Bulgaria: a caccia del passaporto
Da quando la Bulgaria è stata tolta dalla lista nera di Schengen vi è stato il boom di richieste di cittadinanza. Ma quali sono le condizioni alle quali viene concessa? Un reportage di Tanya Mangalakova, tra procedure burocratiche e dispute internazionali
Da Sofia scrive Tanya Mangalakova
Vi sono circa 1,5 milioni di persone che appartengono a comunità bulgare al di fuori dei confini statali. Alcuni partiti politici, soprattutto appartenenti alla destra nazionalista (tra questi ad esempio il VMRO, partito gemello di quello macedone, attualmente all’opposizione in entrambi i Paesi, il movimento Gergyovden ed un’ala del partito di governo Movimento Nazionale Simeone II) sanno come far fruttare, soprattutto in periodo elettorale, i rapporti con queste comunità.
Per questo il dibattito sull’ottenimento dei memebri di comunità bulgare all’estero della cittadinanza bulgara e di conseguenza del diritto di votare è, in Bulgaria, particolarmente acceso.
Le persone di origine bulgara che però non posseggono la cittadinanza debbono superare diversi impedimenti burocratici per ottenere il passaporto. Due le istituzioni statali coinvolte: il Ministero della giustizia da una parte e l’Agenzia di Stato per i Bulgari all’estero (SABA) dall’altra.
La procedure prevede che la SABA emetta un certificato sulle origini bulgare della persona richiedente la cittadinanza. Per ottenerlo occorre circa un mese di tempo. Questo certificato deve essere consegnato in un ufficio presso il Ministero di giustizia. Entro 12 mesi si dovrebbe riuscire ad ottenere la cittadinanza. Il tutto dovrebbe costare 3 levas, circa 1 euro e mezzo.
Dal 2002, anno nel quale la Bulgaria è stata tolta dalla famigerata "Lista di Schengen", lista degli Stati per i cui cittadini è necessario il visto per entrare nell’Unione, l’interesse per ottenere la cittadinanza bulgara è cresciuto in modo geometrico. "50.000 cittadini macedoni vogliono la cittadinanza bulgara", ha titolato il quotidiano Dnevnik il mese scorso.
Sono in molti gli appartenenti alla comunità bulgara di Macedonia a fare la fila all’ottavo piano del SABA, in centro a Sofia. "Nei primi due mesi del 2004 sono state consegnate 1800 richieste, quante ne erano state consegnate nell’intero 2001. L’anno scorso siamo arrivati ad un totale di 7800 richieste. Quest’anno, al ritmo di 100 richieste al giorno, lo supereremo di molto", ha affermato Stefan Ninov, segretario generale del SABA all’Osservatorio sui Balcani.
Un passaporto, un sogno
Il 9 marzo scorso sono circa in quaranta davanti alle porte del SABA. La maggior parte di loro sono studenti macedoni dai 20 ai 25 anni. Studiano nelle università bulgare. Incontro una ragazza di Skopje, è studentessa all’ultimo anno di medicina a Plovidiv. "Ho presentato domanda di cittadinanza lo scorso anno. Perché l’ho fatto? Voglio rimanere a vivere a Plovdiv, ho parenti lì".
Incontro poi due uomini macedoni, uno è originario di Strumica, nel sud est del Paese, al confine con la Bulgaria, l’altro di Kriva Palanca, nord est della Macedonia, sempre vicino al confine con la Bulgaria. "E’ da due anni che abbiamo il passaporto bulgaro. Ci serve per entrare in Italia con il visto turistico di tre mesi. Poi lì lavoriamo in nero". L’uomo originario di Kriva Palanka lavora come muratore a Piacenza per dieci euro all’ora. Riesce a risparmiare 1500 euro al mese che gli permettono di mantenere la famiglia in Macedonia. "I salari per le donne sono però inferiori", tiene a precisare "non guadagano più di 5 o 6 euro all’ora. Spesso lavorano in fabbrica, nei caffè e negli hotel". "E’ pieno di macedoni e bulgari che lavorano nelle aziende alla periferia di Milano, e sono molti i cittadini di Strumica e Kriva Palanka che hanno passaporti bulgari e che si recano a lavorare nell’UE".
