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Calitri Sponz Fest: alla corte di Vinicio

Calitri, provincia di Avellino. E’ qui che Vinicio Capossela ogni anno invita numerosi musicisti balcanici. Una rassegna

30/09/2015, Gianluca Grossi -

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Quando il primo disco di Erkin Koray giunse ai microfoni della Bbc, la risposta dei commentatori fu inequivocabile: "Questa non è musica per gli occidentali". Fu un lapidario e sbrigativo commento che ebbe ripercussioni definitive sulla distribuzione della musica dell’Europa dell’est oltre l’orizzonte dei paesi balcanici: da questo momento in poi, infatti, calò il sipario su tutte le produzioni musicali pop e rock gestite al di là dei confini dei paesi della Cortina di ferro.

Un grande peccato e un grave errore degli opinion maker d’Oltremanica che ha privato l’occidente di figure musicali che non hanno niente da invidiare alle più blasonate rockstar mondiali: limando il concetto significa che talentuosi del calibro di Bruce Springsteen o Eddie Vedder ci sono – o ci sono stati – anche nei Balcani, il problema è che nessuno ha mai avuto modo di saperlo.

Con internet le cose sono un po’ cambiate, ché al di là del parere dei critici e del marketing mainstream, ognuno di noi è libero di scorrazzare per la rete andando in cerca di leggende alla Drago Mlinarec o Florian Pittis. Non solo connettendosi, però, si ha l’opportunità di interfacciarsi con la musica diffusa oltre le montagne del Carso: ci sono anche dei festival a tema che spesso si occupano di dare risalto ai tanti generi provenienti dall’oriente. Il Calitri Sponz Fest è uno di questi.

Psarantonis

L’ideatore del Calitri Sponz Fest è Vinicio Capossela, cantautore e scrittore italiano, da poco sul mercato con il libro candidato al Premio Strega Il Paese dei Coppoloni, e in procinto di ultimare le registrazioni del suo ultimo disco previsto per i prossimi mesi. Capossela sta compiendo un’operazione di valore non solo musicale, ma anche culturale e antropologico.

Rimettendosi nelle mani della sua terra di origine, l’Alta Irpinia, l’autore ha catalizzato intorno a sé un mondo dimenticato, atavico, che dai sentieri del calitrano (Calitri è il paese natio del papà dell’artista) porta al rebetiko greco, alla lira cretese, alle taverne di Salonicco e ai più importanti canti nuziali della penisola balcanica. Quest’anno c’era anche OBC al Calitri Sponz Fest ed ha potuto verificare con mano l’attenzione sempre maggiore che il pubblico sta rivolgendo ai grandi maestri dell’est. Alcuni li abbiamo già incontrati nelle precedenti "puntate" di OBC dedicate alla musica balcanica, band d’impatto e notevole professionalità come Fanfare Ciocarlia (in scena a Calitri nel 2014) e Fanfara Tirana (dal vivo quest’anno). Altri li abbiamo invece conosciuti proprio grazie al lavoro caposseliano. In primis Psarantonis.

E’ un leggendario suonatore di lira cretese, uno strumento "lontano", misterioso e coinvolgente; quel che rimane dell’antichissima lira bizantina, risalente a oltre mille anni fa. Bisanzio capitale diede i natali ai principali strumentisti, mentre fu il geografo persiano Ibn Khordadbeh il primo a parlarne diffusamente. Si suona come solo poche persone e Psarantonis sanno fare: muovendo su e giù un archetto che sfrega le tre corde fissate a una cassa a forma di pera che poggia verticalmente su una coscia.

La lira cretese ha molti parenti cordofoni fra cui la gadulka bulgara, il kemence del Mar Nero e il rabab arabo. Poche sere fa Psarantonis si è esibito nel cuore di Calitri, fra mille vicoli contorti che si snodano arrampicandosi su un pendio ripido che accompagna a un affascinante castello risalente al 900 d.C. Il pubblico lo ha accolto con grande calore. Psarantonis è una vecchia conoscenza di Capossela. Qui li possiamo vedere insieme in un concerto sulle Dolomiti nel 2013.

Navigato musicista nato in un villaggio montano cretese, Anogeia, nel 1942, è il fratello minore di Nilos Xylouris, altro storico compositore cretese scomparso nel 1980. Le sue prime esibizioni risalgono ai primi anni sessanta. La sua prima registrazione è del 1964 (contemporanea ad Another Side of Bob Dylan, I Walk the Line di Johnny Cash e al primo e omonimo 33 giri dei Rolling Stones). Più volte premiato nei circuiti folk internazionali, ha altresì collaborato con artisti come Nick Cave, che lo ha ospitato in un importante festival australiano nel 2007.

