Tipologia: Reportage

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Area: Cipro

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Cartoline da Cipro: al nord

La terza lettera di Fabio Fiori che ci racconta un viaggio in bicicletta a Cipro. È anche disponibile una mappa interattiva, con tutte le cartoline e lettere che ci ha inviato

15/12/2021, Fabio Fiori -

Cartoline-da-Cipro-al-nord

In un’insolita alba grigia, comunque molto calda, sono risalito in sella per pedalare lungo le strade della meno conosciuta zona nord di Cipro, autoproclamatasi repubblica indipendente nel 1974, ma riconosciuta a tutt’oggi solo dal governo turco.

Con ormai una certa confidenza alle pratiche di frontiera, cioè carta d’identità, certificato di negatività al Covid-19 e un po’ di pazienza, passo il valico grecocipriota del Ledra Palace Hotel. Entro nella “no man’s land”, che qui viene chiamata “Green line” sotto il controllo della UNFICYP, la forza di pace dell’ONU. Pedalo quindi per qualche centinaio di metri, con a sinistra l’edificio diroccato e le pertinenze rinselvatichite del glorioso Ledra Palace Hotel e a destra una serie di altre costruzioni abbandonate, assediate da un impavido Terzo paesaggio. Dal 2011, in una di queste, si trova la Home for Cooperation, gestita dall’associazione per il dialogo AHDR, in cui ci si può fermare anche per un caffé o un pasto, oltre che per informarsi sulla situazione e sui progetti d’integrazione.

Attraversata anche la dogana turcocipriota, prendo la strada per Girne, l’antica Kyrenia, che dista una quarantina di chilometri in direzione nord. Appena fuori dalla città, quando l’orizzonte si amplia, riappare l’incredibilmente grande e inquietante “flag stone”, la bandiera di pietra della Repubblica Turca di Cipro del Nord, fatta in origine con pietre bianche. E’ una bandiera “disegnata” sul terreno, grande come 4 campi da calcio, ben visibile anche su Google Maps. Si trova sulle pendici della catena montuosa del Pentadattilo, ai piedi del mitico Castello di Buffavento. A Cipro non solo le bandiere sono troppe, ma anche troppo grandi.

Prima tappa in terra turcocipriota, l’antico porto di Kyrenia, con il suo imponente castello, poi la vicina abbazia di Bellapais con l’omonimo paese dove costruì casa e visse dal 1953 al 1956 lo scrittore inglese Lawerence Durrell, che all’isola dedicò un bel romanzo, purtroppo fuori catalogo in Italia: “Gli amari limoni di Cipro”. Se accesa è la disputa in paese su quale sia l’originale “albero dell’ozio” raccontato da Durrell, nella piazza principale c’è un altro albero spettacolare, e metaforico. Un albero duale, frutto dell’abbraccio tra due alberi simbolo dell’isola e del Mediterraneo più in generale: il fico e il gelso.

Ridisceso sulla strada costiera, pedalo verso Kaplica con a sinistra il Mediterraneo, che qui chiamano Akdeniz e la catena montuosa di Kyrenia o Pentadactylos a destra. Sono una sessantina di chilometri che, mano a mano ci si allontana da Girne, si fanno sempre più selvaggi. La strada asfaltata costiera piega verso l’interno, attraversando le montagne che qui si abbassano, pochi chilometri a nord di Kaplica, per scendere nell’ampia pianura meridionale, la Mesaoria. Paesaggio agricolo che ricorda il Tavoliere delle Puglie, più arido e punteggiato da minareti. Quaranta chilometri facili da pedalare, per arrivare a Famagosta. Ammochostos per i greci, Gazimağusa per i turchi, un’altra città storica, con spettacolari monumenti e rovine, ma anche con inquietanti, enormi ferite. Tra cui una grande “Gost town”, una città fantasma nella città viva, il grande quartiere greco abbandonato di Varosha, Maraş per i turchi. Ad amplificare lo straniamento è la recente spettrale spettacolarizzazione. Il quartiere è infatti aperto ai turisti, almeno nelle sue strade principali sotto stretta sorveglianza militare. Ci si aggira quindi come alieni tra case, alberghi, negozi, teatri, tutti in abbandono e in rovina, da quando nel 1974 ci fu l’esodo in massa della popolazione greca, messa in fuga dai militari turchi e dalle milizie turcocipriote. Consapevoli o inconsapevoli, inquieti o spensierati, si è protagonisti di un racconto distopico alla Cormac McCarthy.

 

PS

Alla “Green line” è dedicata una sezione di Google Arts & Culture, dove si può esplorare la zona, oltre che per immagini, attraverso brevi testi. Per chi invece voglia conoscere la vita notturna e più in generale quella culturale della Lefkosia grecocipriota ci sono delle carte, disponibili anche online

Infine per entrare nelle antiche atmosfere del mondo greco, ad ogni latitudine e in modo particolare a Cipro, indispensabili sono i libri di Konstantinos Kavafis, che sull’isola non c’è mai stato ma che conosceva perfettamente le ombre di dei e uomini, che la abitavano e la abitano.

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