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Cercatori d’oro

La caccia ai tesori nascosti sta diventando molto popolare in Macedonia. Spinti dalla scarse prospettive economiche e da spirito d’avventura sono in molti a setacciare in lungo e in largo il paese. Ispirati da antiche leggende e polverose mappe acquistate ad Istanbul

08/01/2009, Risto Karajkov - Skopje

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Tutti ritengono esista un prezioso tesoro nascosto da qualche parte in Macedonia. Nessuno l’ha ancora trovato, o se qualcuno l’ha fatto, non ha condiviso la scoperta con altri. Talvolta può essere però un problema decidere quale tra le numerosissime leggende sul tesoro nascosto sia quella giusta da seguire.

Una di queste, ad esempio, narra che il nonno di Malina Nikolova, cittadina di Vales, Macedonia centrale, era in epoca ottomana capo di un villaggio chiamato Stari Grad (Città Vecchia). Quando gli Ottomani lasciarono i Balcani, gli affidarono dodici vasi pieni d’oro da custodire fino al loro ritorno. Naturalmente essi non tornarono più. L’oro rimase nascosto probabilmente nella casa ormai abbandonata o da qualche parte nei paraggi. Sono stati in molti a scavare in quell’area negli ultimi anni ma, ad oggi, nessuno sembra ancora aver trovato qualche cosa.

L’anno scorso la polizia arrestò cinque uomini mentre scavavano nel cortile di un antico monastero del XIII secolo, S.Anastasio, nei pressi del villaggio di Lesok, nella regione di Tetovo. Al momento dell’arresto erano riusciti a dissotterrare un teschio umano ed alcune ossa. L’esistenza del monastero era rimasta celata per secoli, fu scoperto solamente nel 1927 da un monaco russo di nome Teodorit. Alcuni esperti sostengono che i cacciatori di tesori stavano probabilmente cercando la tomba di Teodorit, sperando potesse contenere oggetti di valore.

I cacciatori di questo tipo di tesori si basano sull’ipotesi che il famigerato tesoro possa essere nascosto vicino ad antichi monasteri o chiese. Sperano che, nonostante i monaci ripudiassero le ricchezze terrene e fossero tenuti a vivere in povertà, alcuni di essi abbiano ammassato e sotterrato dell’oro in vista di tempi duri. Perciò svolgono le loro ricerche attorno a località che debbono il proprio nome ad una chiesa o ad un monastero, come Krstovi (Croci), Crkvishte (Città della chiesa), Kalugjerishte (Città del Monaco) o Manastirec (Città del Monastero).

Le leggende mettono in guardia anche su diversi pericoli. L’oro turco è considerato maledetto. Nascondendolo prima di partire, i turchi lo protessero con una maledizione che si sarebbe dovuta abbattere su chiunque se ne sarebbe impadronito. I romani a loro volta proteggevano i tesori che si lasciavano alle spalle installando diverse trappole o difendendoli con veleni.

Attrezzati con vecchie mappe misteriose, e spesso con un equipaggiamento all’avanguardia, i cacciatori di tesori si stanno riversando nel paese in cerca di ciò di cui sono fatti i sogni. Essi scavano, perlustrano le montagne, si immergono nei laghi, attraversano caverne e arrampicano pareti. Per alcuni può trattarsi di divertimento e avventura, ma altri vengono consumati dalla passione o perfino ossessionati. Alcuni anni fa un omicidio venne causato da una mappa del tesoro, vittima e assassino erano amici e compagni d’avventura.

Non tutti però sono in cerca di tesori nascosti. La scorsa estate è stata la febbre dell’oro a infiammare il sud del paese, nei pressi della montagna di Kozuv. I cercatori d’oro hanno invaso i fiumi Doshnica e Boshavica e passato l’estate setacciandoli. Gli archeologi concordano sul fatto che questi fiumi, e molti altri sul Kozuf, siano stati auriferi nell’antichità. Lungo le correnti dei fiumi si trovano resti di ciò che gli archeologi dicono essere stati ricchi giacimenti nel primo periodo dell’Impero Romano. "Non c’è da stupirsi che i cercatori d’oro siano interessati a questa parte del paese", spiega il professore di archeologia Viktor Lilic. Egli sostiene che il Kozuv sia sempre stato ricco d’oro e che costituisse una calamita per i cercatori d’oro anche in epoca romana.

Anche i geologi confermano che alcuni fiumi sul Kozuv scorrono attraverso aree che sono considerate aurifere. Essi indicano il fiume Mircevica come possibile aurifero, ma soprattutto il fiume Konjska che, sulla base di seri indizi, potrebbe celare ricchi depositi d’oro.

I sociologi concordano che le romantiche ricerche di tesori nascosti costituiscono il riflesso della profonda crisi economica e della diffusa povertà nel paese. La gente desidera fortemente una via d’uscita dalla terribile situazione economica, In assenza di altre tangibili alternative, qualche antico gioiello turco o romano potrebbe far sparire tutti i problemi.

Eppure, a volte non si tratta solamente di inseguire qualche sogno romantico. Un altro tipi di caccia al tesoro, meno stivensoniana ma certamente più lucrativa, è stata portata avanti in Macedonia per anni. E’ chiamata "scavo selvaggio", espressione utilizzata per descrivere scavi illegali nei siti archeologici.

Si tratta di una pratica illegale e nel tentativo di combattere il fenomeno il governo negli ultimi anni ha rafforzato le sanzioni e risalgono solo all’anno scorso i primi processi. In un caso alcune scatole di reperti antichi furono trovate dalla polizia slovena su un autobus di linea in viaggio da Skopje alla Germania. Chi aveva spedito il carico aveva semplicemente detto all’autista che stava mandando barattoli di Ajvar ( popolare salsa piccante) al cugino. Gli oggetti furono scoperti solamente dopo che già avevano agevolmente attraversato più confini, e comunque grazie al caso.

I bracconieri di siti archeologici sono ben equipaggiati e organizzati e si appoggiano ad un solido mercato internazionale per la vendita dei loro beni. Sono inoltre incentivati dalle povere ricompense che il governo offre per i reperti archeologici che, una volta trovati, andrebbero consegnati alle istituzioni culturali preposte.

Il business dello "scavo selvaggio" è letteralmente esploso di recente. Alcuni reperti contrabbandati finiscono in Grecia, ma la maggior parte prende la via dell’Europa Occidentale. Si va da manufatti di poco valore a pezzi sostanzialmente senza prezzo. Ma perché non venderli anche solo per poche centinaia di euro quando il governo sicuramente non corrisponderebbe la stessa cifra? Gli esperti sostengono che gradualmente ma inesorabilmente si stia impoverendo il patrimonio culturale del paese.

E’ chiaro che non si tratta di azioni che avvengono alla luce del sole, di fatto la maggior parte degli scavi, perlomeno quelli illegali, vengono effettuati di notte. Ma qualcuno deve pur farlo. Il tesoro è sempre a portata di mano.

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