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Cecenia: lo straniero in casa

L’International Crisis Group (ICG) ha recentemente pubblicato un report sulla Cecenia evidenziando i numerosi punti di instabilità che ancora gravano il paese

14/07/2015, -

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La Cecenia ha fatto grandi progressi nel sopprimere l’estremismo, ricostruire le città e migliorare tanto la propria immagine quanto gli indicatori economici ufficiali. Mosca la considera un modello per le regioni colpite dalla violenza dell’estremismo islamico. Ma la stabilità è ingannevole. Il leader Ramzan Kadyrov ha utilizzato il proprio legame speciale con il presidente Vladimir Putin, la maggiore autonomia rispetto agli altri leader regionali e il sostegno quasi incondizionato di Mosca per rendere la repubblica una comunità politica praticamente indipendente, con la sua ideologia, la politica religiosa, strutture di sicurezza, economia e leggi. La sua pace è fragile, non solo a causa del carattere altamente personalizzato di un governo basato sulla repressione e l’arbitrio, che Mosca tollera e copre, ma anche della disuguaglianza economica, della carenza di infrastrutture sociali, della mancanza di vera riconciliazione e della quasi completa impunità per gli abusi. Per salvaguardare la Russia e la Cecenia da nuovi conflitti violenti, Putin dovrebbe tenere a freno Kadyrov, insistendo su una migliore integrazione della Repubblica con lo Stato nazionale e le sue leggi, più libertà e sicurezza per i suoi cittadini e responsabilità per il suo governo.

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La riconciliazione ceceno-russa non è ancora iniziata

Non c’è stata alcuna autentica soluzione politica al conflitto ceceno del 1994, seguito dall’indipendenza de facto (1996-1999), da una seconda guerra nel 1999 e dalla rivolta in corso. Il processo politico avviato nel 2003 ha portato al potere la famiglia Kadyrov che precedentemente era stata tra le fila dei separatisti. Molti rivali o avversari sono fuggiti o sono stati uccisi; potenti personaggi locali fedeli al regime hanno preso il controllo delle istituzioni federali. Separatisti armati sono stati catturati e disarmati, mentre la smobilitazione e la reintegrazione degli ex combattenti sono state ottenute con la forza o incoraggiandoli ad unirsi a gruppi pro-federali successivamente fusi con il Ministero dell’Interno, le cui catene di comando, in gran parte conservate, contribuiscono all’ampia autonomia delle agenzie di sicurezza locali. La riforma di queste istituzioni e lo smantellamento di tali strutture parallele d’elite sono essenziali per qualsiasi soluzione duratura del conflitto nel lungo termine.

La significativa riduzione dell’attività insurrezionale deve molto al principio, ampiamente applicato, della responsabilità collettiva, per cui i parenti dei ribelli sono stati attaccati, minacciati, tenuti in ostaggio o si sono visti distruggere le proprietà. Negli ultimi anni, la contro-insurrezione è stata molto pesante; le misure soft sperimentate con successo nella vicina Inguscezia sono state respinte. Il nazionalismo ceceno è stato gradualmente sostituito tra i combattenti con l’ideologia del jihadismo transnazionale. Scismi ideologici, la fuga dei combattenti in Siria e il fascino dell’ideologia dello Stato islamico hanno contribuito alla sconfitta della rivolta. A metà giugno 2015, l’"emiro" dei jihadisti ceceni ha giurato fedeltà all’ISIS, completando così l’abbandono della causa cecena. Tuttavia, la riconciliazione ceceno-russa non è ancora iniziata, e le cause profonde delle guerre rimangono inaffrontate.

