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Bulgaria-NATO: intervista ad Andrej Pantev

Andrej Pantev, deputato della Coalizione per la Bulgaria (promossa dal Partito Socialista Bulgaro, ndr), è uno dei quattro parlamentari che hanno votato contro l’adesione alla NATO. Un’intervista pubblicata in Italia dal sito Bulgaria-Italia.

06/05/2004, Redazione -

Bulgaria-NATO-intervista-ad-Andrej-Pantev

di Dimitar Cekov – ("Kesh" Sofia, 2-8 aprile 2004)
Traduzione di Sonia Domoustchieva, Bulgaria-Italia

Dimitar Cekov: Perché ha votato contro la ratifica dell’accordo con la NATO?

Andrej Pantev: Perché ritengo che questa sia un’azione formale, affrettata, pericolosa e incompresa. Un’azione più burocratica che adeguata ai bisogni, alla situazione e alle prospettive dei bulgari. Trovo che avrebbero votato a favore della NATO allo stesso modo sia Todor Zhivkov che Aleksandar Tzankov che Bogdan Filov, ma non Stambolov. (si tratta di alcuni importanti esponenti politici che hanno guidato la Bulgaria negli ultimi 125 anni, ndr)

DC: Cosa glielo fa pensare?

AP: Questo patto è antiquato, arcaico, anche se con armamenti moderni, è una struttura che è prodotto esclusivo della Guerra Fredda. Non può fermare il terrorismo in alcun modo. Chi crede che il terrorismo possa essere fermato con la NATO, litiga con il buon senso e accetta questo comodo, ma stupido cliché. Come pure la NATO non può bloccare il narcotraffico, non può bloccare nessuna delle minacce al futuro delle popolazioni, come l’equilibrio demografico dell’Europa occidentale e centrale che è già del tutto alterato, con i suoi conflitti sociali e culturali a livello locale. Non capisco il senso di questa organizzazione e i motivi della sua esistenza.

DC: Quasi tutta l’Europa occidentale fa parte della NATO, anche noi ci stiamo avviando…
AP: Da un lato, non vedo come possiamo avviarci verso l’Europa occidentale. Chissà come faremo ad attraversare il Reno o la Manica. D’altro canto, l’inerzia che ha spinto questi paesi verso la NATO aveva un’origine e una logica del tutto diverse. Era naturale che la NATO dovesse proteggerli da un’eventuale invasione sovietica. Chissà se i greci oggi entrerebbero a far parte della NATO. E’ radicalmente diversa la situazione dei paesi baltici – Lituania, Lettonia e Estonia, dell’Ungheria e della Polonia, che hanno chi più chi meno delle tradizionali preoccupazioni rispetto alla Russia, tradizionali sentimenti antirussi. Per loro questa ragione deve essere tenuta in conto.

DC: Politici e statisti hanno commentato, che con la sua adesione alla NATO, la Bulgaria ritorna in seno agli stati liberi.

AP: Non posso immaginarmi come un’adesione ad una alleanza militare può farci tornare in seno agli stati liberi. Mi scusi, ma questa è un’idiozia – un misto fra idiozia e cretinismo. Come fa l’alleanza stessa a indicare quale stato è libero. L’Australia è un paese sottomesso? La Svizzera che tipo di stato è? Questi sono stereotipi lessicali da pappagalli, trasmessi in linea diretta da quelli che fino a non molto tempo fa inneggiavano all’Unione Sovietica, al blocco socialista e al Patto di Varsavia. Non dobbiamo dimenticare che, in ogni caso, non si tratta di un’organizzazione culturale, di prestigio, da poter dire: ecco, ci siamo anche noi.

DC: Dopo che si è espresso contro l’adesione alla NATO, come vede l’orientamento in politica estera della Bulgaria?

AP: Questo è maggior dramma e la più grande speculazione. Certo è che non abbiamo scelta, lo status di neutralità nasconde molti pericoli, ma anche dovendosi avviare per questa strada non doveva essere fatto in maniera così plateale. Abbiamo visto la sceneggiata, da operetta, della Gazzetta Ufficiale, che scherzetto comico è venuto da tutto questo. E’ così che doveva cominciare il giorno felice – con queste mistificazioni giuridiche e proprio da persone che dovevano essere i garanti della Legge e della legalità. Certo che poteva essere fatto in maniera diversa. Comunque, una cosa è chiara, il modo in cui la Bulgaria aderisce alla NATO non indica assolutamente una manifestazione di indipendenza. Per non parlare del fatto che vogliamo essere indipendenti essendoci già dentro.

DC: Cosa guadagna e cosa perde il nostro paese dell’adesione alla NATO?

