Bulgaria-Iraq: cancella il debito? No grazie
Tra le ragioni addotte dai politici bulgari per affiancare Bush nell’avventura irachena quella di recuperare i grossi crediti che Sofia aveva nei confronti del regime di Saddam. Tra l’altro legati alla vendita di armi. Ora sulla Bulgaria sono forti le pressioni per cancellare il debito e Sofia si sente beffata.
Lo scorso 23 novembre il cosiddetto Club di Parigi ha deciso di cancellare l’80% dei 39 miliardi di dollari di debiti che l’Iraq ha nei confronti dei Paesi che ne fanno parte. La pressione si è subito sentita anche sui Paesi che non sono membri del Club, come ad esempio la Bulgaria, creditrice nei confronti dell’Iraq di 1,7 miliardi di dollari, accumulati durante il periodo comunista, in particolare legati alla fornitura di armamenti.
"Non abbiamo intenzione di cancellare il debito dell’Iraq" ha subito reagito il Ministro delle finanze Milen Velchev "continueremo a chiedere al governo iracheno i quasi due miliardi di dollari che ci deve". Lo ha affiancato il vice Ministro degli esteri, Germana Grancharova la quale ha specificato che la Bulgaria intraprenderà tutte le strade possibili per fare in modo che il debito venga ripagato. Quest’ultima ha inoltre ricordato che non è la prima volta che la Bulgaria riceve forti pressioni per cancellare il debito iracheno.
Secondo il quotidiano "Sega" la Bulgaria non sarebbe nelle condizioni economiche e sociali per rinunciare a tale cifra. Ma lo stesso quotidiano riporta quanto aveva affermato il Ministro delle finanze solo qualche settimana prima. Rientrando da un incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale Velchev aveva ricordato come la politica bulgara rispetto al debito iracheno sarebbe stata condizionata dal Club di Parigi. "Quando all’interno del Club di Parigi si raggiunge un accordo sulla riduzione o su di un nuovo riscadenzamento del debito allora le condizioni cambiano per tutti i creditori, anche se non fanno parte del Club. Ciononostante la Bulgaria non può permettersi di rinunciare a quei crediti".
La Bulgaria è uno dei maggiori creditori dell’Iraq. Il debito iracheno rappresenta ben il 12,5% del prodotto interno lordo bulgaro. Superiore al credito bulgaro vi è quello che vantano gli USA nei confronti di Baghdad. Ma quest’ultimo, che si aggira sui due miliardi di dollari, rappresenta solo lo 0,056% del PIL USA. Il debito dell’Iraq nei confronti della Russia rappresenta il 2,5% del PIL di quest’ultima mentre della Francia lo 0,2%. "Se cancelleremo il debito diventeremo i più grandi donatori in Iraq, se teniamo conto della grandezza della nostra economia", ricorda il quotidiano Sega.
Prospettive difficili
Quali le prospettive? I quotidiani "Novinar" e "Monitor" scrivono che la Bulgaria può aspirare a recuperare al massimo 340 milioni di dollari, dell’1,7 miliardo dovuto. "Bush, per favore, ricordati della Bulgaria!" il titolo di "Novinar" che ben descrive lo spaesamento bulgaro su questa specifica questione. "Solo i paesi ricchi possono permettersi gesti generosi. Può darsi che il governo bulgaro possa decidere di cancellare 1,5 miliardi di dollari di crediti rispetto all’Iraq, se poi Washington risponde con altrettanta generosità cancellando la stessa somma dal debito che la Bulgaria ha nei confronti del Fondo Monetario Internazionale", chiosa ironicamente l’editorialista di Novinar.