L’autocertificazione sulle origini bulgare
Ma quali sono i documenti che possono certificare le origini bulgare? "Gli appartenenti alle comunità bulgare in Moldavia, Ucraina e nei territori dell’ex Unione Sovietica hanno atti di nascita dove viene specificata la nazionalità bulgara. Questi ultimi sono sufficienti per richiedere la cittadinanza. Questo invece non vale per la comunità bulgara di Macedonia. Nell’atto di nascita emesso in Macedonia non viene infatti specificata la nazionalità dei genitori. E’ allora prevista un’autocertificazione. Poi noi controlliamo i cognomi ed a volte richiediamo dei colloqui", afferma Stefan Ninov.
Altro caso del tutto specifico quello riguardante la comunità bulgara in Albania. Gli appartenenti a quest’ultima hanno spesso nomi albanesi e pochi di loro conoscono ancora il bulgaro. L’Agenzia per i bulgari all’estero ha incaricato alcune organizzazioni locali di emettere certificati sull’"appartenenza nazionale". Questi ultimi spesso basano le proprie decisioni sul luogo di nascita dei genitori dei richiedenti la cittadinanza.
"Non concordo sul fatto che si riesca ad ottenere un passaporto bulgaro dopo due ‘firmette’. E’ in contraddizione con alcuni principi legati alla legalità ed inoltre rischia di inficiare la fiducia in un’amministrazione seria ed efficiente", commenta Stefan Ninov in merito alla proposta di alcune associazioni di facilitare l’ottenimento della cittadinanza bulgara.
Le battaglie sui numeri
Intanto 25 parlamentari del Movimento nazionale Simeone II hanno richiesto la creazione di un Comitato per i bulgari all’estero in seno al Parlamento. Secondo Dimiter Dimitrov, parlamentare del partito di Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha, ha recentemente dichiarato che i bulgari all’estero sarebbero 7 milioni.
Ma i dati sul numero di bulgari nei Balcani sono spesso contraddittori. L’Agenzia per i bulgari all’estero, nel 2000, ha pubblicato "World Bulgaria", dove sono stati forniti alcuni dati sulle comunità bulgare all’estero. Dati che però alcuni commentatori guardano con scetticismo, ritenendoli sovrastimati.
88.000 sarebbero i bulgari in Moldavia, 233.800 in Ucraina, 25.000 in Serbia Montenegro (nell’area di Dimitrovgrad e Bosilegrad, sul confine tra Serbia e Bulgaria, zona passata alla Jugoslavia in seguito alla prima guerra mondiale). Sarebbero bulgari, sempre secondo il rapporto, i Gorani del Kossovo.
In Romania, sempre secondo la SABA, vivrebbero 20.000 bulgari cattolici nelle regioni del Banato, in Transilvania e in Vallachia e tra i 200.000 ed i 300.000 ortodossi sempre in Vallachia e nel nord Dobruja. Diverse le cifre fornite dal governo rumeno. Sarebbero 9965 i bulgari residenti nel Paese, almeno secondo i dati che emergono da un censo del 1992.
Anche in Albania il dibattito è acceso. 65.000 i bulgari che vi risiedono secondo "World Bulgaria", 50.000 secondo il sito del Governo bulgaro, nessuno secondo le autorità albanesi che non hanno riconosciuto alcuna minoranza bulgara.
La questione è ancor più delicata in Macedonia. Il SABA riporta i dati del censo del 1994 secondo il quale sarebbero 1850 i bulgari a risiedervi. Ma nel censo del 2002 le autorità macedoni inseriscono i bulgari in un generico 1,4% relativo alle "altre nazionalità" che risiedono nel Paese.
I dati più vaghi riguardano la presenza bulgara in Grecia. Quest’ultima riconosce solo le comunità musulmane nel nord del Paese. Le autorità greche affermano vi siano 37-40.000 musulmani di origine bulgara appartenenti alla comunità dei Pomachi. Ma secondo il "World Bulgaria" vi sarebbero almeno 200.000 bulgari ortodossi in Grecia che "resistono ai tentativi di forzata assimilazione". Il tema dei bulgari in Grecia è una sorta di taboo per la diplomazia bulgara. "Possiamo iniziarne a parlare solo dopo il 2007, in seguito all’entrata nell’UE", ha commentato un ex diplomatico.
La concessione dei passaporti è quindi, per chi li ottiene, spesso un modo più semplice per raggiungere e viaggiare più velocemente in Europa; per chi li concede senza dubbio anche un modo di allargare la propria influenza sulle comunità bulgare all’estero.
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