale dell’Aia, accade in modo parallelo con l’indagine contro Branimir Glavas, il quale per responsabilità diretta e di comando, è accusato dagli organi d’indagine croati per parte dei crimini di guerra accaduti a Osijek nel 1991. La procura statale in questi giorni ha affermato che sta svolgendo pure un’indagine sui crimini di guerra a Sisak, città a una cinquantina di chilometri a sud est di Zagabria, dove, durante il 1991 furono uccisi una decina di civili serbi. I media collegano questi crimini con Djuro Brodarac, per anni prefetto della contea, e durante la guerra incaricato della difesa di Sisak.
Sia Tomislav Mercep che Branimir Glavas e Djuro Brodarac per anni sono stati membri di spicco della Comunità democratica croata (HDZ), e anche oggi – benché non più come prima – non sono certo dei personaggi politici insignificanti. Mercep è stato deputato al Parlamento croato, e addirittura candidato alle elezioni del 2000; Glavas è un generale in pensione dell’Esercito croato e per anni è stato prefetto di contea, mentre Brodarac è stato deputato al Parlamento e anche lui prefetto di contea per anni. Oggi, Mercep è presidente di un’Associazione di veterani di guerra e presidente di una piccolo partito politico; Glavas è deputato al Parlamento croato, e Djuro Brodarac, il consigliere del premier Ivo Sanader per lo sminamento.
Tutti e tre, in un modo o nell’altro, sono oggetto delle indagini sui crimini di guerra commessi nel 1991. Se dovessero comparire davanti al tribunale, cosa molto probabile, ciò sarà la prova della decisione del governo croato di togliersi di dosso l’ipoteca di protettore di persone responsabili della morte dei civili serbi in Croazia nel 1991. Per un paese che si sta impegnando per convincere il mondo di essere pronto ad entrare nell’Unione europea entro la fine di questo decennio, sarebbe un grande passo nella soluzione delle pagine oscure del suo recente passato.
Il noto commentatore dello "Jutarnji list" di Zagabria, Davor Butkovic, considera che con il processo ai casi Mercep, Glavas e altri, la Croazia praticamente finirebbe con la storia della Guerra patriottica. "I processi contro Mercep e Glavas", dice Butkovic, "sono un test non solo buono ma anche simbolico alla domanda se siamo finalmente pronti per porre fine alla guerra (o continueremo a perderci nelle ridicole liti nazionalistiche e di sinistra del periodo Tudjman).
Questa "fine della guerra" dieci anni dopo che la guerra è realmente finita, per la Croazia significherebbe un grande sollievo e sgravio, perché poi si finirebbe finalmente di tirare in ballo la Guerra patriottica per questioni non risolte. Il paese in quel caso, senza l’ipoteca del passato, potrebbe rivolgersi verso le questioni vitali dei suoi cittadini e migliorare la loro vita.
Naturalmente, ci si potrebbe chiedere perché ciò non sia stato fatto prima e perché si sia dovuto aspettare così tanto per risolvere queste cose. Ma Tudjman, durante il suo governo, non ha mai avuto all’interno del suo partito una maggioranza che avrebbe approvato la persecuzione dei croati sospettati di crimini di guerra, e a quanto pare nemmeno lui era così incline a quest’idea. Nonostante il fatto che già durante il periodo del suo governo – grazie soprattutto ai non pochi media indipendenti – si sapeva di questi crimini, non c’è mai stata la voglia politica di sanzionare i loro protagonisti.
Nel periodo del governo socialdemocratico di Ivica Racan (dal 2000 fino al 2003), quando il paese era guidato dall’instabile coalizione del centro sinistra, non sono mai stato possibile tenere i processi ai responsabili per i crimini di guerra. Quando fu emessa l’accusa contro il generale Mirko Norac, sulla riva di Spalato, la seconda città della Croazia, si riunirono oltre 100.000 dimostranti, e nell’aria si annusava un possibile colpo di stato. Racan si era comportato in modo altrettanto indeciso anche quando dall’Aia giunse l’accusa per il generale Janko Bobetko, che rifiutò di consegnarlo, giustificando questa decisione con la malattia del vecchio generale, che morì poco dopo.
Il premier Ivo Sanader, giungendo al potere nel 2003 e annunciando come suo scopo principale di far entrare il paese nell’Unione europea, ha condotto in modo deciso la riforma del suo partito – la Comunità democratica croata e da essa ha espulso la maggior parte dei radicali che si opponevano alla collaborazione con il Tribunale dell’Aia. I servizi segreti croati hanno aiutato a localizzare il latitante generale Ante Gotovina, accusato di crimini di guerra, e la sua cattura in Spagna è passata in Croazia senza grosse proteste. Perciò gli analisti credono che l’opinione pubblica, in modo simile, accetterà anche gli eventuali processi a Mercep, Glavas e Brodarac, consapevoli che in questo modo il paese finalmente finirà il periodo bellico e inizierà ad occuparsi dei problemi importanti che gli stanno dinnanzi.
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