Cecenia, a scuola di corruzione
Nel suo ultimo messaggio televisivo alla popolazione, il primo ministro russo Vladimir Putin ha dichiarato che il livello di corruzione in Cecenia è minimo. In realtà, basta trascorrere pochi giorni nella regione per avvertire che la corruzione, come una ragnatela, avvolge praticamente ogni sfera della vita in Cecenia. A partire dalla scuola primaria
Mentre in Russia diventa ogni giorno più popolare lo slogan “basta dar da mangiare al Caucaso!”, Vladimir Putin conferma gli investimenti per lo sviluppo del Caucaso del nord. Secondo molti analisti russi, la maggior parte di questi fondi finisce però in tasche ignote. Verificare queste accuse è molto difficile, dati gli stretti rapporti di parentela e clan che legano chi governa non solo la Cecenia, ma tutte le repubbliche del Caucaso settentrionale. Infatti lo stile di governo dei leader della regione ha molti elementi in comune: autoritarismo violento, nepotismo e assoluta mancanza di trasparenza nei flussi finanziari. A questo si aggiunge il totale controllo su stampa e televisione e l’attiva promozione del culto della personalità.
Tutto questo genera un contesto che è comune a buona parte della sud della Russia, ma senza dubbio dal punto di vista della corruzione la Cecenia ne è un caso esemplare. Un po’ perché ha visto due guerre sanguinose dagli effetti devastanti, ma vede ora ingenti flussi di finanziamenti alla ricostruzione di ciò che si è distrutto. Un po’ perché al governo c’è il carismatico Ramzan Kadyrov, protetto personalmente da Vladimir Putin. Ma certo anche perché i gruppi nazionalisti che in Russia gridano “basta dar da mangiare al Caucaso!” hanno in mente soprattutto la Cecenia nella quale nel corso di pochi hanni sono stati realizzati lavori di ricostruzione mozzafiato. Il grattacielo più alto nel Caucaso del nord, la più grande moschea d’Europa, l’orologio analogico più grande del mondo in cima ad un edificio di 45 piani… tutto questo è presente a Grozny oggi. Tuttavia, se a turbare i nazionalisti russi è il fatto stesso che enormi finanziamenti vadano ad una repubblica tradizionalmente ostile, a preoccupare gli abitanti della Cecenia, a cui queste somme non arrivano, è la quotidiana lotta contro la corruzione.
Corruzione in Cecenia
Corruzione, concussione e un sistema di regali e sussidi incomprensibile ai profani sono l’abitudine nel Paese. Non stupisce nessuno, ad esempio, il dover pagare una tangente per ottenere qualsiasi documento in un ufficio pubblico. Per una certa somma, qualsiasi medico vi certificherà l’idoneità alla pensione d’invalidità, anche se godete di ottima salute. Con questa vi recate all’ufficio pensioni e per una certa somma otterrete la pensione già dal mese successivo. Nel frattempo, migliaia di invalidi autentici che non possono permettersi la tangente sono costretti a passare intere giornate tra file estenuanti e umilianti controlli medici per dimostrare di essere realmente malati. Per il rilascio del passaporto, anche questo si capisce, la tangente è indispensabile: 300 dollari o 250 euro in aggiunta alla tassa di 2500 rubli. Secondo una donna che ha fatto il passaporto di recente, la scrivania del funzionario in questione aveva cassetti distinti per le varie tangenti: uno per i dollari, uno per gli euro e uno per i rubli. Per contare meglio. Senza alcun imbarazzo, quando lei gli ha consegnato i soldi, l’impiegato ha aggiunto i 250 euro appena ricevuti alla pila di banconote in euro che teneva ordinatamente assieme con un elastico.
Con i soldi, in Cecenia si può risolvere tutto. Ci si può laureare in medicina senza saper fare un’iniezione. Poi ci si può comprare un posto di vice-primario in qualsiasi ospedale o clinica, un incarico in cui non ti troverai mai a fare iniezioni, ma solo ad amministrare. Si può diventare docenti universitari senza aver nulla da insegnare. In un Paese dove giovani di neanche trent’anni fanno carriere da capogiro diventando come per magia ministri, rettori ed Eroi della Russia, tutto si può comprare. È solo questione di prezzo. Chi ha meno soldi, compra pensioni e sussidi. Chi ne ha di più, compra incarichi che danno potere sulla distribuzione di pensioni e sussidi. Ma il problema non è tanto la corruzione in sé, ma il fatto che questa sia diventata in qualche modo la normalità. Questo sistema mina le fondamenta della società e crea un clima in cui chi non ha l’opportunità di incassare tangenti invidia chi ce l’ha, e chi oggi è costretto a pagare una tangente ne estorcerà una domani se sarà in posizione di farlo.
