Bulgaria: zingari
Nel periodo socialista veniva multato chi li chiamava ‘zingari’ e si è tentato di assimilarli nella ‘nazione bulgara’. Fallendo. Con la transizione la loro situazione è ulteriormente peggiorata.
Bulgaria, 2004. Li puoi vedere dappertutto: fanno i netturbini, raccolgono ferro e carta da riciclare; i loro bambini spesso chiedono l’elemosina; li vedi per le strade su carretti trainati da cavalli. Di solito sono queste le situazioni nelle quali gli zingari vengono a contatto con i non-Rom, situazioni attraverso le quali si crea l’immaginario su questa comunità. Stereotipi e leggende che i bulgari adottano volentieri. Tra queste quelle sui "musicisti Rom", sui "ricchi mafiosi Rom", sui "Rom che rubano", sulle "donne Rom che predicano il futuro leggendo la mano", sui "Rom che sono sporchi" e… poveri (la maggioranza).
L’ormai prossima entrata della Bulgaria nell’Unione europea lancia una nuova sfida per il Paese, un’opportunità per ripensare i propri rapporti con le minoranze. Mettendo soprattutto l’accento sulle relazioni con quelle che hanno una cultura più difficile da cogliere e far rientrare nei rigidi parametri degli ordinamenti statali.
Di recente l’ECRI, "Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza", ha pubblicato 5 rapporti su 5 Paesi: Belgio, Bulgaria, Norvegia, Slovacchia e Svizzera. Sotto esame questioni quali razzismo, intolleranza, xenofobia e antisemitismo presenti nei territori analizzati. Il rapporto sottolinea gli sviluppi e gli sforzi che sono stati notati in tutti e cinque i Paesi.
Scendendo nei dettagli Bulgaria e Slovacchia vengono criticate per le condizioni della popolazione Rom. In Bulgaria, secondo l’ECRI, esiste una vera e propria discriminazione nei confronti di questa minoranza, con seri problemi d’integrazione della popolazione Rom nella società bulgara.
Indicativo il fatto che una grande parte dei Rom preferisca identificarsi come Bulgari, Turchi o Vlachi. Si "convertono" in gruppi etnici più prestigiosi come conseguenza del basso stato sociale che viene loro attribuito. I dati riguardo alle registrazioni emergono dall’ultimo censimento nazionale.
I Rom in Bulgaria sono forse il gruppo più eterogeneo tra le diverse minoranze etniche presenti nel Paese. Sono considerati come un gruppo omogeneo solo dall’esterno, dai non-Rom. E’ improprio infatti parlare di un gruppo unico e compatto. Vi è una marcata varietà all’interno del loro "sistema sociale".
Le suddivisioni possono essere fatte sia su base religiosa, sia linguistica ma anche in merito ad una più o meno marcata sedentarietà.
I Rom in Bulgaria possono professare la fede musulmana, o cristiano ortodossa ma vi sono alcuni gruppi che appartengono a chiese protestanti. Parlano differenti dialetti bulgari, il turco od il vlachi, dialetto d’origine rumena.
Diversamente a quanto si è portati a credere nell’Europa occidentale la maggioranza dei Rom sono sedentari da secoli, a partire dal periodo dell’Impero Ottomano.
Gli stereotipi negativi e i pregiudizi nei confronti dei Rom si sono intensificati negli ultimi anni e hanno portato ad un aumento delle discriminazioni. Anche lo Stato bulgaro ha un difficile rapporto nei confronti di questo gruppo. Una questione delicata e dolente per le autorità che rientra spesso sotto la denominazione "soluzione della questione zingara", cioè trovare una soluzione ed una nuova formula per risolvere la vecchia e scomoda storia degli zingari.
A finire nel mirino degli attivisti per i diritti umani sono spesso gli agenti di polizia, accusati di violenze nei confronti dei Rom. Di recente quattro organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani hanno denunciato un’azione della polizia nel famoso "Faculteta", quartiere Rom di Sofia.
Il 20 Gennaio 2004 venti persone sono state arrestate senza nessun ordine ufficiale o mandato di cattura. Sono stati portati in questura per "essere interrogati". La polizia entrò in quell’occasione in molte case, i cui residenti erano assenti, sfondando le porte.
