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Area: Turchia

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Condannati a morte

La situazione dei prigionieri politici nelle carceri turche. I casi di Güler Zere e Erol Zavar, in pericolo di vita. Le voci di famigliari ed avvocati, la mobilitazione della società civile per la loro liberazione

25/09/2009, Alberto Tetta - Ankara

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Güler Zere ha 37 anni. Da quando ne ha 22 si trova in carcere perché militante del marxista Partito Rivoluzionario per la Liberazione del Popolo-Fronte (DHKP-C), illegale in Turchia. Nel febbraio 2009 le è stato diagnosticato un tumore maligno alla pelle. L’11 marzo 2009 il suo avvocato, Oya Aslan, ha presentato una domanda di sospensione della pena alla Procura della Repubblica di Adana, affinché la Zere possa essere curata in un ospedale civile. Dopo cinque mesi l’Alto Istituto di Medicina non si è ancora espresso sul caso della detenuta, le cui condizioni di salute nel frattempo sono peggiorate. Secondo i medici che la seguono, anche se la Zere fosse curata in un ospedale civile le possibilità che possa sopravvivere sono solo del 30 per cento.

In questi mesi più di sessanta organizzazioni tra cui l’Associazione per i Diritti Umani, l’Ufficio Legale Popolare e la Fondazione Turca per i Diritti Umani hanno dato vita ad una campagna per la liberazione di Güler Zere. In tutto il Paese sono state organizzate manifestazioni e iniziative pubbliche. L’avvocato della Zere, intervistata da Osservatorio Balcani e Caucaso, ha ripercorso le tappe della mobilitazione:

"Abbiamo messo inserzioni sui giornali, organizzato volantinaggi, organizzato manifestazioni e conferenze stampa pubbliche in tutto il Paese. I familiari e gli amici si sono accampati davanti all’Ospedale Universitario di Çukurova, abbiamo iniziato un presidio permanente davanti alla sede dell’Alto Istituto di Medicina. I giornali hanno pubblicato un appello firmato da intellettuali e artisti. Stiamo inviando al ministero della Giustizia fax di protesta. Abbiamo incontrato un gran numero di parlamentari che ci appoggiano. Abbiamo manifestato davanti al Parlamento. Ogni venerdì manifestiamo per le strade di Istanbul."

Nonostante la mobilitazione, però, nessun organismo ufficiale ha ancora preso posizione e Güler Zere peggiora.

Il 7 settembre il deputato del partito Repubblicano del Popolo Malik Ecder Özdemir, membro della Commissione Parlamentare Investigativa sui Diritti Umani, ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Abdullah Gül affinché conceda la grazia alla Zere viste le sue gravi condizioni di salute. Per ora Gül tace.

La condizione di Güler Zere è molto simile a quella di un altro detenuto: Erol Zavar.

Zavar si trova in carcere dal 2001 dopo essere stato condannato per "aver tentato di sovvertire l’ordine costituzionale dello Stato" in quanto caporedattore del mensile indipendente Odak, vicino a diversi gruppi marxisti illegali. Ad Ankara la moglie Elif ci ha raccontato la storia del marito e la lotta per la sua liberazione che sta conducendo con l’appoggio dell’Associazione per i Diritti Umani:

"Nel settembre del 1999 Erol è stato operato per la prima volta per un cancro al sistema urinario. I medici erano ottimisti, secondo i controlli trimestrali le sue condizioni erano in via di miglioramento. Nel gennaio del 2001, però, è stato arrestato e da allora è detenuto nel carcere di tipo F di Sincan nei pressi di Ankara. Dopo il suo arresto abbiamo subito fatto presente alla direzione del carcere che Erol era malato e che doveva sottoporsi a controlli trimestrali. Tuttavia con diversi pretesti, per esempio che avevano perso i referti che gli avevamo consegnato, non gli hanno consentito di uscire dal carcere per essere visitato fino al febbraio 2004 quando, in seguito a più di due anni di proteste e al peggioramento delle sue condizioni di salute, è stato trasferito all’ospedale di Edirne, dove hanno scoperto che il tumore diagnosticatogli nel 1999 era peggiorato. Il 17 febbraio è stato operato una seconda volta. Da allora le condizioni di mio marito sono peggiorate ulteriormente, ad oggi è stato sottoposto a 18 operazioni, una ogni tre mesi. Dopo ogni intervento viene ricondotto in cella di isolamento. Questo trattamento non è umano, la sua pena dev’essere sospesa."

