Città europee, la frontiera della coesione
Come fare in modo che le città siano luogo di diritti e qualità della vita e non di divisione e emarginazione? Le istituzioni europee, tramite la politica di coesione, stanno cercando di trovare soluzioni
Negli ultimi decenni le zone urbane hanno subito una serie di trasformazioni profonde. Sempre più giovani si spostano in città in cerca di una migliore prospettiva di vita e di lavoro, abbandonando i piccoli borghi e le aree rurali. Oggi sono circa 359 milioni di europei che abitano i centri urbani dei 27 paesi membri, una tendenza che si prospetta in crescita entro il 2050, col rischio di provocare un’espansione urbana incontrollata e insostenibile. Nel mentre, le zone periferiche urbane e suburbane si stanno trasformando in linee di confine, sempre più spesso abbandonate a se stesse, con aree marcate dal degrado, infrastrutture dismesse, frammentazione delle relazioni sociali e un crescente divario tra i cittadini.
Di fronte alle molteplici sfide odierne, quali l’invecchiamento demografico, la disoccupazione, l’esclusione sociale, ecc., le amministrazioni locali non sono più in grado di far fronte alle esigenze del territorio, ad alleggerire la pressione e offrire servizi pubblici adeguati. La situazione viene aggravata ulteriormente dal livello di inquinamento in costante crescita e dal cambiamento climatico.
Questo è un panorama che accomuna molte città europee oggigiorno e urgono interventi a livello comunitario per invertire il declino, rendendo le città più abitabili, e promuovendo lo sviluppo territoriale sostenibile e la coesione sociale.
Sviluppo urbano, prerogativa degli stati membri ma…
La politica di sviluppo urbano rimane una prerogativa esclusiva dei singoli stati membri dell’Unione. Ogni potenziale intervento da parte delle istituzioni comunitarie in materia deve essere prima coordinato con questi stati, e non sono in molti quelli interessati a supportare l’intervento dell’Ue. Tra chi sostiene debba essere dato maggior spazio alle istituzioni Ue si distinguono la Francia e la Polonia, seguiti dalla Repubblica Ceca e la Germania. Tuttavia, negli ultimi tre decenni, il consolidamento dell’interesse europeo sulle questioni urbane è andato crescendo. La Commissione ha realizzato diversi interventi seguendo un’ottica di contrasto comune alle problematiche condivise nello spazio europeo, nel rispetto delle differenze e delle diverse realtà con cui convivono le aree urbane dei paesi membri.
Lo strumento principale che ha reso possibile l’intervento diretto europeo a livello urbano è stato la politica di coesione. Basandosi sull’obiettivo primario del perseguimento della coesione economica, sociale e territoriale, la Commissione ha potuto finanziare diverse azioni di rigenerazione urbana nelle aree svantaggiate e/o rivitalizzazione di infrastrutture esistenti, restituendo ai cittadini nuovi spazi di aggregazione e socializzazione. Ciò è stato reso possibile in particolare grazie al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che ha una duplice valenza: da un lato, si pone l’enfasi sul concetto di coesione territoriale, per promuovere uno sviluppo territoriale bilanciato e armonico nello spazio europeo. Dall’altro lato, si forniscono contributi economici per la realizzazione di interventi di natura sperimentale nelle aree urbane dei paesi membri.
Con il passare del tempo, i fondi FESR si sono convertiti in un terreno fertile per lo sviluppo urbano sostenibile, rafforzando indirettamente la dimensione urbana della politica di coesione. Nel corso periodo finanziario 2014-2020, la regolamentazione dei fondi strutturali ha previsto che un minimo di 5% dei fondi FESR allocati a ciascun paese membro dell’UE dovesse essere investito a favore di iniziative integrate che mirino a bisogni specifici del territorio e promuovano lo sviluppo urbano sostenibile. La messa a disposizione di fondi europei dedicati ha fornito alle autorità urbane a livello locale un nuovo orizzonte di respiro, permettendo così l’attuazione di interventi di ampio spettro, andando a volte anche oltre i rigidi confini amministrativi per affrontare in modo adeguato le problematiche locali.
I risultati di questi finanziamenti si stanno raccogliendo adesso. Focalizzandoci sui paesi balcanici, si nota di primo impatto una situazione eterogenea in materia di politica urbana a livello nazionale. Per esempio, la Bulgaria e la Grecia non dispongono ufficialmente di una politica urbana. Tuttavia, gli interventi sopracitati vengono comunque realizzati attraverso diversi strumenti legislativi interni.
Durante il 2014-2020, la Bulgaria ha allocato per lo sviluppo urbano sostenibile circa 715 milioni di euro, ossia il 20% del proprio budget proveniente dai fondi FESR, superando di gran lunga la soglia del 5%. Mentre nella vicina Romania, lo sviluppo urbano sostenibile ha costituito il terzo obiettivo di intervento a livello nazionale, ottenendo circa il 10% dei fondi FESR allocati al paese per lo stesso periodo finanziario. Tali fondi costituiscono il principale strumento finanziario di intervento per lo sviluppo urbano della Romania, concentrandosi principalmente sullo sviluppo delle infrastrutture, la rivitalizzazione delle aree urbane e la creazione di spazi verdi a beneficio della cittadinanza.
Uno strumento per sfide condivise
Durante lo scorso settennato, in aggiunta ai fondi FESR, la Commissione ha messo a disposizione delle autorità urbane delle risorse aggiuntive attraverso l’iniziativa Urban Innovative Actions (UIA). Le città con più di 50 mila abitanti hanno avuto l’opportunità di competere tra loro per aggiudicarsi dei finanziamenti fino a 5 milioni di euro per testare a livello locale nuove soluzioni che affrontino questioni relative allo sviluppo urbano sostenibile e che abbiano rilevanza a livello comunitario. Il valore complessivo messo a disposizione era pari a 372 milioni e sono stati finanziati circa 90 progetti presentati direttamente dalle autorità urbane.
Visti i risultati soddisfacenti, UIA è attualmente in fase di trasformazione in uno strumento permanente chiamato Iniziativa Urbana Europea, sotto il cui raggio d’azione rientrano tutte le città europee senza vincoli di dimensioni, puntando così allo sviluppo di nuove capacità e soluzioni innovative alle sfide urbane di rilevanza comunitaria. I fondi messi a disposizione attualmente sono 450 milioni da distribuire entro il 2027.
Visti i tempi che corrono e il moltiplicarsi delle sfide transnazionali, che vanno dall’aumento dell’ineguaglianza al degrado ambientale e alla digitalizzazione, è stato inoltre deciso di alzare l’asticella dei fondi europei destinati al settore dello sviluppo urbano sostenibile, passando dal 5 all’8% dei fondi FESR spettanti a ciascun paese membro. Rimane comunque da vedere come saranno distribuiti a livello locale questi fondi, visto che la responsabilità della loro allocazione spetta sempre ai governi nazionali.
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