AP: Guadagna quello che tutti ripetono come pappagalli: diventiamo parte del mondo libero. La questione è che cosa si perde. Non valuto un’iniziativa storica da in questo modo, quanto costa, con il bilancino. Ma è anche evidente che dobbiamo partecipare là anche quando non ci piace. È comico, la NATO è un’organizzazione di eguali, non regge alla più elementare logica umana. Se la NATO decide di attaccare qualche stato alle isole Seychelles diremo: "no, non vogliamo" e loro "i nostri alleati non vogliono e noi non lo faremo". Sono discorsi ridicoli questi che non reggono alla più elementare logica di un qualunque furbastro da osteria, pensi un po’ se può essere oggetto di perversi giochi di parole, aderiamo per far vedere che non abbiamo nulla a che fare con il bolscevismo, il totalitarismo e il comunismo mentre allo stesso tempo diventiamo un’insignificante appendice di un’unione, la quale di per sé è già predestinata.

DC: Uno dei compiti fondamentali della NATO è garantire la sicurezza e la democrazia nel mondo.

AP: Se garantisce la democrazia, diventa molto pericoloso. I soldati turchi non sono più soldati stranieri. I greci lo stesso. Per non parlare degli americani, olandesi, inglesi – se vengono utilizzati per quello che dice lei, questa sarà nient’altro che un’occupazione. Quando un esercito viene utilizzato per mantenere una democrazia, la democrazia smette di essere tale.

DC: Nei media bulgari sono apparsi titoli "Salve natovtzi (sostenitori della Nato, ndr)" il che ricorda "Salve bratushki (fratelli in russo, ndr)". Come possiamo spiegarci questa mentalità bulgara?

AP: Questa mentalità bulgara sta nell’aneddoto dell’uomo che aspetta i vincitori con un mazzo di fiori al "Ponte delle Aquile", ma questa mentalità ci può giocare un brutto scherzo: non solo per l’immagine che abbiamo da tempo dei più fascistizzati, dei più sovietizzati, dei più diligenti. Ciò che lei dice è molto giusto: salve "natovtzi", salve "bratushki", salve internazionalisti, salve democratici, salve patrioti. E’ curioso cosa diranno adesso i patrioti. Probabilmente credono che adesso la NATO ci darà la Tracia e la Macedonia alla stessa stregua di un altro marzo del 1941. Il 1 marzo 1941 la delegazione stipula un accordo con il "grande Terzo Reich" al palazzo "Belvedere" e per fare in modo che entri in vigore prima possibile, prende l’aereo da Vienna ed arriva in Bulgaria la sera. Il 2 marzo 1941 è domenica. Ciò nonostante si convoca l’Assemblea Nazionale, la quale freneticamente, con applausi che diventano ovazioni, vota l’adesione della Bulgaria al Patto Tripartito. Hanno fretta e temono che uno o due giorni di ritardo possano impedire al mondo di capire che la Bulgaria stia al passo con le forze dell’ordine, della potenza e del bene. Soprattutto, per dare la possibilità al passaggio degli eserciti tedeschi per poter colpire la Grecia e la Jugoslavia. Avete notato come nella sala plenaria si metteva in rilievo non tanto la bontà della NATO ma la sua potenza. Questo è un fatto parecchio preoccupante per chi dovrà scrivere la storia dell’adesione bulgara alla NATO.

DC: Da noi si sentono già voci sul ritiro del nostro contingente dall’Iraq…

AP: Il contingente non doveva andare lì. Come faranno i bulgari a difendere la loro patria e i valori mondiali nelle sabbie dell’Iraq se nessuno li vuole. E poi loro portano fucili, mica ramoscelli d’olivo. Certo che io voglio che i nostri soldati si ritirino dall’Iraq ma loro non dovevano essere mandati lì. Il ritiro è un compito molto più complicato. Questa è l’arte della politica: saper vedere che cosa sarà fra 30 anni e non fra tre. Stambolov non avrebbe firmato un accordo simile perché avrebbe capito quale era il destino di questo patto in una prospettiva più lungimirante. Il politico si distingue dall’uomo semplice perché vede avanti. Altrimenti in ogni caffé o bar ti possono dire ciò che i nostri illustri politici, cavillando, con parole vuote, senza verbi, ci presentano come suprema scienza, saggezza e perspicacia.

DC: Come valuta la realtà politica attuale?

AP: Impersonale, priva di personalità, in balia degli eventi, immobile. Lei ha visto i candidati storici alla ratifica dell’accordo. Ha avuto la sensazione che si trattasse di una data storica?

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