Cipro Nord, nuova coalizione di governo
Nuova coalizione di governo a Cipro Nord, formata da due forze di centro destra. Il rimpasto, prodotto da tensioni fra Ankara e l’ex-maggioranza turco-cipriota, potrebbe riflettersi sui negoziati con i greco-ciprioti
L’ultima legislatura nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), iniziata nell’estate 2013, continua ad essere caratterizzata da instabilità e alleanze precarie. Quasi tre anni fa il CTP (Partito repubblicano turco, di centro-sinistra), designato dalle urne quale forza di maggioranza relativa (21 seggi su 50), ha dato vita ad un governo di coalizione con il Partito democratico. L’accordo fra i due partiti è però giunto al termine lo scorso luglio, dando luogo ad un rimpasto di governo, con una nuova maggioranza formata da CTP e UBP (Partito di Unità Nazionale, nazionalista), le due principali forze politiche turco-cipriote. La grande coalizione, tuttavia, è durata solo nove mesi. Le divergenze emerse fra CTP e UBP derivano da note incompatibilità ideologiche, ma anche da più recenti e pragmatici attriti fra il governo turco e quello di Cipro Nord.
Nuovo governo, vecchi rapporti di forza
La grande coalizione tra UBP e CTP è stata certamente un difficile esperimento. I due partiti sono tradizionalmente agli antipodi nello scenario politico turco-cipriota. Per decenni l’UBP ha rappresentato in parlamento la forza di maggioranza relativa (o assoluta), fedele alla linea adottata da Ankara. Il suo orientamento ideologico nazionalista e le necessità economiche turco-cipriote hanno cementato nel tempo il suo coordinamento con Ankara.
Al contrario, il CTP ha incarnato per oltre trent’anni l’opposizione allo status quo e agli stretti legami con la Turchia, promuovendo reciprocamente il dialogo e la riconciliazione con i greco-ciprioti. Nel periodo 2003-2005 – anni precedenti e successivi al referendum sul Piano Annan – per la prima volta vi è stato un avvicendamento fra UBP e CTP quale forza di maggioranza relativa; quest’ultimo ha dovuto comprendere che a Cipro Nord si può fare opposizione “nonostante Ankara”, ma non si può governare senza il suo supporto.
Le differenze fra i due principali partiti turco-ciprioti non sono comunque scomparse, riemergendo proprio negli ultimi mesi. Il primo ministro uscente, Ömer Kalyoncu, ha indicato infatti nell’ “incompatibilità di DNA” la ragione della crisi della grande coalizione, alludendo all’impossibilità di conciliare le prospettive d’un partito tradizionalmente scettico verso ogni sorta d’influenza turca con quelle di una forza nazionalista, ben disposta verso ogni forma di sostegno da parte di Ankara.
Il nuovo governo UBP-DP, guidato dal primo ministro Hüseyin Özgürgün (UBP) e ufficializzato il 16 aprile, è nato dalle divergenti valutazioni di CTP e UBP sul progetto d’una grande opera infrastrutturale, oltre che sulla complessiva ridefinizione dei rapporti economici tra la Turchia e Cipro Nord.
Il prezzo dell’acqua dalla Turchia a Cipro Nord
L’opera in questione è una grande conduttura fra la costa meridionale turca e la parte settentrionale dell’isola, che risolverebbe i tradizionali problemi di approvvigionamento idrico. I motivi di contrasto sul progetto derivano dalle condizioni imposte da Ankara, giudicate vessatorie dalla sinistra del CTP. La proposta del governo turco definisce infatti il monopolio di una società privata che dovrà occuparsi della fornitura idrica. L’accordo prevede che Ankara fornisca annualmente 75 miliardi di metri cubi d’acqua e che la Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN) s’impegni ad acquistarli; che la Turchia mantenga il diritto di vendere l’acqua a parti terze (se i greco-ciprioti fossero interessati, dovrebbero negoziare direttamente con Ankara) e che la compagnia monopolista abbia diritti esclusivi sulla distribuzione e vendita (senza precisi limiti di prezzo), oltre che sulle risorse idriche sotterranee e di superficie turco-cipriote per 34 anni.
In breve, in virtù di queste e altre condizioni, la RTCN nei prossimi anni dovrebbe acquistare 75 mld di metri cubi d’acqua a qualunque prezzo la società monopolista decida di praticare. Ad accentuare ulteriormente l’indignazione e i timori della sinistra del CTP e di altre forze politiche minoritarie vi è il sospetto che la gara d’appalto per la selezione del monopolista sarà pilotata, in modo da garantire la vittoria ad una società vicina all’AKP.