Robert Bisha e gli altri

Robert Bisha, albanese, anche lui ha deliziato le nostre orecchie quest’estate, in piena Irpinia. La sua storia è commovente. Nato nel 1980, abbandona il paese d’origine imbarcandosi a quindici anni. Raggiunge l’Italia, dove si mantiene facendo il cameriere e dando lezioni private di pianoforte. Compone ispirandosi alla classica e al jazz, ma il suo forte sono le improvvisazioni. Il suo talento non tarda a emergere ed è ben presto coinvolto nei maggiori circuiti musicali. Al Calitri Sponz Fest abbiamo potuto vederlo all’opera alle prime luci dell’alba del 25 agosto, al fianco dei Fanfara Tirana, con cui dividerà il palco anche a settembre.

E c’è l’Original Kocani Orchestra (per distinguersi dall’omonimo ensemble creato da fuoriusciti della formazione originale) guidata dal trombettista Naat Veliov che a onor del vero non ha bisogno di presentazioni. La brass band proviene dalla Macedonia e il suo sound è un caleidoscopio di generi, parafrasano la cosiddetta romska orientalska muzika (musica degli tzigani), ma non ha difficoltà a proporre qualunque cosa, comprese cover di Cheb Khaled o Bob Dylan e pentagrammi dell’intero universo balcanico. Il sodalizio con Vinicio è più che mai radicato. La band ha preso parte a tre brani del disco di Capossela Live in Volvo, il primo dal vivo dell’artista uscito nel 1998. Qui possiamo vederli insieme in una suggestiva esibizione del 1999.

L’archetipo matrimoniale

Ma cosa c’entrano tutti questi artisti dell’est con il Calitri Sponz Fest? Riguarda l’archetipo matrimoniale, la festa per antonomasia che accompagna le nozze di una coppia. E’ un paradigma che riflette la cultura secolare dei paesi orientali europei, dove il concetto di musica nasce innanzitutto dall’esigenza di omaggiare un evento; non solo il convolo di un uomo e di una donna, ma anche un funerale o una particolare ricorrenza.

L’Europa è da sempre crocevia di popoli e musiche, ma se si vuole dare un significato semiologico al fenomeno probabilmente dobbiamo risalire all’impero romano. Gerusalemme, 70 d.C.. Gli ebrei iniziano la loro corsa attraverso l’Europa: diverranno sefarditi e askenaziti. Un paio di secoli dopo opera un ebreo di nome Yakobius ben Yakobius che dà vita alla musica klezmer. La parola è un mix lessicologico derivante da "kli", utensile e "zemer", fare musica. La sua prerogativa è quella di "fare piangere o ridere" gli strumenti, durante l’infinito pellegrinaggio del "popolo prediletto da Dio". Qualcosa di simile accade più tardi con l’epopea rom. Si tratta di un’etnia proveniente dall’India del Mille dopo Cristo. I rom non possono prescindere dalla musica, e ovunque vadano ci sarà sempre un violino o un cymbalon ad accompagnarli.

In Italia il matrimonio e i funerali sono vissuti con minore enfasi, anche per via della pressione cattolica che da sempre invita alla sobrietà e al pudore. Tuttavia in alcune realtà capaci ancora di rinfocolare lo spirito pagano insito nella natura umana, la musica per accompagnare i matrimoni continua a essere fondamentale e a dare un senso coreografico ed esistenziale alle festività. E’ qui dunque che si incontrano la parabola musicale macedone, albanese o cretese, con quella calitrana del Calitri Sponz Fest.

Capossela, ritornando alle origini della sua famiglia, ridando lustro a vecchie fotografie in bianco e nero di calitrani pronti alle nozze, producendo il disco Primo Ballo della Banda della Posta, ha di fatto chiuso una specie di cerchio ideale, in cui l’archetipo matrimoniale trova la sua quintessenza. Il Calitri Sponz Fest è alla sua terza edizione e si spera che l’avventura possa ripetersi anche nei prossimi anni. Sponz è l’abbreviazione della parola "sponzare", significa inzupparsi, infradiciarsi, ammollarsi, di melodie, di storie, di quadriglie, in una parola sola, di vita.

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