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Bulgaria-UE: in ritardo di un anno?

Il 15 giugno scorso la Bulgaria ha chiuso i suoi negoziati con l’UE. Nel 2007 previsto l’ingresso, a meno che …

23/06/2004, Tanya Mangalakova - Sofia

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Lo scorso 15 giugno la Bulgaria ha portato a termine le negoziazioni per l’integrazione nell’UE. La "ratifica" del percorso compiuto è arrivata dai ministri degli esteri dei 25 Paesi membri, riunitisi in Lussemburgo. Tra i temi in discussione anche il collocamento dei 240 milioni di euro che l’UE ha dato in dote alla Bulgaria per il triennio 2007-2009. Almeno metà di questo finanziamento verrà utilizzata per consolidare la sicurezza dei confini bulgari. Nei giorni immediatamente precedenti al 15 giugno restavano cinque i capitoli delle negoziazioni con l’UE ancora aperti. Ad una decina di giorni dall’incontro sono stati chiusi i complessi capitoli riguardanti agricoltura, politiche regionali e budget e finanza. In Lussemburgo si è poi raggiunto un accordo sugli ultimi due, riguardanti la "Concorrenza" e quello più generico "Altre questioni".

Rigido monitoraggio

I media bulgari il giorno successivo all’incontro in Lussemburgo hanno dato ampio rilievo alla dichiarazione dei rappresentanti UE che hanno affermato avrebbero "monitorato rigidamente" il percorso della Bulgaria verso l’Europa. Il vertice dei Ministri dell’estero ha inoltre stabilito un meccanismo per il quale l’UE può ritardare di un anno l’accesso della Bulgaria se quest’ultima non rispetterà gli accordi. Una sorta di "clausola precauzionale" che viene applicata per la prima volta nelle negoziazioni con Paesi candidati all’integrazione. Scontento in merito emerge dai circoli diplomatici bulgari. "Questa clausola è un’assoluta novità, non era prevista per i dieci Paesi che sono entrati a far parte dell’UE recentemente" ha dichiarato un diplomatico che ha preferito restare anonimo. Dimitar Tzonev, portavoce del governo, preferisce interpretare la clausola in chiave di politica interna: "E’ una decisione presa dall’UE per fare pressione sul Partito Socialista Bulgaro – che a Bruxelles prevedono possa vincere le prossime elezioni Parlamentari – affinché anche quest’ultimo si adoperi per adottare politiche europeistiche". Intanto commenti arrivano anche dalla vicina Romania, anch’essa candidata ad entrare nell’UE assieme alla Bulgaria. "Bulgaria-Romania 6 a 0", titola "Evenimentul Zilei" uno dei principali quotidiani del Paese. Il punteggio si riferisce ai sei capitoli negoziali che la Romania ha ancora aperti, a fronte di quelli bulgari: tutti chiusi.

Compensazioni e sussidi
La Bulgaria tra il 2007 ed il 2009 riceverà un finanziamento di 210 milioni di euro per la chiusura dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy, prevista per il 2006. La cifra è stata definita in uno speciale protocollo inserito nel capitolo di negoziazione "Altre questioni" e chiuso proprio a metà giugno. Anche la Lituania e la Slovacchia hanno sottoscritto protocolli simili durante il loro cammino di avvicinamento all’UE. La cifra di 210 milioni di euro è percepita in Bulgaria come una sconfitta negoziale visto che inizialmente si parlava di 140 milioni di euro in più.

La questione dei reattori di Kozloduy è stata una delle questioni più delicate nelle negoziazioni per l’accesso all’UE. In particolar dell’opposizione all’attuale governo, ma non solo, ha in più occasioni sostenuto che rinunciando ad alcune unità della centrale di Kozloduy il Paese avrebbe fatto un grosso passo indietro in termini di autonomia energetica. L’UE per compensare la chiusura di 4 reattori a Kozloduy sborserà da qui al 2009 circa 550 milioni di euro.

Piantate viti ed allevate capre!