Durante l’azione, da molti testimoni percepita come una vera e propria rappresaglia nei confronti dei Rom, non sono mancate le offese a riguardo della loro appartenenza etnica.
Ma nel recente passato si sono verificate situazioni ancora più gravi. Come ad esempio nella città di Samokov, divenuta famosa perché alcuni suoi locali hanno vietato l’ingresso ai Rom.
Anche durante il periodo socialista si sono tentate varie strade per "risolvere la questione zingara" ed in particolare per ‘forzare’ la loro assimilazione culturale nella "nazione bulgara". Molti furono i decreti adottati, sempre seguendo passi tracciati dall’Unione Sovietica, che riguardavano la sedentarizzazione, l’educazione e l’occupazione degli zingari in Bulgaria.
La parola "zingaro" era proibita, considerata offensiva ed i Rom furono invitati a denunciare le persone che li nominavano in questo modo. Furono inoltre costretti a cambiare la loro identità e alcuni anche il nome quando risultava mussulmano. Esistevano in quel periodo quartieri rom ma anche quartieri "misti". Uno di questi, a Burgas, veniva nominato "sandwich" per il fatto che nei vari piani di uno stesso palazzo vivevano alternati bulgari e Rom.
La studiosa Ilona Tomova nel suo libro "The Gypsies in the transitional period" ancora nel 1995 aveva evidenziato i problemi connessi al difficile processo di transizione del Paese e gli effetti che esso ha portato sulla vita del terzo gruppo di minoranza in Bulgaria. A partire dal crollo del regime socialista un gran numero di bambini Rom non ha frequentato più la scuola o peggio, non vi ha mai messo piede: si parla di quasi metà dei bambini tra i 7 e i 16 anni.
In seguito ai processi di adesione per la futura entrata della Bulgaria nella comunità Europea il parlamento bulgaro ha adottato la prima legge di "Protezione contro le discriminazioni" in tutta la sua storia legislativa. Questa legge è nata per adeguare il sistema legislativo bulgaro alle normative europee.
Qualche mese più tardi il governo bulgaro ha elaborato un "Programma per l’Integrazione paritaria dei Rom nella società bulgara" per il periodo ottobre 2003 – dicembre 2004. Rispetto a quest’ultimo non sono mancate le critiche da parte delle organizzazioni non governative che lavorano in questo ambito.
Negli ultimi anni sono partiti diversi progetti e interventi che hanno come scopo l’integrazione della minoranza dei Rom e l’attenuazione del loro stato di emarginazione sociale. Il ruolo del "Human Rights Project", associazione non profit istituita nel 1992 a Sofia è proprio di monitoraggio dei diritti dei Rom in Bulgaria e di difesa legale nei casi di violazioni gravi dei loro diritti umani. L’organizzazione lavora con volontari Rom provenienti da tutto il paese quali responsabili dell’osservatorio dei diritti nella loro regione.
Secondo l’associazione uno sviluppo positivo nei confronti dei Rom si è avuto nella sfera dell’educazione: con una disposizione del Ministero della Scienza e l’Educazione è stato dato inizio all’integrazione dei bambini delle minoranze nelle scuole e in questo modo si è avuto come obbiettivo quello di eliminare la discriminazione esistente da quando esistono scuole separate per bambini Rom e non-Rom.
Altri settori altamente a rischio sono quelli del lavoro, la disoccupazione è molto più alta tra i Rom rispetto al resto della popolazione, ed il settore sanitario, la maggioranza della popolazione Rom si trova in uno stato sanitario critico e le loro condizioni di vita sono molto precarie.
L’Unione europea, guardando sempre più ad est, non può non affrontare a sua volta la questione dei Rom e sta già ponendo la loro non discriminazione come uno degli elementi, certo non il più importante, sul quale basare un futuro allargamento anche alla Bulgaria.
A quest’ultima viene chiesto di essere capace finalmente di instaurare un vero e proprio dialogo interculturale con questa minoranza che rappresenta il 3,7% della popolazione. Anche loro infatti hanno passaporto bulgaro e tra non molto saranno a pieno titolo cittadini europei. Prima devono essere però messi nelle condizioni di essere a pieno titolo cittadini bulgari.
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