Bulgaria, le due candidate all’ONU
Sofia si trova nella surreale situazione in cui ci saranno due candidate bulgare per la poltrona di segretario generale dell’ONU. I motivi e i retroscena della vicenda
Scelta ponderata o ennesima clamorosa gaffe internazionale? La candidatura bulgara per il prossimo Segretario Generale dell’ONU (il mandato di Ban-Ki-Moon scade a fine 2016), accreditata negli scorsi mesi di buone possibilità di successo, rischia ora di trasformarsi in una telenovela politica destinata a far discutere per molto tempo a venire.
Dopo risultati considerati non soddisfacenti nelle varie votazioni preventive susseguitesi nelle scorse settimane, mercoledì 28 settembre il premier Boyko Borisov ha infatti scaricato ufficialmente il candidato sostenuto fin dall’inizio della competizione – l’attuale direttrice generale dell’UNESCO Irina Bokova – avanzando una candidatura dell’ultim’ora, quella dell’eurocommissario per il bilancio Kristalina Georgieva.
La scelta di un cambio di candidati, per quanto controversa, era nell’aria da tempo. La Bokova, lanciata dal precedente esecutivo a guida socialista di Plamen Oresharski, ma confermata poi dall’esecutivo di centro-destra di Borisov, sembrava poter giocare carte importanti per guidare le Nazioni Unite.
Secondo un meccanismo informale di rotazione, il nuovo segretario dovrebbe infatti essere scelto tra i candidati est europei. Al tempo stesso, sempre in modo informale, al palazzo di vetro sembra esserci largo consenso sull’opportunità che la prossima guida dell’ONU sia, per la prima volta, una donna. La Bokova, forte di un ruolo prestigioso come la guida dell’UNESCO, appariva quindi a molti osservatori come il candidato favorito alla vittoria finale.
La disputa interna…
Insieme agli innegabili punti di forza, la candidatura della Bokova registrava però anche elementi di debolezza. Il primo è strettamente legato alle dinamiche interne della politica bulgara. La Bokova è un candidato “di sinistra” in un paese oggi guidato dal centro destra. Eletta per due volte al parlamento di Sofia nelle file del Partito socialista, prima di lanciarsi nella sua carriera internazionale la Bokova ha ricoperto anche il ruolo di vice-ministro degli Esteri nel governo Videnov (1995-97).
Promossa da un nuovo esecutivo socialista, stavolta quello di Oresharski, la Bokova ha ricevuto un supporto apparso fin da subito poco incisivo e ondivago da parte dell’attuale governo di centro-destra. Tornato al governo, Borisov ha confermato di puntare sulla Bokova, anche per venire incontro alle richieste dell’allora alleato di governo ABV (partito di sinistra nato da una scissione dei socialisti), ma senza mai mostrare troppo entusiasmo per la campagna della direttrice dell’UNESCO.
Da molti mesi, lo spettro di una candidatura alternativa, più vicina all’area politica degli attuali governanti, si aggirava nelle stanze del potere e sui media bulgari ed internazionali. Il nome della possibile candidata alternativa, anche se inizialmente smentito dalla diretta interessata, era sempre e solo uno, quello dell’attuale commissario europeo al bilancio Kristalina Georgieva.
…e internazionale
Oltre all’innegabile prestigio personale ed istituzionale, anche gli equilibri di forza internazionali sembrano portare vento in poppa alla candidatura della Georgieva. Fin dall’apertura della campagna, quella della Bokova è stata percepita come una candidatura particolarmente gradita alla Russia. Proprio per questo motivo si è più ripetutamente parlato di resistenza alla sua nomina da parte delle potenze occidentali in Consiglio di sicurezza, con lo spettro di un probabile veto da parte britannica.