A scuola di corruzione
L’abitudine alla corruzione si instaura già dall’infanzia. Proprio a scuola i bambini sono esposti per la prima volta alla corruzione e imparano come funziona la vita fuori dalle mura scolastiche. La scuola, un istituto statale con cui quasi tutti gli abitanti vengono a contatto, è anche l’esempio perfetto di come si fanno i soldi in Cecenia. Tre anni fa, ad esempio, il governo ha imposto l’uniforme nelle scuole di ogni ordine e grado. Per le ragazze gonna nera, camicia bianca e velo obbligatorio. Per i ragazzi giacca, pantaloni neri e camicia bianca. Niente di speciale, non fosse che l’uniforme è considerata regolare solo se di una determinata fattura, tessuto e modello: il tutto di produzione di una determinata azienda, di proprietà del clan dominante nel Paese. Vestire un bambino per la scuola costa almeno 70-80 euro, per gli studenti si arriva a 150-200. Se si considera che le famiglie cecene sono di norma numerose, il sussidio per ogni figlio ammonta a circa 5 euro al mese e il tasso di disoccupazione è fra i più alti in Russia, si può immaginare quale sforzo questo comporti.
Un altro popolare metodo per spillare soldi a scolari e genitori è la vendita dei testi scolastici. Scuole e docenti impongono agli studenti i testi di ultima edizione, a loro volta imposti alle scuole dal ministero dell’Istruzione. Funziona così: ogni anno il ministero acquista una certa quantità di libri a prezzi scontati da editori russi e ne riceve altri da distribuire gratuitamente ai non abbienti. I testi vengono poi mandati alle scuole perché gli insegnanti li vendano agli studenti a prezzo di mercato. Il ricavato va ovviamente nelle tasche dei dipendenti del ministero. La cosa assurda è che ogni anno gli alunni sono obbligati a comprare i testi appena usciti: i libri dell’anno prima, anche se della stessa materia e degli stessi autori, che potrebbero andare a fratelli o sorelle minori, possono invece finire nella spazzatura, perché il loro uso è espressamente vietato dal ministero e quindi dalle scuole.
Un altro diffuso metodo di arrotondamento per gli insegnanti sono le ripetizioni, parola che in Cecenia ha un significato un po’ diverso che nei Paesi occidentali. Qui gli insegnanti abbassano di proposito i voti agli alunni per costringere i genitori a mandarli a lezione. A fare lezione privata sono gli stessi insegnanti: invece di fare il proprio lavoro in orario scolastico, quindi, si dedicano agli alunni nel tempo libero, peraltro non individualmente, ma in gruppo. Ad un profano che capitasse nel mezzo di una di queste “lezioni private” sembrerebbe di assistere ad una regolare ora di lezione, anche perché il tutto si svolge in aule scolastiche libere in quel momento.
Ajna vive a Grozny con il figlio, che frequenta una delle migliori scuole della capitale. Qualche anno fa, quando vivevano a Mosca, il figlio era considerato uno degli alunni più dotati della scuola e collezionava premi nelle varie olimpiadi scolastiche. In tre anni di vita scolastica in Cecenia, invece, non ha ottenuto un solo voto alto, per quanto impeccabili potessero essere i suoi compiti in classe. Gli insegnanti si lamentavano regolarmente del suo “scarso rendimento”, finché qualcuno non ha fatto capire ad Ajna che il ragazzo sarebbe stato bocciato se lei non lo avesse mandato a ripetizione dai suoi stessi insegnanti. Da allora Ajna paga “ripetizioni” di matematica, russo e fisica, e suo figlio è diventato improvvisamente uno dei primi della classe.
In media, le ripetizioni costano da 1000 a 2000 rubli al mese (25-50 euro) per materia. Se i genitori non sono in grado di pagare, ad attendere i figli ci sono voti sistematicamente bassi, atteggiamenti ostili da parte dei docenti e prospettive di bocciatura. Gli insegnanti giustificano il proprio comportamento non proprio pedagogico con le regolari tangenti che devono a loro volta pagare agli impiegati del ministero. Questi a loro volta dicono di raccogliere soldi per versarli nel fondo Ahmad Kadyrov, gestito dalla madre dell’attuale presidente Ramzan Kadyrov. Il fondo, che finanzia molte opere benefiche ma anche di ricostruzione, è ufficialmente costituito dai contributi volontari degli imprenditori ceceni. Secondo dati non ufficiali, tuttavia, somme significative arrivano dalle tangenti raccolte da impiegati pubblici e imprenditori.
Fuori dalle aule
La corruzione nel sistema scolastico non rappresenta certo un caso unico. Secondo esperti indipendenti, il picco di corruzione si è avuto dai primi anni 2000 al 2009 circa. Ad arricchirsi alle spalle della disastrata Cecenia in quel periodo furono anche i soldati dell’esercito russo e i numerosi funzionari di polizia e servizi speciali inviati nella repubblica. A suo tempo, WikiLeaks diffuse un dispaccio dell’ex-ambasciatore statunitense in Russia, che raccontava di come il governo ceceno si appropriasse sistematicamente di buona parte degli aiuti umanitari russi, e che il governo federale era costretto a tollerare tutto questo per “tenere calma la situazione”. Due anni fa, Kadyrov annunciò che la corruzione sarebbe stata assimilata al terrorismo e combattuta ferocemente. Da allora, le televisioni locali hanno mostrato qualche arresto dimostrativo di funzionari accusati di corruzione, ma l’aria che si respira nel Paese non è diventata più pulita. La corruzione si è semplicemente fatta più astuta, meno sfacciata. In questo quadro, l’affermazione di Putin sul basso livello di corruzione in Cecenia suona quantomeno cinica.
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua