Caccia all’uomo
La fuga di un ex generale sospettato di omicidio sta mettendo a dura prova la polizia croata, impegnata nel più grande inseguimento della sua storia. Allarme sicurezza per l’arrivo del presidente Bush. L’imbarazzo di Zagabria per gli ‘eroi’ degli anni ’90
Più di 500 poliziotti, tra cui anche le unità speciali, danno febbrilmente la caccia da una settimana al generale Ivan Korade (44), sospettato di aver ucciso 4 persone, tra cui un ragazzo di 15 anni e una donna di 62. La polizia, sebbene non abbia ancora ufficializzato l’ipotesi di quadruplice omicidio per Korade, ha emesso un mandato di cattura e l’ha pubblicato sulle proprie pagine web. La spiegazione ufficiale è che il generale è ricercato in qualità di persona informata sui fatti, per quanto potrebbe sapere su questi omicidi.
La polizia ha avvertito che Korade è "armato e pericoloso", e la ragione per cui ancora non è stato ufficialmente inserito nella lista dei sospetti – anche se molti indizi lo indicherebbero come il presunto assassino – è che si tratta di un generale in pensione, reduce dell’Esercito croato, una delle icone della guerra degli anni Novanta. Quelli che hanno conseguito il grado di generale durante questa guerra sono quasi intoccabili.
Korade, come il generale Ante Gotovina, attualmente sotto processo all’Aja per crimini di guerra, è uno degli eroi nazionali croati. L’unità sotto il suo comando è stata la prima ad entrare a Knin nell’agosto 1995 durante l’operazione "Oluja". Per questo, in presenza dell’allora presidente Franjo Tuđman e del vertice croato al completo, ha avuto l’onore di issare la bandiera nella fortezza di Knin, sede della rivolta serba e "capitale" della loro autoproclamata Repubblica serba di Krajina.
Korade, che prima della guerra faceva l’idraulico e non aveva alcuna preparazione militare, era incline all’alcol e ad un comportamento violento. Ha preso parte a risse da kavana e a pestaggi, e di solito non si presentava nemmeno ai Tribunali nei quali veniva chiamato a rispondere delle sue azioni.
In base alle scarne informazioni che i mezzi di comunicazione sono riusciti ad ottenere dalla polizia Korade, a quanto pare, avrebbe ucciso per vendetta due suoi conoscenti – il suo ex aiutante Davor Petriš e il concittadino Franjo Kos – e anche Cilika Hudić e suo nipote Goran, questi ultimi probabilmente perchè testimoni casuali di uno degli assassinii. Il massacro è avvenuto nei paesi dello Zagorije regione settentrionale della Croazia, ndr Vitešinac e Velika Vetrenička, dove Korade possiede una grande casa di famiglia e delle proprietà. Il primo assassinio è avvenuto martedì 25 marzo, nel pomeriggio, mentre gli altri tre nella notte tra martedì e mercoledì.
Da allora la polizia, in una caccia all’uomo mai vista prima in Croazia, sta battendo a tappeto l’intera zona, che dista solo una cinquantina di km dalla capitale Zagabria, ma non sarebbe ancora sulle tracce del generale Korade. La ricerca infatti per il momento è senza risultato – è stato ritrovato solo il fuoristrada del ricercato, un "Mitsubishi Power" – ma non il generale in fuga. Anche se il suo avvocato, Željko Olujić, ha consigliato al generale a più riprese attraverso i mezzi di comunicazione di costituirsi, Korade non l’ha fatto.
La caccia al generale latitante, armato e pericoloso, non poteva arrivare in un momento più inopportuno. Venerdì arriverà in Croazia il presidente americano George Bush, per una visita di due giorni dopo il summit NATO di Bucarest. I preparativi per la sua visita prevedono anche l’impiego di un numero significativo di poliziotti. Nonostante il capo della polizia Marijan Benko, assicuri l’opinione pubblica che la caccia al generale, in cui sono stati impegnati più di 500 poliziotti, mezzi blindati, elicotteri, cani e telecamere termosensibili, non può in alcun modo compromettere la sicurezza del presidente americano, non sembra che le cose stiano proprio così.
I media hanno reso noto che i servizi americani, che già da settimane in Croazia si occupano della sicurezza di Bush insieme alla polizia locale e ai servizi segreti, sono decisamente insoddisfatti per il fatto che il lungo inseguimento di Korade non abbia portato ad alcun successo e che a soli 50 km da Zagabria, luogo in cui soggiornerà il presidente Bush, si nasconda "una persona armata e pericolosa". Non è loro chiaro – è trapelato sui mezzi d’informazione croati – come i servizi di sicurezza locali non abbiano tenuto sotto sorveglianza una persona dal comportamento violento e problematico.
Le circostanze venutesi a creare suscitano anche grande nervosismo presso i vertici dello Stato croato, perchè l’intero caso Korade compromette Zagabria doppiamente. In primo luogo perchè mette in discussione le capacità della sua polizia che, nonostante l’impegno di un enorme numero di persone e delle più moderne tecnologie, dopo una settimana non è ancora in grado di rintracciare il generale in fuga. In secondo luogo, la Croazia attende a Bucarest di essere ammessa nell’Alleanza Atlantica, e spera di poter diventare membro a pieno diritto già dal prossimo anno. Il caso Korade fa vedere che tipo di generale, anche se in pensione, ha un esercito che deve diventare parte costituente delle forze NATO.
Ma Korade non è l’unico generale croato il cui comportamento ha arrecato un grande danno ai cittadini e alla Croazia in generale. La giustizia croata già da un anno richiede all’Austria l’estradizione del generale fuggitivo Vladimir Zagorac, sospettato di appropriazione indebita per almeno 5 milioni di dollari mentre si occupava di affari per la fornitura di armi per l’Esercito croato. Zagorac dovrebbe essere presto estradato in Croazia, dove lo aspetta il processo.
Sei generali dell’Esercito croato sono sotto processo per crimini di guerra. Di questi, tre sono all’Aja – Ante Gotovina, Mladen Markač e Ivan Čermak – e tre nei Tribunali locali, in due processi separati. Nel Tribunale regionale di Zagabria sono in corso il processo a Rahim Ademij e a Mirko Norac e, in un altro procedimento, quello a Branimir Glavaš. Mirko Norac è già stato processato per crimini di guerra (l’omicidio di civili a Gospić) e ora il suo è il primo caso, insieme a quello di Ademij, che il Tribunale dell’Aja ha rimesso nelle mani della giustizia croata. Norac viene ora processato per i crimini compiuti durante le operazioni dell’Esercito croato nella sacca di Medak, nel 1993.
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