Bulgaria, elezioni sotto tono
Due elezioni anticipate e quattro governi cambiati in un anno e mezzo. Sfiduciati e stanchi i cittadini della Bulgaria si apprestano ad una nuova tornata elettorale per le politiche che si terranno domenica 5 ottobre
Forse la campagna elettorale più debole e meno sentita degli ultimi anni, tanto da faticare a raggiungere le prime pagine dei giornali. E’ quella vissuta in questi giorni in Bulgaria, alla vigilia delle (ennesime) consultazioni anticipate previste per domenica 5 ottobre.
Una campagna che, tra l’altro si chiude in un’atmosfera di dolore, con i tre giorni di lutto nazionale decretati dopo il terribile incidente alla fabbrica di esplosivi di Gorni Lom, villaggio ai confini con la Serbia, dove ieri un incidente ha provocato la morte di quindici persone, uccise da una devastante deflagrazione che ha lasciato solo un enorme cratere e una scia di polemiche sui mancati controlli e sulle grame condizioni dei diritti dei lavoratori.
Non che manchino temi importanti su cui confrontarsi alla ricerca di soluzioni: la Bulgaria deve affrontare sfide complesse e difficili. Questioni che vanno dalla riforma del settore energetico (col grande punto interrogativo del progetto “South Stream”, gasdotto sponsorizzato da Mosca e per ora congelato) alla lotta alla corruzione endemica, dalla sempre rimandata riforma della sanità alla crisi creata dal fallimento della Banca Corporativa-Commerciale (KTB) – cuore di un modello di potere economico-politico di natura oligarchica.
Eppure, la capacità dei soggetti politici di stimolare il dibattito, proporre visioni per il futuro su cui chiedere il sostegno degli elettori è apparsa ai minimi storici. Forse ancor più bassa la voglia dei cittadini di farsi coinvolgere e dare ascolto a chi si candida a guidare il paese per i prossimi quattro anni.
Quattro governi in un anno e mezzo
Di certo uno dei motivi dell’apparente apatia è la stanchezza fisiologica. Per la Bulgaria si tratta delle seconde elezioni anticipate in un anno e mezzo, periodo in cui si sono succeduti al governo ben quattro esecutivi, di cui due tecnici nominati direttamente dal presidente.
Altro fattore che diminuisce l’intrigo elettorale, è la presenza di un vincitore sicuro: il movimento populista-centrista “Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria” (GERB) capitanato dall’ex premier Boyko Borisov e accreditato dagli ultimi sondaggi del 34% dei consensi.
Un sostegno ampio e irraggiungibile per le altre forze politiche. Dopo la fallimentare esperienza del governo Oresharski, il Partito socialista (BSP) può sempre contare sul proprio elettorato tradizionale, ma difficilmente supererà il 20% e, cosa più grave, appare del tutto isolato. Riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 4% anche il Movimento per le Libertà e i Diritti (DPS) tradizionale voce della minoranza turca (viene dato intorno al 15%) e il Blocco riformatore (RB), ennesima riproposizione delle forze della destra liberale e liberista (6%).
Sfiducia dei cittadini nella classe politica
Andando più in profondità, però, la scarso interesse verso queste elezioni va cercato soprattutto nell’ormai cronica sfiducia verso l’intera classe politica. Le speranze superstiti nel potenziale di riforma e buona amministrazione di BSP e DPS sono affondate dopo i tormentati mesi del governo Oresharski, teatro delle più massicce proteste di piazza degli ultimi anni.
D’altra parte l’esperienza governativa di GERB (anche Borisov fu costretto a gettare la spugna dalla piazza, nel febbraio 2013) è però ancora troppo recente perché si possa credere in un cambiamento sostanziale del partito, che resta personale, populista e ondivago sui temi più importanti. Non a caso, l’affluenza è prevista in calo rispetto al 2013, quando aveva superato di un soffio il 50%.
“I grandi partiti sono incapaci di portare avanti una campagna convincente sui problemi più pressanti per il paese”, recita sconfortato un recente editoriale del settimanale Capital. Il perché? “Perché GERB, BSP e DPS rappresentano in forma diversa cause a questi problemi, e non soluzioni”.
L’unico vero elemento di interesse è capire quanti e quali tra i partiti minori riusciranno ad entrare nel prossimo parlamento. Il meglio attrezzato, secondo gli ultimi sondaggi è “Bulgaria senza censura” (BBC), movimento a trazione mediatica guidato dall’ex giornalista televisivo Nikolay Barekov, che potrebbe arrivare al 6%.
Più indietro, proprio a cavallo dello sbarramento, ci sono le due formazioni concorrenti del campo nazionalista – “Ataka” e il “Fronte patriottico per la salvezza della Bulgaria” – insieme al movimento “Alternativa per la Rinascita bulgara”, nato da una scissione del partito socialista e guidato dall’ex presidente Georgi Parvanov.
Quali alleanze per il nuovo esecutivo?
Dal numero dei partiti nel prossimo parlamento, dipenderà in gran parte anche la creazione della base politica al prossimo esecutivo. Nonostante la vittoria annunciata, non è detto che il partito di Borisov avrà vita facile per mettere insieme una formula al tempo stesso solida e duratura.
Vista l’incertezza su chi arriverà al traguardo, GERB è rimasto piuttosto vago sui possibili partner di una futura alleanza. Nel passato, Borisov ha dimostrato di gradire la soluzione del governo di minoranza, con appoggio esterno di formazioni più piccole. Una linea che potrebbe essere seguita anche stavolta, se le condizioni dovessero consentirlo. Il leader di GERB ha accennato alla possibilità di includere personalità tecniche e non politiche nella squadra di governo, proprio per attirare un sostegno parlamentare più ampio.
Quale che sia la formula impiegata, il prossimo esecutivo dovrà lottare per guadagnarsi la fiducia dei cittadini e prendere in fretta decisioni potenzialmente impopolari. Già si discute di nuovi aumenti dell’elettricità – la causa scatenante del malcontento popolare che affossò il governo GERB – mentre sullo sfondo pesa il pericolo, ancora non scongiurato, di problemi alla fornitura invernale di gas russo, vista la situazione di conflitto irrisolto in Ucraina.
Visti i presupposti, la luna di miele del prossimo governo con l’elettorato potrebbe durare davvero poco.
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