Combattere l’intolleranza: la vitalità trans negli Stati post-jugoslavi
Un libro di recente pubblicazione, “Transgender in the Post-Yugoslav Space: Lives, Activisms, Culture”, racconta le storie sconosciute delle vite, dell’attivismo e della cultura trans negli stati post-jugoslavi
(Originariamente pubblicato da BIRN )
Secondo il collettivo di 12 autrici e autori di "Transgender in the Post-Yugoslav Space: Lives, Activisms, Culture", la transfobia rimane profondamente radicata nonostante i progressi.
Un libro di recente pubblicazione, “Transgender in the Post-Yugoslav Space: Lives, Activisms, Culture”, racconta le storie sconosciute delle vite, dell’attivismo e della cultura trans negli stati post-jugoslavi.
Scritto da un collettivo interdisciplinare di 12 autrici e autori, fa luce sulla sopravvivenza della comunità transgender in una regione post-jugoslava nota per la sua radicata transfobia. Il libro sottolinea anche il potenziale di auto-trasformazione e apre una nuova prospettiva critica per l’impegno sociale di sinistra nella regione.
“Qui ci opponiamo a violente forze di separazione come l’omofobia e la transfobia, ma diamo anche voce alle nostre esperienze, ci sosteniamo a vicenda e scriviamo di vite queer e trans – quindi di noi stessi – nella storia della regione”, ha detto a BIRN uno dei curatori, Bojan Bilić, sociologo all’Università di Vienna.
Il volume, pubblicato dalla Bristol University Press in ottobre (la versione in serbo-croato-bosniaco è invece pubblicata dal Multimedia Institute di Zagabria, in Croazia), racconta le vite e le esperienze trans in Serbia, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo e Slovenia, ma anche l’attivismo e la cultura trans in generale nello spazio post-jugoslavo.
Secondo il co-curatore Aleksa Milanović della Facoltà di Media e Comunicazione di Belgrado, la comunità trans nella regione post-jugoslava è diventata visibile solo dieci anni fa. “Praticamente nello stesso momento in cui è diventata visibile a livello globale, soprattutto negli Stati uniti. In quel periodo, nella nostra regione si sono formati organizzazioni non governative e gruppi informali di attivisti che si occupano della promozione dei diritti delle persone trans, di genere non binario e intersessuali”, racconta a BIRN.
“L’aumento della visibilità delle persone trans nei media, così come l’impegno delle organizzazioni di attivist* per migliorare i diritti delle persone trans, ha portato ad un aumento della transfobia diffusa principalmente dall’estrema destra, ma anche da gruppi anti-gender e iniziative anti-trans che non appartengono necessariamente alla parte destra dello spettro politico", aggiunge.
La comunità è più visibile, ma l’intolleranza rimane
Nella vecchia Jugoslavia federativa socialista, l’omosessualità era un reato punibile con una pena fino ad un anno di carcere. I dati ufficiali della magistratura jugoslava mostrano che dal 1951 al 1977 più di 500 uomini furono arrestati a causa della loro omosessualità.
Nel 1977, tuttavia, alcune delle repubbliche jugoslave (Croazia, Slovenia e Montenegro) depenalizzarono l’omosessualità e la rimossero anche dall’elenco dei disturbi mentali.
Anche prima di diventare un paese comunista dopo la seconda guerra mondiale, la Jugoslavia era nota per la sua cultura patriarcale e una mentalità in cui gli orientamenti sessuali alternativi non erano accettati.
Dopo il crollo della Jugoslavia nel 1991, la comunità LGBT è diventata più visibile, ma l’intolleranza rimane diffusa.
Milanović nota che le persone trans nei paesi post-jugoslavi subiscono ancora il rifiuto da parte di famiglia e società.
“Il problema principale è il rifiuto da parte della famiglia, particolarmente visibile all’inizio della pandemia di COVID-19, quando la maggior parte dei giovani trans è stata costretta a rimanere in una cerchia familiare poco solidale. Inoltre, violenza e discriminazione sono presenti nel sistema scolastico, quindi un gran numero di persone trans ha abbandonato l’istruzione superiore e ha terminato la scuola superiore part-time o ha rinunciato all’università", spiega Bilić.
"Ci sono anche molti problemi nel mercato del lavoro, dalla discriminazione verbale e fisica all’impossibilità di trovare lavoro a causa di una discrepanza tra il genere nei documenti e l’espressione di genere", aggiunge.
Nel loro percorso verso l’adesione all’Unione europea, alcune delle ex repubbliche jugoslave hanno reso i loro sistemi legali più aperti alla comunità LGBT. Nell’aprile 2021, la Macedonia del Nord ha approvato un emendamento alla legge sul registro delle nascite, che consente alle persone transgender di dichiarare più facilmente la propria identità di genere.
La Macedonia del Nord ha modificato la sua legge dopo che, nel gennaio 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata contro il paese in un caso in cui una persona transgender (la cui identità è rimasta segreta) ha fatto causa per violazione dei suoi diritti fondamentali e ha ricevuto 9.000 Euro di danni.
Nell’ultimo decennio, Serbia e Montenegro hanno adottato leggi sull’assicurazione sanitaria che coprono i costi della transizione medica per le persone trans. I fondi sanitari montenegrini coprono tutti i costi della transizione chirurgica, mentre in Serbia il 65% dei costi è coperto dallo Stato. Altri paesi della regione devono ancora regolamentare questo tema.
Il riconoscimento legale dell’identità transgender, che implica la possibilità di cambiare i dati nei documenti personali (genere, codice fiscale e nome), è regolamentato in modo diverso nei paesi della regione.
“Ad esempio, in Serbia, le procedure chirurgiche non sono più un requisito per il riconoscimento legale del genere. Tuttavia, al fine di modificare le informazioni nei documenti, una persona deve ricevere una diagnosi psichiatrica ed essere in terapia ormonale da almeno un anno", spiega Bilić.
Arte e attivismo contro la rappresentazione negativa
Il libro spiega che se la comunità trans è diventata più visibile nei media regionali, la rappresentazione è per lo più negativa. Secondo l’analisi del 2022 dell’ONG serba Kolektiv Talas TRV, i media rafforzano pregiudizi e stereotipi sulla comunità trans, il che aumenta ulteriormente la discriminazione.
“I media presentano principalmente le persone trans e il tema transgender in modo negativo, il che contribuisce al rafforzamento della transfobia. Ciò è particolarmente evidente in Serbia, dove l’analisi dei resoconti dei media ha mostrato che circa il 65% degli articoli analizzati è caratterizzato da cronaca sensazionalistica e non professionale", osserva Milanović.
Il libro sottolinea l’importanza dell’attivismo artistico nella comunità trans, sottolineando che nel 2019 le performance in Croazia, Serbia e Montenegro hanno aumentato la visibilità della comunità. Si citano anche le due campagne dell’ONG Sarajevo Open Center, che utilizzavano canzoni popolari della tradizione come slogan per combattere l’omofobia e la transfobia.
"Speriamo che il nostro tassello nel mosaico transnazionale dell’emancipazione trans affini gli strumenti che utilizziamo per celebrare la vitalità trans e realizzare un cambiamento sociale che affermi la vita", conclude Bilić.
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