Bulgaria: ONG attorno al tavolo
Congiuntamente all’incontro dei 55 Paesi dell’OSCE a Sofia si è tenuta anche una Tavola rotonda alla quale hanno partecipato alcune ONG dell’area. Si è parlato di sicurezza, di Kossovo e di ruolo delle ONG.
Una tavola rotonda: "il contributo delle ONG regionali alla sicurezza e stabilità in Europa. Si è tenuta lo scorso 6 e 7 dicembre nel contesto del 12mo consiglio ministeriale dell’OSCE.
L’incontro si è tenuto presso il Palazzo nazionale della cultura, lo stesso nel quale si sono incontrati i 55 Paesi membri dell’OSCE e lo stesso nel quale poche ore prima il segretario di Stato Colin Powell ed il suo omologo russo, Sergey Lavrov, hanno incrociato le spade sulla questione dell’Ucraina e sulla situazione in Georgia e Moldavia.
La tavola rotonda è stata organizzata – parallelamente agli incontri ufficiali – congiuntamente dal Ministero degli affari esteri bulgaro e dal Balkan Political Club.
Quest’ultima è un’organizzazione nata nel 2001 a Sofia. E’ costituita da 48 politici ed intellettuali di 9 Paesi dei Balcani tra i quali vi sono 10 Presidenti (tre dei quali ancora in carica), 7 attuali ed ex ministri, 6 ambasciatori e quasi tutti hanno un titolo accademico di rilievo.
Tra i membri di questo Club esclusivo vi sono Fatos Nano, Sali Berisha, Ismail Kadare, Alexander Meksi, Mladen Ivanic, Ivo Komsic, Zarco Papic, Simeon Saxe Coburg-Gotha, Dora Bakoyannis, Georgios Papandreu, Michalis Papakonstantinu, Kiro Gligorov, Arben Xhaferi, Ljubcho Georgievski, Prof. Emil Constantinescu, Ion Iliescu, Petre Roman, Dragoljub Micunovic, Miroljub Labus, Vesna Pesic, Zoran Zivkovic, Svetozar Marovic, Ibrahim Rugova, Veton Surroi, Suleyman Demirel, Hikmet Cetin, Murat Karayalcin, Mircea Snegur.
Il Presidente del Club è l’ex Presidente della Bulgaria Zhelyu Zhelev (1990 – 1997). I membri del Balkan Political Club si riuniscono per discutere delle problematiche più urgenti della regione tentando di dare chiavi di lettura per arrivare a soluzioni possibili. I politici e gli intellettuali che ne fanno parte si sono infatti impegnati a lavorare per la rinascita degli Stati dei Balcani e per la sicurezza e la stabilità dell’intera regione.
Dal 2001 sono state 6 le conferenze organizzate in diverse capitali dei Balcani. A Skopje, nel marzo del 2002, ci si è ritrovati per discutere di sicurezza regionale, a Bucarest, nel luglio successivo, si è dibattuto della rinascita economica del sud est Europa, ad Atene, nel dicembre 2002, si è affrontato il tema delle prospettive europee degli Stati dei Balcani, ad Istanbul, nel giugno 2003 del potenziale culturale dei Paesi dei Balcani ed a Belgrado, nel dicembre dello stesso anno, della cooperazione regionale nel combattere il crimine organizzato.
Kossovo, una fonte d’instabilità
Il futuro del Kossovo ha provocato un acceso dibattito tra i partecipanti alla tavola rotonda. "Gli albanesi del Kossovo stanno giocando un ruolo attivo verso il separatismo, c’è la volontà di creare una Grande Albania", ha affermato Akkan Suver, della Fondazione Marmara, Turchia. "E’ impensabile che il Kossovo possa tornare a far parte dell’Unione Serbia e Montenegro. L’UNMIK è stata un disastro. La questione cruciale che riguarda il Kossovo è quella dello status. La questione vera è se l’UE avrà la forza di assumersi la responsabilità di questa regione", ha ribattuto Jimmy Panitza, presidente della Fondazione ‘Bulgaria libera e democratica’, di Sofia.
"In Kossovo si è creata un’ideologia fascista di autosufficienza ed arroganza nazionale" ha affermato Antonina Zhelyazkova, antropologa e a capo del Centro internazionale di studi sulle minoranze e sulle relazioni interculturali con sede a Sofia. Secondo la studiosa una delle migliori opzioni è quella di evitare nel breve e medio periodo di parlare dello status. "Il Kossovo deve rimanere un protettorato per molti decenni, sino a quando gli albanesi si abitueranno ad accettare gli altri".
Secondo Theodoros Couloumbis, direttore della Fondazione ellenica per la politica estera ed europea, l’integrazione con l’Unione europea è un elemento chiave della pacificazione dei Balcani occidentali, un processo che può annacquare gli estremismi.
"Il Kossovo è un territorio dove sono completamente assenti le leggi, è u territorio dominato dal crimine organizzato" ha affermato Ljubiusha Georgievski, produttore teatrale e scrittore, ex ambasciatore macedone a Sofia "in Kossovo vi sono molti traffici illegali che prescindono dall’appartenenza etnica o religiosa". "Vi sono molte opzioni per il Kossovo: un’indipendenza già nel 2005, attendere per i prossimi trent’anni, seguire la logica degli standard prima dello status. Ma occorre far qualcosa. Tra trent’anni l’intera regione rischia di essere in mano al crimine organizzato".
Ottimismo e pessimismo sulle ONG
Antonina Zhelyazkova ha espresso tutto il suo pessimismo in merito all’influenza che le ONG riescono ad avere sulle decisioni politiche rilevanti. Secondo quest’ultima vi è molta differenza tra le ONG create da ex o attuali politici e quelle invece nate dal basso. "Una ONG deve essere pacifista" ha aggiunto "mentre abbiamo visto che alcune ONG sono per gli aerei e per i bombardamenti mentre altre scendono in piazza contro la guerra". Non la pensa così Zhelyu Zhelev, Presidente del Balkan Political Club. "Nella politica reale si deve affrontare il concetto di meno peggio. Gli intellettuali spesso si trovano a porre la questione in termini di ‘bene’ e di ‘male’. Purtroppo, nella vita reale, la scelta è spesso tra il peggio ed il meno peggio".
Non vi è alcuno scontro tra civilizzazioni
Non vi è alcuno scontro tra civilizzazioni, hanno affermato concordi i partecipanti alla Tavola rotonda. "Questa teoria è una sorta di manipolazione" ha affermato Antonina Zhelyazkova "gli attuali conflitti nei Balcani hanno ragioni economiche, politiche, irredentiste e sono stati spesso mascherati in chiave etnica e religiosa".
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