Nel dibattito riemergono i motivi per i quali la Bulgaria aveva partecipato al conflitto in Iraq. Tra questi ultimi la promessa fatta dall’amministrazione USA che la Bulgaria avrebbe in questo modo recuperato gran parte del proprio credito. Lo ricorda lo stesso Ministro Velchev: "Dobbiamo ridiscutere la questione con l’amministrazione USA. Prima dell’inizio del conflitto ci era stato promesso che ci sarebbe stato risarcito gran parte del credito che vantavamo nei confronti dell’Iraq". "In ogni caso" ha aggiunto Velchev "l’accordo di Parigi non riguarda la Bulgaria perché quest’ultima non fa parte di quel Club".
Ma gli esperti di finanza non nascondono che l’accordo raggiunto a Parigi tra i Paesi creditori nei confronti dell’Iraq è altamente sfavorevole per la Bulgaria. Sino a pochi giorni fa dal Ministero della finanza si riteneva possibile recuperare il 30-40% della cifra dovuta. Ma è molto più probabile che si scenda al 20% o forse meno. "E’ mera illusione riuscire a contrattare condizioni differenti da quelle stabilite dal Club di Parigi" ricorda Plamen Orecharski, ex viceministro al dicastero delle finanze e professore universitario.
"Può un Paese povero cancellare il proprio debito all’Iraq?" ha chiesto il quotidiano Monitor a noti intellettuali nella sua rubrica "forum civico". Il quotidiano ricorda che ai bulgari era stata prospettata, dai propri governanti, la possibilità di recuperare quel debito ed inoltre di fare enormi guadagni grazie al business della ricostruzione in Iraq. "Non dobbiamo cancellare il debito" ha affermato Ivan Slavov, scrittore e professore di estetica "siamo troppo poveri ed in politica internazionale perdiamo sempre. Noi partecipiamo alla campagna militare e gli altri Paesi ne ricevono i vantaggi durante la ricostruzione in Iraq. Dobbiamo trovarci degli sponsor in ambito internazionale". Secondo il poeta Roumen Leonidov occorrerebbe non solo non rinunciare a richiedere il credito ma ritirare immediatamente le truppe dall’Iraq: "Altrimenti continuiamo solo a sperperare denaro. Nessuno ha mai cancellato alcun debito alla Bulgaria e saremmo idioti a dimenticarci dei soldi che ci deve l’Iraq".
53 milioni di euro per il contingente bulgaro in Iraq
La Bulgaria ha speso sino ad ora 53 milioni di euro per mantenere il proprio contingente di 500 soldati in Iraq. Questa cifra risulta da un discorso che il primo ministro Simeone di Sassonia Coburgo Ghota ha tenuto lo scorso 19 novembre in parlamento rispondendo alla critica di Krastio Petkov, parlamentare dei socialisti bulgari, che accusava il governo di aver sperperato ben 250 milioni di euro.
Il Partito Socialista Bulgaro ha già annunciato che in caso di vittoria alle politiche del prossimo anno ritirerà il contingente bulgaro dall’Iraq. Secondo i suoi maggiori esponenti non avrebbe senso rimanere in Iraq dopo le elezioni di gennaio. "Il contingente bulgaro ha già fatto quello che doveva fare. Ora è il caso che torni a casa. Sosteniamo la posizione assunta dal premier spagnolo Jose Zapatero".
L’avventura in Iraq si è ben presto trasformata in un vero e proprio fiasco per l’attuale governo. Si era promessa ai bulgari una pioggia d’oro in cambio della partecipazione alla guerra in Iraq. Altro argomento utilizzato era che fosse un prezzo da pagare per entrare nella NATO, cosa che si è verificata anche se l’80% dei cittadini bulgari erano contro l’intervento in Iraq.
Ma il Paese ristagna in una situazione economica precaria. Mancano fondi per l’educazione e la sanità e si continuano a spendere soldi per mantenere le proprie truppe in Iraq. Il 29 marzo scorso la Bulgaria è entrata a far parte della NATO. Ma non è mai piovuto oro. Il governo sembra non avere alcuna intenzione di ritirare il contingente bulgaro dopo il gennaio del 2005. Sarà capace il prossimo Parlamento ed il prossimo governo a prendere questa decisione?
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