Bulgaria e guerra in Iraq: in equilibrio tra USA e UE
"Diamo fin da subito il nostro appoggio agli USA", dichiara l’ex premier Kostov. Ma c’è chi è preoccupato per la sicurezza interna nel Paese.
I quotidiani ‘Troud’ e ’24 Chassa’ hanno recentemente citato e commentato un articolo pubblicato da ‘Sega’ e firmato dall’ex primo ministro Ivan Kostov, titolato "Iraq, sicurezza ed interessi nazionali bulgari. La lezione della crisi in Kossovo". Secondo Kostov sono da aspettarsi gli scenari peggiori e l’opzione forse più difficile, ma da preferirsi per la Bulgaria, sarebbe quella di negoziare con gli USA il supporto alle operazioni belliche che si stanno preparando contro l’Iraq.
Kostov si dichiara preoccupato che il 12% dei bulgari di religione musulmana possano condividere, se la situazione si drammatizza, i proclami di Saddam Hussein e Bin Laden. "E questo rischia di allontanarli dalla madrepatria" – aggiunge l’ex primo ministro – "e questa è una preoccupazione condivisa con altri Paesi quali Francia e Germania dove vivono forti minoranze musulmane. Ed i politici anche di quei Paesi sono consapevoli che se non si risolvono alcune questioni cruciali si rischia di allargare il serbatoio del reclutamento al fondamentalismo".
Kostov poi afferma che "alcuni fattori esterni hanno cercato di infiammare gli animi della minoranza musulmana in Bulgaria e degli arabi che vi vivono" e quindi secondo quest’ultimo è necessario "anticipare i tempi e negoziare immediatamente un supporto all’azione militare in modo da poter gestire la crisi interna che ne conseguirà e contemporaneamente non dover rinunciare ai vantaggi economici che potrebbero derivare dal sostegno all’azione USA".
Kostov inoltre esamina i rapporti pregressi della Bulgaria con l’Iraq in modo molto scaltro e legato esclusivamente agli interessi nazionali. "L’Iraq in passato è stato per la Bulgaria un partner commerciale rilevante. Chi sarà coinvolto in questa guerra – afferma Kostov – dovrà darci le garanzie che i crediti che la Bulgaria vanta nei confronti dell’Iraq verranno ripianati grazie a forniture di petrolio. Siamo tra i più grandi creditori del Paese del golfo e possiamo a ragione avere questa pretesa. Dobbiamo anche ottenere di poter partecipare nella ricostruzione dell’Iraq dopo la guerra".
Le dichiarazioni di Kostov hanno suscitato reazioni nel Paese. Secondo il portavoce del Governo Dimiter Tsonev tutte le opzioni sarebbero da valutare. Il Governo avrebbe a suo avviso già identificato alcuni scenari possibili e la posizione che potrebbe in questi casi prendere la Bulgaria ma "non è possibile a tutt’oggi propendere per un’unica posizione".
Ma i più sembrano più interessati alle conseguenze interne per la Bulgaria di un possibile coinvolgimento nella crisi Iraq che non al significato politico dell’intervento stesso. Il Partito socialista bulgaro si è ad esempio dichiarato preoccupato delle possibili conseguenze sulla sicurezza interna nel Paese e, secondo gli analisti del quotidiano ‘Dnevnik’, la questione principale non sarebbe se è giusto o meno che la Bulgaria intervenga, anche se indirettamente, nella guerra contro l’Iraq, ma se ha le capacità economiche per farlo.
‘Troud’ e ’24 Chassa’ sottolineano invece la possibile schizofrenia nella quale potrebbe cadere il Paese nel tentare di conciliare la membership con la NATO e l’ingresso nell’UE.
Secondo un sondaggio, recentemente realizzato dall’agenzia bulgara di sondaggi Alfa, il 43% dei bulgari sarebbe a favore di un’assistenza parziale data a chi combatterà contro l’Iraq, il 40% si dichiara invece contrario a qualsiasi tipo di partecipazione nel conflitto mentre il 12% è invece a favore di un supporto incondizionato. Secondo i realizzatori del sondaggio questa spaccatura all’interno dell’opinione pubblica bulgara sarebbe emersa ancor prima che sulla questione Iraq si dividessero così chiaramente le cancellerie europee.
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