Crimine e politica in Bulgaria: i ‘musi’
Chi sono "i musi", chi sono "i lottatori"? E qual è il passato di alcuni dei più popolari politici della Bulgaria? Una panoramica sugli intrecci tra mafia, affari e politica.
Gli eroi del tempo moderno
Vi è un’eterogenea miscellanea di professioni esercitate dai ricchi imprenditori bulgari prima di lanciarsi negli affari: sportivi, economisti ed anche generali. Dopo la caduta del comunismo i più attivi sono stati gli uomini di sport che non hanno esitato ad avviare affari riciclando denaro proveniente dal racket, dal traffico di auto rubate, dal contrabbando e dallo sfruttamento della prostituzione. Di facciata quei "pezzi di manzo" (erano in particolare ex lottatori o ex sollevatori di pesi) erano tutti dipendenti di assicurazioni o di agenzie di security ma in realtà si occupavano del racket e di raccogliere il pizzo presso i commercianti "difesi" o "assicurati". Il 7 marzo scorso un omicidio eccellente ha dato uno scossone a questo mondo. E’ stato infatti assassinato con un proiettile diritto al cuore Ilya Pavlov, l’imprenditore più ricco di Bulgaria, con una fortuna personale che si aggirava sui 1,5 miliardi di dollari. La fine di Pavlov era stata in qualche modo prevista qualche anno fa da Hristo Kalchev, uno dei più letti scrittori bulgari ed autore di decine di romanzi sulla guerra tra bande in Bulgaria e sul mondo underground di Sofia. Nel 1996 in seguito all’assassinio dell’ex-Premier Andrey Lukanov Kalchev scrisse che a breve sarebbe seguita anche la fine di Pavlov. In un’intervista per il quotidiano 24 Chassa, del 20 agosto 2002, lo scrittore affermò: "I veri malfattori in questo Stato sono da ricercarsi tra i manager di alto livello delle ex compagnie di assicurazione quali la VIS, SIK, TIM, Apolo e Balkan, Zora Ins ecc".
Di quelli legati al mondo sportivo ed ora nell’élite politico-economica bulgara il caso dell’attuale segretario del Ministero degli interni, il generale Boiko Borisov, che nel 2001 abbandonò la sua potente compagnia di assicurazioni IPON per entrare direttamente nei ranghi più alti del potere, è uno dei più rilevanti. In passato era la guardia del corpo personale del leader comunista Todor Zhivkov, dopo la caduta del comunismo passò a tutelare la sicurezza dell’ex re in esilio ed ora primo ministro di Bulgaria Simeone II di Sassonia-Coburgo durante le sue visite nel Paese. L’ex guardia del corpo venne poi ringraziata e nominata generale. E’ sicuramente un esempio di una trasformazione tra le più di successo da guardia del corpo, a uomo d’affari ed infine a politico di rilievo e potere.
Il fenomeno bulgaro dei "lottatori"
Dal 1993 il termine "mutra" (letteralmente "muso", utilizzato per indicare i mafiosi) divenne comune nei discorsi di tutti i giorni; contemporaneamente il termine "lottatore" cambiò radicalmente di significato. I "musi" erano fortemente impegnati nel racket e nella riscossione crediti. La maggior parte dei membri di questi gruppi mafiosi erano ragazzetti pompati passati dalle scuole di lotta. Tra il 1993 ed il 1996 si assistette ad un’éscalation degli scontri a fuoco per strada e della guerra tra bande rivali. Tra quelli rimasti sull’asfalto il fondatore della compagnia di sicurezza VIS, Vassil Iiev e Ivo Karamanski, conosciuto con il soprannome "Il Padrino". Grandi imperi economici vennero costituiti in questi anni. Alcuni di questi si sono già sfaldati, altri resistono. Ed alcuni "squali" resistono alle turbolenze. Ad esempio VIS, compagnia di assicurazione che si è guadagnata notorietà più per le frequenti colonne di cronaca nera che non per i suoi servizi di assicurazione, ha ad esempio ristrutturato le sue attività ed ora si occupa in particolare di commercio, sport ed intrattenimento. Lo si riporta in un articolo pubblicato sul quotidiano 24 Chassa intitolato "VIS, professionisti del commercio e del cinema".
