Cooperazione decentrata, programmazione partecipata e democrazia locale
Il Museo Nazionale di Kraljevo (Serbia) ha ospitato la chiusura dei lavori di programmazione partecipata dell’associazione Tavolo trentino con la Serbia. Due interviste per comprendere meglio il significato di questo percorso
Era il 2002 quando iniziò, con un corso di formazione per promotori del territorio, il rapporto di cooperazione tra la comunità trentina e quella di Kraljevo. In cinque anni di attività si sono moltiplicati i settori interessati da questa relazione, intorno alla quale oggi gravita un universo eterogeneo di attori che animano i rispettivi territori.
Proprio per la quantità e la varietà di ambiti e soggetti, si è resa necessaria un’evoluzione nella strategia e nel metodo di pianificazione delle attività future. La programmazione partecipata rappresenta una delle modalità di rinnovamento della cooperazione internazionale, in particolare della cooperazione decentrata, ovvero la condivisione con i partner degli obiettivi di fondo, dell’ideazione e la programmazione degli interventi, non limitandosi al solo quadro progettuale.
E’ interessante notare come gli effetti dell’iniziativa abbiano sconfinato l’ambito della cooperazione tra Trentino e Kraljevo, e abbiano aperto un inedito spazio di confronto tra istituzioni locali e società civile all’interno della stessa città serba.
Di seguito riportiamo le interviste realizzate con due dei principali promotori del percorso di programmazione partecipata, conclusosi a Kraljevo il 25 e 26 marzo: Emiliano Bertoldi, membro del direttivo del Tavolo trentino con la Serbia e responsabile dell’area "Sviluppo locale", e Ilija Petronijevic, coordinatore dello staff locale dell’associazione.
EMILIANO BERTOLDI
Come si è strutturato il percorso di programmazione partecipata tra Trentino e Kraljevo?
E.B.: il percorso di programmazione partecipata è durato all’incirca 3 mesi ed è stato basato su gruppi di lavoro suddivisi tra le varie tematiche che corrispondono ai diversi settori di intervento. Questi percorsi di lavoro paralleli si sono ricongiunti nei due giorni di incontri a Kraljevo il 25 e il 26 marzo. Nell’occasione 25 italiani – persone singole o rappresentanti di associazioni, cooperative e istituzioni locali della comunità trentina interessate nella relazione con il territorio di Kraljevo – si sono confrontati con i soggetti omologhi serbi, avendo l’occasione di fare il punto sui 5 anni di coooperazione passati, tracciare le linee di indirizzo per gli anni futuri e poi nello specifico definire insieme le attività progettuali per il 2007.
Qual è l’elemento chiave per il successo di un tale approccio alla cooperazione, anche in relazione al contesto di Kraljevo?
E.B.: forse l’elemento più importante è quello della condivisione di comunità, ovvero è importante che entrambe le comunità che si mettono in relazione si percepiscano come tali, cioè come rappresentative della totalità e non come piccolo pezzo legato allo specifico progetto o attività di cui loro sono magari direttamente responsabili. Di conseguenza, per esempio, i gruppi che si mettono in relazione rispetto alla gestione di attività sulle diverse abilità, piuttosto che quelli che insistono sull’inserimento lavorativo o la cura e la promozione del territorio in un’ottica di turismo responsabile, devono sì occuparsi del loro settore ma con la consapevolezza di essere parte di un qualcosa che in definitiva è la relazione tra le due comunità.
Pensi che questo tipo di approccio alla cooperazione possa essere un elemento di spinta verso una maggiore democraticità dei processi decisionali nell’ambito dell’amministrazione locale serba?
E.B.: direi proprio di sì. Programmazione partecipata significa relazionarsi con tutti i soggetti coinvolgibili sul territorio e non solo con i vertici istituzionali degli enti locali o dirigenziali delle diverse associazioni. Se per il Trentino questo coinvolgimento è risultato più semplice, per il contesto serbo questo non è stato così immediato. Però è altrettanto vero che forse per la prima volta i rappresentanti delle istituzioni – nella fattispecie dell’amministrazione comunale di Kraljevo, del Museo Nazionale e dell’Agenzia Statale per il Turismo – si sono confrontati alla pari con le associazioni e i soggetti della società civile e non come coloro che programmano dall’alto la ricaduta sul territorio delle attività.
Quali pensi siano i risultati concreti raggiungibili nel breve periodo da questa esperienza di programmazione partecipata?