In tutta la vicenda alcuni osservatori colgono l’ennesima forma di interferenza e ricatto da parte di Ankara. Nei mesi scorsi, infatti, di fronte alle obiezioni del CTP, alcuni esponenti del governo turco hanno fatto riferimento alle conseguenze che tali attriti avrebbero potuto avere sul protocollo finanziario fra la Turchia e la RTCN e, di conseguenza, sulla tenuta dell’ormai ex-governo turco-cipriota. In modo non troppo velato Ankara ha quindi chiarito che la mancata realizzazione della conduttura idrica, alle condizioni menzionate, avrebbe compromesso il fondamentale sostegno turco all’economia turco-cipriota.
La ridefinizione dei rapporti economici fra Ankara e Nicosia Nord
La vicenda è strettamente intrecciata alla più generale politica di ristrutturazione economica che l’AKP ha cercato di applicare a Cipro Nord negli ultimi anni. Il regolare flusso di denaro tra Ankara e Nicosia Nord è stato fino ad oggi un’arma a doppio taglio: il prezzo della sopravvivenza della RTCN è stata infatti la sua crescente dipendenza da Ankara, con il corollario d’interferenze politiche turche e un sistema clientelare utile ai potenti locali, ma utilizzabile come strumento di ricatto verso i cittadini turco-ciprioti.
Da alcuni anni l’AKP sta cercando di ridurre il finanziamento diretto delle istituzioni e dei principali enti pubblici di Cipro Nord, avviando una ristrutturazione del sistema e avviando un piano di privatizzazioni (i cosiddetti paketler, o “pacchetti”). A molti, tuttavia, non è sfuggito un dettaglio: quasi sempre i soggetti privati che dovrebbero sostituire il denaro statale sono di origine turca, non di rado anche in buoni rapporti con l’AKP. Nel braccio di ferro sulla conduttura idrica, quindi, sembrano profilarsi gli stessi fattori: rifiuto della gestione pubblica turco-cipriota (come richiesto dal CTP); imposizione di una società privata con condizioni monopolistiche; possibili commistioni imprenditorial-politiche nella gestione del progetto.
Per comprendere l’evoluzione dello scenario politico turco-cipriota è comunque opportuno considerare un altro elemento, ovvero il modo in cui anche le forze di centro-destra stanno modificando il loro atteggiamento verso Ankara. Se tradizionalmente i governi turchi hanno guradato con sospetto ai partiti di centro-sinistra, a causa della loro più o meno marcata contrarietà verso il sostegno (o condizionamento) turco negli affari turco-ciprioti, negli ultimi anni anche l’elettorato conservatore ha manifestato una certa insofferenza alle vecchie ricette dell’economia e della politica a Cipro Nord.
Le possibili ripercussioni sui negoziati
Il probabile riallineamento tra il nuovo governo di centro-destra e Ankara potrebbe avere ripercussioni anche sui negoziati tra greco e turco-ciprioti. Sia l’UBP che il DP sono noti per le loro posizioni oltranziste sulla questione cipriota; è prevedibile che nei prossimi mesi il presidente Akıncı debba fare i conti con una maggioranza sempre pronta ad accusarlo di eccessive concessioni alla delegazione greco-cipriota.
I primi segnali non hanno tardato a manifestarsi: già alcuni giorni prima dell’ufficializzazione del nuovo governo, il leader del DP, Serdar Denktaş – designato quale nuovo vice-primo ministro e ministro delle Finanze – ha dichiarato che il suo partito ha fiducia in Akıncı, ma non altrettanto può dirsi verso i greco-ciprioti, data la loro insincerità. Un ulteriore segnale si è avuto con le aperture del nuovo primo-ministro Özgürgün, e dello stesso Denktaş, alla possibilità di concedere la cittadinanza della RTCN a migliaia di immigrati di origine turca (“coloni”, per il governo greco-cipriota) nel corso dell’attuale fase negoziale. Data la natura controversa del tema all’interno della stessa comunità turco-cipriota, e il suo potere divisivo verso il governo e l’opinione pubblica greco-cipriota, è prevedibile che simili dichiarazioni non facilitino l’avanzamento dei negoziati.
Potrebbe trattarsi solo di mosse tattiche per innervosire la controparte greco-cipriota, impegnata nel dibattito interno in vista delle elezioni parlamentari del 22 maggio. Le prossime settimane chiariranno lo scenario.
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