Iliya Pavlov, alti e bassi del più ricco di Bulgaria
Iliya Pavlov era un ex atleta di lotta. La sua abilità principale era quella di dare una facciata di legalità ad attività criminose e nel riciclare il denaro sporco. "Multigroup", la sua azienda più conosciuta, divenne una parola pass partout per indicare la "mafia dei lottatori" e così accadde per il termine "multak" con il quale si indicava gli uomini della "Multigroup". Nel marzo del 1995 Iliya Pavlov pubblicò un articolo sul quotidiano bulgaro Duma nel quale affermava che "la lucertola si era tagliata la coda". Da quel momento in poi l’attività delle bande dei lottatori divenne meno palese.
Pavlov era sposato con la figlia di un generale bulgaro dei servizi segreti. Il divorzio con quest’ultima non ha impedito però a Pavlov di restare in stretto contatto con quel mondo e lo dimostra il fatto che il personale dirigente della Multigroup era in gran parte costituito da ex funzionari di alto livello della nomenklatura comunista e da ex membri dei servizi segreti.
La "Multigroup" accusata di riciclaggio e contrabbando non solo a più riprese dalla stampa bulgara ma anche dai servizi segreti tedeschi e da alcuni rapporti spediti a Washington dalla Ambasciata americana di Sofia, è stata costituita grazie a 180 milioni di dollari ottenuti dai fondi neri gestiti dal Comitato centrale del Partito comunista bulgaro grazie alla mediazione di Andrei Lukanov, ex-Premier in seguito alla caduta del regime comunista e poi assassinato nel 1996. Il tutto è stato svelato da Edvin Sugarev, ex parlamentare per il Partito bulgaro UDF. "Multigroup" riuscì però a liberarsi molto in fretta di questo patrocinio. E qualcuno vede l’ombra di Pavlov sull’assassinio di Lukanov,. Pochi giorni prima che l’ex Premier venisse ucciso infatti quest’ultimo aveva avuto una accesa discussione a Mosca proprio con Pavlov. "Sei una mia creatura e ti posso distruggere" aveva affermato Lukanov, "Non dimenticarti che sono io che ora guido il treno" gli aveva risposto Pavlov. E quest’ultimo è stato assassinato proprio il giorno dopo aver testimoniato al processo per l’assassinio di Lukanov.
Intanto dal Ministero degli interni bulgaro arrivano segnali di scoramento rispetto alla lotta la crimine organizzato. "Siamo impotenti rispetto a quello che avviene" hanno dichiarato alcuni funzionari di alto livello del Ministero commentando l’omicidio di Pavlov. I quotidiani Dnevnik, Novinar e Duma hanno riportato le affermazioni del generale Boiko Borisov che in seguito all’uccisione di Pavlov ha ricordato come "attualmente esistono sei o sette gruppi rivali in Bulgaria che prima o poi inizieranno a scontrarsi". Duma, quotidiano espressione della sinistra bulgara, titola in prima pagina che per le strade vi sarebbero circa 8.000 criminali armati e riporta poi altre parole di Borisov che afferma che il crimine in Bulgaria è ben organizzato e molto difficile da sconfiggere. Non vengono invece riportati i commenti della gente comune che da tredici anni sta pagando il prezzo della transizione verso il miraggio dei valori delle democrazie occidentali e dell’economia di mercato.