E.B.: innanzitutto, anche se può sembrare banale, il fatto che le attività progettuali specifiche previste per il 2007 siano vissute dai soggetti con un senso di ownership reale, con la conseguente consapevolezza diffusa di responsabilità all’interno della relazione di comunità. Inoltre, e questi sono risultati che già si vedono, c’è stato un deciso allargamento della rete sul territorio trentino. Una rete che sta puntando davvero ad essere quantomai rappresentativa di tutta la comunità trentina nelle sue varie diversità. Un processo di allargamento che, anche se con qualche difficoltà in più, sta maturando anche a Kraljevo. Presumo che in un futuro anche molto prossimo, non saremo più noi come associazione a gestire le attività con i partner locali, ma che saranno i soggetti omologhi dei territori che attraverso noi collaboreranno nella realizzazione delle attività progettuali.
ILIJA PETRONIJEVIC
Lo staff locale del Tavolo trentino con la Serbia rappresenta il fondamentale punto di contatto tra le due comunità. Qual è stato il tuo ruolo all’interno del processo di "Programmazione partecipata"?
I.P.: all’interno del mio ruolo di coordinamento delle attività del Tavolo qui a Kraljevo, ho cercato di promuovere tra i partner serbi questo approccio di metodo alla cooperazione non solo come strumento più efficace per la realizzazione delle iniziative, ma soprattutto per il suo alto valore democratico. Se si includono più soggetti nel processo di pianificazione quello che si ottiene è sicuramente una decisione finale più condivisa. Non è più solo democrazia formale ma è un esercizio pratico di democrazia.
Come hanno accolto i partner locali questo tipo di approccio? Quali sono state le tue sensazioni?
I.P. : come per ogni novità, anche per questo strumento è servito del tempo perché fosse recepito e fatto proprio dalla comunità locale. Questo perché esistono diversi livelli di conoscenza, diversi back-ground, diversi tipi di approcci al lavoro tra gli stessi partner serbi, non solo tra serbi e italiani. Ognuno ha perciò fornito diversi tipi di feed back in accordo con le proprie competenze e con le capacità singole o della struttura di appartenenza.
Pensi che un tale tipo di approccio sia compatibile con la cultura amministrativa serba, o con la tradizione jugoslava di gestione del territorio?
I.P. : non partirei da questo punto, ovvero se esiste "compatibilità" con il sistema o la tradizione, perché da questo punto di vista niente di tutto ciò è compatibile. Nell’amministrazione locale esiste una metodologia di lavoro molto approssimativa e troppo "povera". Il punto è un altro: noi dobbiamo vedere se c’è la possibilità di cambiare il loro modo di lavorare. Da questa angolazione a mio modo di vedere esistono due modi di approciare il problema. Se noi ci muoviamo solo come associazioni del territorio (Tavolo trentino con la Serbia e i suoi partner locali, come l’Agenzia per la Democrazia Locale) non otterremo grandi risultati. Ma se noi a questo tipo di pressioni dal basso aggiungiamo quelle che vengono dai grandi finanziatori, in primis la Commissione Europea che pretende come precondizioni per ottenere fondi questo tipo di processi decisionali più democratici, allora penso che qualcosa nel modo di operare e di relazionarsi con il territorio all’interno delle amministrazioni locali possa cambiare.
Normalmente quali sono gli strumenti che l’amministrazione locale usa per coinvolgere la cittadinanza nel processo decisionale?
I.P. : Penso che non venga utilizzato nessun tipo di strumento: per due motivi. Primo: siamo in una fase primordiale di sviluppo del governo locale, la municipalità reagisce giorno per giorno ai problemi che emergono e quindi non esiste oggi una strategia di medio-lungo periodo che si possa chiamare tale. Secondo: il cittadino non viene e non si aspetta di essere coinvolto, il suo ruolo di soggetto democratico si esaurisce nel momento del voto e chi viene eletto non percepisce come suo compito il continuo relazionarsi con i bisogni che emergono via via dal territorio.
Qual è stato il risultato più importante della programmazione partecipata?
I.P. : è ancora presto per dire cosa sia effettivamente emerso di concreto. Uno degli "effetti collaterali" più positivi che ho notato, che da un lato può sembrare un paradosso, è il fatto che per la prima volta molte delle organizzazioni locali che operano da anni sul territorio si sono incontrate con l’amministrazione locale di Kraljevo per trovare soluzioni condivise e percorribili per il futuro. Creare questo tipo di spazi di confronto è già un grande risultato. In merito ai contenuti degli incontri tra partner trentini e locali ad oggi posso solo dire che alcuni hanno sfruttato fino in fondo il poco tempo a disposizione lasciandosi con idee progettuali praticamente già definite
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