Bulgaria: se son rose fioriranno
Viene chiamato l’oro liquido. Profumatissimo ed estremamente costoso, è l’olio di rose. La produzione bulgara, un tempo dominante, sta però perdendo consistenti fette di mercato …
L’olio di rose è uno dei simboli della Bulgaria, che conta una tradizione di tre secoli nella distillazione di questa particolare essenza. La Bulgaria ne è tutt’ora la maggiore produttrice a livello mondiale. Il segreto sta nelle caratteristiche pedo-climatiche della regione di Kazanluk, Bulgaria centrale, nella quale si trova la "Valle delle rose" e nella particolare qualità di rose che vi crescono, risultato di una selezione avvenuta nei secoli a partire dalla rosa damascena.
L’olio di rose in Bulgaria viene anche chiamato "oro liquido" tanto è prezioso. Per ottenere un litro di olio occorrono quattro tonnellate di petali, per un grammo di olio milletrecento boccioli. Ed ogni fiore viene raccolto a mano e preservato attentamente perché non perda le proprie caratteristiche prima della distillazione. Circa 2000 lavoratori stagionali sono occupati ogni estate per la raccolta delle rose. Quest’ultima non dura più di una ventina di giorni.
Nel suo libro "Il nome della rosa e del tabacco" Nikola Gueorguiev, critico letterario e professore presso l’Università "Sv. Kliment Ohridsky" di Sofia, indaga come il rapporto tra la Bulgaria e le rose si sia trasformato nei secoli. "Un simbolo che permane tutt’ora non solo come memoria storica ma anche come realtà concreta" afferma Gueorguiev. Ed a un commerciante di rose si è ispirato lo scrittore Aleko Konstantinov per scrivere "Bai Ganyo", uno dei classici della letteratura bulgara. Konstantinov ricorda di aver conosciuto Ganyo all’esposizione mondiale di Chicago, nel 1893. Nel suo libro "Sino a Chicago e ritorno" Konstadinov ricorda l’incontro. "Nel padiglione della Bulgaria vi erano due grandi vetrine, piene di olio di rose. E’ lì che inavvertitamente mi scontrai con Ganyo Somov, uno dei maggiori commercianti bulgari di olio di rose".
Se in passato i commercianti bulgari avevano venduto olio di rose in tutte le principali città europee ora le prospettive sono senza dubbio meno felici. Sia la produzione che la commercializzazione dell’ "oro liquido" sono in crisi. Ed uno dei limiti maggiori sembra arrivare proprio dall’Europa. "La produzione e lavorazione dell’olio di rose non è stato mai inserito nelle negoziazioni per l’entrata nell’UE" ricorda Plamen Mollov, parlamentare del Movimento Nazionale Simeone II e Presidente del Comitato parlamentare sull’agricoltura e sulle foreste. "Le rose ed i loro derivati sono un settore strategico per il nostro Paese sul quale non bisogna fare passi indietro rispetto all’Europa". Mollov si riferisce al fatto che 26 delle 56 componenti dell’olio di rose rientrano nelle sostanze allergiche che debbono sottostare ad alcune direttive europee il cui recepimento nella legislazione bulgara è stato recentemente criticato. Ad esempio durante una tavola rotonda sull’argomento tenutasi proprio a Kazanluk, capitale della Valle delle Rose. "L’olio di rose è da considerarsi come un tutt’uno e non debbono essere considerate separatamente le singole componenti" afferma Mollov che poi si è dichiarato certo che le normative europee non limiteranno la commercializzazione di questo prodotto del tutto peculiare.
Le cifre dell’ultimo decennio parlano di una radicale diminuzione della quota del mercato mondiale coperta dalla produzione bulgara. Tredici anni fa quest’ultima rappresentava il 90-95% della produzione mondiale. Ora si riescono a vendere solo 700-800 litri annui che corrispondono al 45% del mercato. "Lo stato si è quasi totalmente ritirato da questo settore" hanno ricordato i partecipanti al convegno di Kazanluk.
Il settore è stato messo in ginocchio anche da un progressivo calo del prezzo dell’olio di rose. "Adesso ci si aggira sui 3400 dollari per litro" dichiara Nikolay Nenov, a capo di un laboratorio statale che segue la coltivazione delle rose e soprattutto la loro lavorazione "molti produttori sono obbligati ad abbassare drasticamente i prezzi pur di rimanere sul mercato. Ciononostante vi sono anche alcuni dati positivi. Negli ultimi anni sono nate sette nuove distillerie e 450 acri di nuovi roseti".
Secondo gli esperti del settore occorrerebbe un immediato intervento statale per finanziare la creazione di almeno 1000 acri di nuovi roseti. L’investimento necessario s’aggirerebbe sui due milioni di euro. Questi ultimi potrebbero essere messi a disposizione dei produttori sotto forma di credito agevolato.
Il Ministero dell’agricoltura ha recentemente mostrato disponibilità. Già nel 2003 si era dichiarato pronto ad impegnarsi per far recuperare all’olio di rose bulgaro il prestigio del passato. Ora è in cantiere una nuova legge per tutelarne la produzione ed il Ministero si è dichiarato pronto a rilanciare l’attività dell’ ‘Istituto per le rose’. Il 2003 non ha però portato grandi novità per i roseti lunghi 120 chilometri della Vallata delle Rose. Tutti si augurano il 2004 possa effettivamente essere più roseo.
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