La guerra dei gangster del 2002
Nel 2002 si è verificata in Bulgaria una serie ininterrotta di omicidi spudorati e spettacolari. Alcuni dei commentatori politici hanno rassicurato la popolazione che in ogni caso si tratta di criminali che eliminano altri criminali. Ma questo certo non può lasciare tranquilli. Altri notano come si stia verificando una recrudescenza del fenomeno dei "lottatori". Trud, quotidiano tra i più letti in Bulgaria, in un articolo titolato "Il brigantaggio non può essere eliminato" scrive di questi omicidi esemplari ed elenca la lista di quelli restati sul terreno: Dimiter, alias Maymuneka Monkey, il capo di una banda specializzata nel furto di auto e nel loro riciclaggio, Hristomira Atanasova, attivo nel business dei prodotti farmaceutici, Dimiter Mastara, formalmente un macellaio, Kiro Akopovic, boss del commercio del gas e Nikolay Koley, pubblico ministero. Rispetto a questi omicidi lo Stato è sembrato impotente e tutti i sistemi di polizia sono finiti knock-down dalla criminalità organizzata e, come commenta Trud scusandosi in anticipo con il Ministro degli interni Petkanov, "putrefà".
Il caso della bodyguard Boiko Borisov
Bioko Borisov è un fenomeno genuinamente bulgaro. Ex lottatore di karate, ex pompiere, ex uomo d’affari di successo ed ora politico di spicco. Nel novembre del 2002 si è permesso addirittura di domandare alle agenzie di sondaggi chiedendo che il proprio nome fosse escluso dalle inchieste sui politici più amati poiché gli altissimi indici di gradimento gli "creavano dei problemi". In un sondaggio relativo al febbraio 2003 realizzato dall’agenzia Meridiana Borisov raggiunge un indice di gradimento del 78%. Sul quotidiano Sega la sociologa Lidia Jordanova ha descritto Borisov come "l’icona dei bulgari". E 24 Chassa sostiene che questo alto gradimento sia legato senza dubbio alla "mano ferma" del generale. I suoi successi non finiscono qui. Nel dicembre 2002 è stato indicato quale "Uomo dell’anno" dal settimanale Club M. Ed è divenuto anche una sorta di nuovo sex symbol. Agli inizi di marzo il quotidiano Sega lo descriveva così: "L’eroe dei nostri tempi è alto 185 centimetri, pesa 92 kg e profuma di muscoli. Le donne che lo ammirano vanno dai 16 ai 66 anni". Un giornalista del quotidiano Douma lo descrive in modo ancor più fantasioso: "L’uomo che porta sempre la barba, dallo sguardo pesante, una mascella importante ed il look di un giovane Don Corleone".
Borisov rimane un’icona per i bulgari nonostante i suoi inquietanti trascorsi di legami con il business sotterraneo bulgaro e le molteplici gaffes fatte presso il Ministero degli interni. La spiegazione? Il suo staff è perfetto nel portare avanti le pubbliche relazioni.
L’azienda IPON di Borisov era tra le più fiorenti nel campo nel business della sicurezza e delle assicurazioni. Dopo essersi catapultato nella politica i media lo hanno interrogato sul suo coinvolgimento in tre compagnie insieme a Rumen Nikolov, della SIK, anche quest’ultima un’azienda di "security". "La mia coscienza è pulita, non sono mai entrato in partnership poco chiare" ha risposto Borissov. Rimangono però dei dubbi e sembra difficile che le aziende nelle quali aveva partecipazioni Borisov si occupassero esclusivamente di supportare lo sport del karate. Lo si afferma nel settimanale finanziario Capital, in un articolo del settembre 2001 titolato "Il re propone la propria bodyguard per il Ministero degli interni".
Il rating stellare del generale Borisov, risultato di una brillante campagna di pubbliche relazioni, riesce però difficilmente a coprire gli "errori" dell’ex guardia del corpo. Uno dei suoi problemi principali è che nonostante "il pungo di ferro" il crimine non è certo in diminuzione, al contrario. Anche se il generale ha più volte dichiarato che l’alto numero di delinquenti in circolazione non è legato ad inefficienze della polizia bensì alle inadeguatezza del sistema giudiziario. "Noi li catturiamo e loro li lasciano andare" è lo slogan fatto circolare da Borisov su tutti i media. Il 2002 è stato costellato da suoi attacchi ai giudici tant’è che è arrivata anche una presa di posizione ufficiale da parte della Corte suprema bulgara che ha portato ad una parziale ritrattazione di Borisov che, in un’intervista a Sega del settembre 2002, si è parzialmente scusato con avvocati e giudici.