Molte associazioni e gruppi si sono mobilitati in questi anni per chiedere la liberazione di Erol Zavar. Tra gli altri la Fondazione Turca per i Diritti Umani, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani, l’Ordine dei Medici di Ankara, l’Ufficio di Ankara dell’Associazione per i Diritti Umani. Il 3 agosto, durante una conferenza stampa a Istanbul, anche l’Unione dei Medici Turchi si è appellata al presidente Gül perché conceda la grazia a Zavar. Dal 16 al 20 agosto i membri del Coordinamento per il Diritto alla Vita di Erol Zavar hanno promosso uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di tutti i detenuti malati in pericolo di vita.

Quelli di Güler Zere e di Erol Zavar non sono casi isolati in Turchia. Secondo l’Ufficio Legale Popolare sono 20, ad oggi, i detenuti gravemente malati in pericolo di vita, molti dei quali hanno il cancro. Quest’anno sette detenuti sono morti in carcere a causa di malattie gravi. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, inoltre, stimano che tra il 2000 e il 2009 siano stati 306 i detenuti morti in carcere.

Il Codice Penale Turco e la legge 5275 prevedono che il Pubblico Ministero possa decidere per la scarcerazione temporanea di un detenuto malato se le sue condizioni di salute sono gravi. In pratica, però, è molto difficile che questo avvenga perché l’Alto Istituto di Medicina, l’organismo che redige i rapporti medici di cui si servono i Pubblici Ministeri, in questi anni si è espresso a favore della scarcerazione dei detenuti malati molto di rado.

L’Associazione Contemporanea dei Giuristi denuncia da tempo la "parzialità e la superficialità" dei referti redatti dall’Alto Istituto di Medicina. In particolare, a preoccupare l’associazione, è proprio l’operato del III Consiglio Specialistico dell’Alto Istituto, quello incaricato di valutare le domande di sospensione della pena dei detenuti malati, e della sua presidente Nur Birgen.

La Birgen, infatti, è stata al centro di molti scandali che hanno coinvolto l’Alto Istituto di Medicina. Nel 1995 l’Ordine dei Medici decise di radiarla poiché aveva firmato un referto secondo il quale sette persone che erano state vittima di tortura presentavano semplicemente "ecchimosi", "abrasioni" e "eritemi". In seguito il suo ricorso venne accolto dal tribunale, che ordinò il suo reintegro nell’Ordine. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, durante le indagini sulla repressione della rivolta nelle carceri del 1999, definì i rapporti dell’Alto Istituto di Medicina come "parziali e inattendibili". Infine, nel 2001, la Birgen ha sottoscritto un referto secondo il quale l’ex direttore dei servizi segreti turchi, İbrahim Şahin, condannato nell’ambito del processo Susurluk e ora accusato di essere tra le menti del organizzazione Ergenekon, era affetto da "amnesia". In base a questo referto, Şahin venne graziato dall’allora presidente della Repubblica Ahmet Necdet Sezer.

Il presidente della Repubblica Abdullah Gül ha deciso il 20 luglio scorso di istituire una commissione di inchiesta sul lavoro dell’Alto Istituto di Medicina, che analizzerà i referti redatti tra 2007 e il 2009. Questo è certo un passo avanti. Per Güler Zere, Erol Zavar e gli altri detenuti gravemente malati potrebbe però già essere troppo tardi.

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