La Georgieva, membro di spicco della Commissione, può godere di un appoggio politico che si è coagulato soprattutto intorno alla Germania e a vari paesi dell’Europa centro-orientale. Secondo i sostenitori della Bokova, il cambio di candidature sarebbe avvenuto proprio dietro pressione diretta di Berlino, scenario rilanciato esplicitamente anche dalle fonti diplomatiche russe.
Le speranze di successo della Georgieva e del governo Borisov ruotano ora proprio intorno alle sfumature – tutte da interpretare – dei messaggi che arrivano dal Cremlino. Pur non avendo mai nascosto la propria preferenza per la Bokova, argomentano i tifosi dell’eurocommissario, Mosca non avrebbe però mai indicato esplicitamente di essere pronta a porre il veto sulla Georgieva.
Il ballo delle polemiche
Raramente al centro del palcoscenico internazionale che conta, il governo di Sofia viene ora accusato di aver gestito in modo inefficiente e amatoriale la possibilità di raggiungere un obiettivo ambito e prestigioso come la guida dell’ONU. Apparso fin dall’inizio indeciso su una candidatura ereditata e non particolarmente gradita, il governo Borisov ha mandato segnali contrastanti che con tutta probabilità hanno minato le chance della Bokova, decidendo però di puntare sulla Georgieva soltanto all’ultimo minuto. “In una settimana dovrà fare il lavoro di un anno”, ha dichiarato a caldo la stessa Georgieva al Financial Times, con il prossimo voto (il primo in cui si capirà l’eventuale possibilità di veto da parte dei membri permanenti) in programma per il 5 ottobre.
Per l’opposizione, con il cambio di candidati dell’ultima ora il governo Borisov ha piegato gli interessi nazionali bulgari alla volontà dei suoi protettori stranieri, Germania fra tutti. Ieri mattina Duma, il quotidiano organo del Partito socialista ha titolato “Tradimento!” su nove colonne, mentre il Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS, espressione della minoranza turca) ha parlato laconicamente di “mossa politica poco seria”.
A conferma della spaccatura interna, è arrivata la notizia che la Bokova non intende fare passi indietro: secondo la direttrice dell’UNESCO “non c’è alcun serio motivo per ritirare le mia candidatura”. Considerato che non esiste alcun meccanismo formale che consenta al governo di Sofia di revocare la candidatura della Bokova, la Bulgaria si trova ora nell’inusuale e imbarazzante posizione di avere due pretendenti avversari alla guida delle Nazioni Unite, di cui uno che corre dopo aver perso l’appoggio ufficiale del proprio governo.
Successo insperato o disastro annunciato?
“La Bulgaria nomina Kristalina Georgieva a Segretario generale dell’ONU. Confidiamo che questa candidatura raccoglierà maggiore successo [della Bokova]”. Questo il tweet con cui lo staff del premier Borisov ha annunciato la decisione del governo. Alla fine, sarà proprio il risultato finale a stabilire se si sia trattato di una mossa rischiosa, ma vincente, oppure di un disastro diplomatico dalle pesanti conseguenze sul credito internazionale (già piuttosto fragile, a dire il vero) della Bulgaria.
Se la Georgieva, che ha preso un mese di ferie non retribuite per poter seguire la sua campagna, dovesse riuscire a superare l’agguerrita concorrenza (al momento i candidati sono nove, di cui sei dall’Europa orientale) la piccola Bulgaria potrebbe vantare un sostanziale avanzamento del suo status internazionale, almeno dal punto di vista del prestigio, pur dovendo probabilmente rinunciare ad un ruolo chiave nella Commissione europea. In questo scenario, il governo Borisov raccoglierebbe tutti i dividendi politici del caso, sia a livello interno che internazionale.
Se invece a vincere sarà un altro candidato (una vittoria della Bokova come “battitore libero” sembra davvero improbabile) le polemiche e le accuse di aver sacrificato reali chance di vittoria sull’altare delle rivalità personali e politiche interne sono destinate a tormentare a lungo il dibattito politico bulgaro.
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