Un’altro passo falso è stata la proposta dell’istituzione di visti di uscita per i bulgari che intendono lasciare il Paese per "controllare il flusso dell’immigrazione clandestina". Il quotidiano Sega ha subito sottolineato l’analogia con l’ex regime comunista di Todor Zhivkov quando il Ministero degli interni controllava il viaggio all’estero di tutti i cittadini bulgari.
Ma nonostante un passato torbido e numerosi errori da quando è al Ministero degli interni è impressionante il fatto che raramente vengono pubblicati articoli sulla carta stampata che lo attaccano. Nel dicembre del 2001 il quotidiano Democracy pubblicò nu articolo nel quale si accusava Borisov di possedere un’industria che produceva sigarette di contrabbando, in partnership con un ambiguo uomo d’affari appartenente all’azienda di assicurazioni SIK, Emil Raikov. Nell’ottobre del 2002 Sega riporta le accuse di una prostituta che aveva sostenuto in un’intervista alla Radio nazionale bulgara che Borisov era coinvolto nell’affare della prostituzione titolando "Una prostituta infanga Boiko Borisov". "Un attacco di un’ ex dipendente della polizia di Plovdiv fatto attraverso la voce di questa prostituta" la risposta della sezione di Plovdiv del Ministero degli interni. Sempre Sega ha poi riportato le parole di un giornalista tedesco che alla Munich Radio aveva dichiarato che "In Bulgaria è necessario rinforzare sani principi democratici e non affidarsi a performances di lottatori di karate attempati". E nel 2003 i media non hanno potuto tacere gli inviti rivolti a Borisov dallo stesso Ministero degli interni di non "occuparsi di attività non direttamente correlate al proprio specifico quali sfilate di moda, visite agli asili ecc". Attività collaterali fondamentali però nel creare la mitologia del generale.
La filosofia del pop-folk
Il successo di un "eroe dei nostri tempi" come Boiko Borisov ha una sua spiegazione scientifica. L’antropologa Haralan Alexandrov, consulente dell’Istituto per le relazioni interpersonali di Sofia, ha spiegato in un’intervista per Sega risalente al febbraio del 2003 che la necessità di avere degli eroi è stata ereditata dai tempi pre-moderni. "La capacità della società bulgara di organizzarsi e di strutturare comunità è debole e quindi si necessita, per vedere le cose fatte, di alcuni salvatori".
Tra il 1995 ed il 2000 Alexandrov ha intervistato più di trenta rappresentanti delle attività economiche legali ed illegali con lo scopo di individuare le caratteristiche del loro successo. Nelle sue conclusioni al lavoro di ricerca si legge che "i vincenti", in particolare coloro i quali non hanno ammassato immense fortune e sono sempre rimasti al limite tra legalità ed illegalità, hanno sviluppato una sorta di versione bulgara del darwinismo sociale. La società umana non sarebbe cioè che la continuazione della giungla, dominata dalla legge della sopravvivenza, solo gli individui più forti e con più capacità d’adattamento sopravvivono.
I ritornelli di alcune tra le canzoni più popolari in Bulgaria di pop-folk, genere conosciuto in altri Paesi come turbofolk, affermano: "Solo se hai soldi la gente ti ama" o "Voglio avere un centinaio di Mercedes Benz e guidarle per cento anni". "Permettere di esser guidati da queste false verità nell’interpretare il mondo è una miseria e significa rinunciare a controllare la propria vita, significa identificarsi in un eroe chalga (chalga è il termine bulgaro per designare la musica tradizionale). Per gli imprenditori bulgari identificarsi con questi eroi porterà sicuramente alla catastrofe" è il commento finale di Alexandrov.
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