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Bulgaria, crisi demografica e villaggi fantasma

La popolazione rurale in Bulgaria potrebbe scomparire in 50 anni: questo l’allarme lanciato dall’Accademia delle Scienze Bulgara. Molti centri abitati rischiano di trasformarsi in villaggi fantasma. In un efficiente utilizzo dei fondi europei una possibile via d’uscita

18/03/2011, Tanya Mangalakova - Sofia

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Tra 50 anni la popolazione rurale della Bulgaria potrebbe scomparire. E questo l’allarme lanciato da esperti dell’Accademia delle Scienze Bulgara (BAN). Al momento in Bulgaria ci sono ben 200 villaggi fantasma, località che pur essendo ancora presenti sulla carta geografica e amministrativa, sono totalmente privi di popolazione.  In altri 500 villaggi gli abitanti non sono più di dieci o venti.

La popolazione rurale è diminuita di circa il 60%,  mostra uno studio sulle prospettive demografiche eseguito dalla BAN sotto la direzione del professor Nikolay Tzenov. Un secolo fa la Bulgaria era un paese agricolo, e allora solo il 20% della popolazione viveva in città. Nonostante l’ingresso nell’Unione europea, oggi la Bulgaria continua ad avere seri problemi demografici, che si rivelano particolarmente gravi nelle zone rurali. Secondo gli esperti, i motivi principali per cui i villaggi si svuotano sono le cattive condizioni di vita e la chiusura delle scuole locali e degli ospedali periferici.

“Il processo di abbandono delle campagne era iniziato già al tempo del comunismo quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era cominciata l’urbanizzazione del Paese”, spiega ad OBC la professoressa Marta Sugareva della BAN. Secondo la Sugareva, le regioni più spopolate sono quelle lungo le frontiere, che più di tutte soffrono della insufficiente infrastruttura stradale. La regione maggiormente segnata dal fenomeno è la Bulgaria nord-occidentale, nelle provincie di Vidin, Vratza e Montana.

Crisi demografica e questione di genere

Negli ultimi anni in Bulgaria si osserva un aggravarsi della crisi demografica: la popolazione diminuisce, i giovani emigrano all’estero e nel Paese restano soprattutto anziani. La popolazione bulgara è diminuita di circa 600mila unità negli ultimi dieci anni, secondo i primi dati dell’ultimo censimento, tenuto nel mese di febbraio 2011. I cittadini bulgari sarebbero passati da 7,9 a 7,3 milioni. A preoccupare è soprattutto la situazione delle zone rurali, dove l’abbandono ha portato a una forte depressione economica e sociale.

Lo svuotamento dei villaggi ha anche una dimensione di genere. Solitamente gli uomini in età da matrimoni sono molti di più delle donne Secondo la Sugareva, le donne emigrano più spesso in città per studiare all’università, mentre molti uomini non proseguono gli studi e restano nel villaggio. Specularmente, nei centri universitari le giovani donne sono molto di più degli uomini. Tutto questo rende più difficile la creazione di coppie stabili.

In buona parte dei villaggi bulgari la struttura di genere e quella generazionale sono alterate. Nelle generazioni più anziane, a dominare è la componente femminile. Secondo la Sugareva questo dipende dal fatto che le donne hanno una prospettiva di vita sensibilmente più alta degli uomini. Secondo vari studi condotti in Europa orientale, gli uomini si sono rivelati più sensibili rispetto agli scossoni sociali della transizione verso l’economia di mercato, segnata da insicurezza, stress e disoccupazione. Risultato: oggi i villaggi bulgari sono pieni di vedove anziane.

Mancanza di opportunità

Le ragioni dello svuotamento dei villaggi talvolta vanno oltre le mancanze dell’infrastruttura stradale, o della chiusura di scuole e ospedali. Talvolta è la criminalità il problema principale.

Un caso rimbalzato sui media bulgari è quello del villaggio di Mechka, nella regione di Pleven. Su Facebook è stata creata una pagina che raccoglie video sulla difficile situazione del villaggio. Qui molti abitanti anziani lamentano furti e maltrattamenti soprattutto da parte di giovani della locale comunità rom.

“Alcuni degli abitanti locali ormai allevano le galline in casa, per paura che queste vengano rubate. Molte abitazioni sono abbandonate, oppure si vendono a prezzi stracciati a causa della situazione”, ha dichiarato un abitante del villaggio al quotidiano 24 chasa.

Il problema,  secondo la professoressa Sugareva, è dovuto principalmente alla mancanza di opportunità lavorative, ma anche alla separazione della comunità bulgara da quella rom, che qui è molto chiusa su se stessa. “I rom di Mechka, per tradizione, sono stanziali, ma non mandano i figli a scuola e tendono a sposarsi molto giovani, quasi sempre prima di aver raggiunto la maggiore età”, sostiene la Sugareva, che ha seguito il caso del villaggio da vicino.

Questa regione della Bulgaria, in realtà non è isolata, e il villaggio si trova vicino all’arteria che da Pleven porta a Belene, sito su cui dovrebbe essere costruita la nuova centrale atomica. Qui, però, il turismo non è sviluppato, e mancano altre possibilità lavorative importanti. “In questa zona della Bulgaria, purtroppo, non c’è futuro”, sostiene la Sugareva. “Qui non c’è movimento né comunicazione, le persone vivono in isolamento e hanno paura uno dell’altro”.

Agire in fretta

L’unico modo per fermare lo svuotamento dei villaggi è creare opportunità, come succede nei paesi più sviluppati dell’Ue. Secondo Borislav Borisov, presidente dell’Associazione dei villaggi bulgari, la previsione che tra 50 anni non ci sarà più popolazione rurale è esagerata. Un’analisi dell’associazione mostra che esistono villaggi vitali, con potenziale per lo sviluppo nel turismo rurale e nell’agricoltura. Secondo Borisov, 7-800 villaggi in Bulgaria hanno ottimo potenziale, altri 1500 discrete possibilità di sviluppo.

Borisov racconta che molti investitori hanno contattato l’associazione che presiede per cercare collaborazione. I piani di investire in aree rurali, però, sono spesso naufragati a causa dell’inefficienza amministrativa, della corruzione e della mancanza di incentivi.

Oggi i fondi europei per lo sviluppo restano un miraggio per molte zone rurali della Bulgaria. La creazione di opportunità nel campo del turismo oppure nella produzione agricola restano un’eccezione piuttosto che la regola. La questione è capire se la politica e gli amministratori avranno o meno la lucidità e la voglia di ascoltare i segnali preoccupanti che arrivano dagli esperti sulla situazione nelle aree rurali. Dalla capacità di assicurare un accesso effettivo ai fondi europei dipende oggi una parte importante del destino dei villaggi bulgari.

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