La Bulgaria è un Paese con una tradizione agricola particolarmente radicata. La chiusura del capitolo di negoziazioni sull’agricoltura è stata percepita come un’opportunità di rilancio per il settore agricolo. Sofia riceverà, nei tre anni successivi all’ingresso nell’UE, 116 milioni di euro per promuovere lo sviluppo nelle aree rurali. Cifra da aggiungersi ai 617 milioni già stanziati per il settore agricolo. La Bulgaria ha ottenuto di poter piantare, dopo l’annessione, altri 382 500 acri di vigneti. Negoziata anche una quota per la produzione di zucchero. Aumentate inoltre le quote per quanto riguarda la produzione di tabacco.

"Piantate vigne ed allevate capre" ha consigliato ai cittadini bulgari il Ministro per l’integrazione europea Melena Kuneva. Secondo quest’ultima occorre liberarsi in fretta del pregiudizio che l’entrata nell’UE rovinerà l’agricoltura bulgara. "Al contrario, consiglio ai bulgari di comperare capre, di piantare vigneti e seminare frumento perché sono investimenti con grandi prospettive" ha affermato la Kuneva.

Il vice Ministro delle finanze Lyubomir Datsov fornisce qualche statistica. In media i primi tre anni dopo l’annessione la Bulgaria riceverà finanziamenti UE corrispondenti ad un valore annuale pro-capite per ogni cittadino di 560 euro. Cifra che scende a 480 euro se considera che a partire dal 2007, sempre sia questa la data dell’integrazione, la Bulgaria inizierà a pagare anche la sua quota parte all’Unione. Riassumendo, nei primi tre anni da Paese membro la Bulgaria riceverà dalle casse di Bruxelles più di quattro miliardi di euro, circa il 6,08% ogni anno del proprio prodotto interno lordo.

La fine della transizione?

D’ora in poi la società bulgara vivrà secondo le regole europee, che varranno per tutti i cittadini. La frase è di Simeone di Sassonia Coburgo Gotha ed è stata pronunciata ad un consiglio dei ministri immediatamente successivo alla chiusura dei negoziati con l’UE. Sulle prime pagine dei quotidiani bulgari al fianco dei commenti su questo successo europeo si riportava però l’ennesimo omicidio di un noto gangster di Sofia. I cittadini bulgari sono oramai abituati: da una parte i successi di politica internazionale, dall’altra l’incapacità di controllare la criminalità della capitale.

L’entusiasmo dell’amministrazione bulgara non è condiviso dall’opinione pubblica. Il quotidiano Troud fa dell’ironia sulle modalità di negoziato impostate da Melena Kuneva. "Senza dubbio – afferma il quotidiano – una negoziatrice di alto spessore. Ma chi rappresentava? La Bulgaria o l’UE stessa?". Secondo Troud il governo bulgaro non avrebbe negoziato ma avrebbe accettato tutte le condizioni poste dall’Unione europea. In modo da avere un’immagine più positiva possibile all’estero. Rispetto al pubblico interno il governo avrebbe mistificato continuamente alcune questioni, come quella relativa alla centrale nucleare di Kozloduy, emerse chiaramente solo a negoziati conclusi. Ed ora, se si volesse cambiare alcuni aspetti dei negoziati, occorrerebbe schierarsi per il no al prossimo referendum sull’integrazione nell’UE. Cosa che comunque difficilmente un cittadino bulgaro deciderà di fare.

Certo è che il cittadino comune non ha alcuna idea di quali siano state le condizioni pattuite dal governo per chiudere le trattative. I produttori bulgari stanno cercando di procurarsi per proprio conto informazioni sugli standard produttivi richiesti dall’UE, negli uffici dei Ministeri non sanno o non vogliono dire nulla. Così anche per le quote dell’export e le politiche rispetto ai vari settori dell’industria bulgara. Gli elementi dei negoziati sono a conoscenza solo di poche persone.

Alcuni analisti politici hanno indicato la data del 15 giugno scorso come la fine della cosiddetta "transizione". Rispondono duramente gli editorialisti di Troud: cosa si intende per transizione? "Questo termine sembra rappresentare una vera e propria manipolazione ideologica dietro alle quali di nascondono i veri problemi legati all’economia, alla corruzione, alla criminalità. Se transizione significava arrivare all’economia di mercato – continuano i giornalisti di Troud – certo non vi siamo arrivati essendo il mercato bulgaro quasi esclusivamente caratterizzato da monopoli. Se invece l’obiettivo era quello di raggiungere la democrazia politica il paese è ancora nelle mani di una nuova ristretta élite, una sorta di nomenclatura democratica".

Vedi anche:

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