Nazionalismo e tradizionalismo

C’è una potente macchina propagandistica a promuovere la "storia di successo" della Cecenia di oggi. Kadyrov, spesso chiamato semplicemente Ramzan, è ritratto come un leader benvoluto, virtuoso, con un’aura di onnipresente controllo e invincibilità. L’ideologia ufficiale combina nazionalismo ceceno, devozione al Presidente Putin, patriottismo russo e islamismo Sufi. Si invocano nazionalismo e tradizionalismo per creare l’illusione che la Repubblica offra ai suoi abitanti un alto grado di auto-determinazione. Nel tentativo di sradicare i ricordi dei suoi predecessori separatisti, Ramzan provoca tensioni riprendendo alcuni dei loro slogan, comprese le rivendicazioni territoriali sulla vicina Inguscezia.

Esibendo una forte fedeltà al presidente Putin e portando migliaia di persone nelle strade per gli eventi pubblici, Ramzan ha più volte dichiarato che il leader russo dovrebbe rimanere in carica per tutta la vita e che è pronto a combattere per lui in ogni circostanza. A sua volta, sembra ricevere pieno sostegno e piena impunità dalla Federazione. Ramzan sembra aver convinto il Cremlino che solo lui può controllare la Cecenia, con il risultato che Mosca dipende da lui tanto quanto lui dipende da Putin. I potenti nemici del leader ceceno all’interno dei servizi militari e di sicurezza russi risentono la scarsa influenza del proprio governo sulla sua ex repubblica separatista e sembrano aspettare l’occasione per farlo saltare, ma c’è poco da aspettarsi, a meno che Kadyrov non irriti il presidente russo.

L’islamizzazione forzata

La vita religiosa della repubblica è la più regolata in tutta la Russia. L’Islam Sufi è parte della ideologia ufficiale e l’islamizzazione forzata ha eroso la laicità dello Stato. Allo stesso tempo, le autorità cecene sono aggressivamente ostili a qualsiasi forma di dissenso religioso, chiedono apertamente l’uccisione dei "wahabiti" e usano regolarmente la violenza contro chi mostra i simboli salafiti.

Crisi economica e del sistema giudiziario

La Cecenia ha un suo regime economico. Tra il 2002 e il 2012 è stato finanziato direttamente attraverso due speciali programmi federali, che hanno sostenuto la ricostruzione, ma non sono stati in grado di riavviare la produzione. Ora il paese ha piani ambiziosi per la ripresa economica. Le statistiche ufficiali mostrano crescita costante e progressi in campo sociale, ma secondo gli abitanti le cifre sono fuorvianti, la disoccupazione rimane alta e la popolazione soffre per la corruzione rampante e un’economia parallela basata su estorsione e tangenti.

Anche se il suo sistema giudiziario è per lo più conforme ai criteri formali, la repubblica funziona in gran parte al di fuori del quadro della legge russa. Nonostante la violenza da parte delle forze dell’ordine sia maggiormente perseguita, continuano le segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani. La magistratura è inefficace nell’affrontare tali crimini, anche a causa delle intimidazioni: i giudici sono soggetti a esplicite, a volte brutali pressioni da parte delle autorità cecene. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso quasi 300 giudizi sulla Cecenia. La Russia implementa le parti relative alla compensazione, ma non alla conduzione di indagini adeguate. I funzionari della sicurezza strumentalizzano l’applicazione del diritto tradizionale ceceno (Adat). Fra delitti d’onore, matrimoni precoci e violenza di genere in aumento, sono le donne a soffrire maggiormente dal revival tradizionalista.
I Ceceni non hanno a disposizione meccanismi per richiamare il regime alla responsabilità. Il sistema funziona a causa del clima di paura. La punizione collettiva attutisce la protesta. Non solo i rivali politici, ma anche intellettuali, giornalisti e leader delle ONG possono essere sottoposti a intimidazioni, umiliazioni e violenze. Mentre la repubblica si allontana sempre più da Mosca, il deficit democratico della Russia stessa e la relativa mancanza di dinamiche politiche positive in Cecenia alienano quei ceceni che desiderano sinceramente far parte di uno stato russo moderno e laico.

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