Bulgaria: 007 in tonaca
L’ennesima apertura dei file della "Darzhavna Sigurnost", i servizi segreti della Bulgaria comunista, ha portato ad una grossa sorpresa: 11 dei 15 vescovi dell’attuale Sacro Sinodo bulgaro figurano nelle liste dei collaboratori. L’ennesimo colpo per un’istituzione religiosa ormai sempre più isolata e lontana dalla società civile
Quasi tutti gli attuali vescovi della Chiesa ortodossa bulgara sarebbero stati in passato agenti segreti o collaboratori dei servizi segreti, durante il periodo comunista. 11 dei 15 che conpogono l’attuale Sacro Sinodo avrebbero infatti lavorato per la "Darzhavna Sigurnost", i servizi segreti del regime.
Le rivelazioni sono arrivate lo scorso 17 gennaio dalla Commissione per i dossier, incaricata in Bulgaria di far luce sugli archivi dell’epoca comunista. Solo il patriarca Maxim, il vescovo di Lovech Garvil, Nikolai, il vescovo di Plovdiv e il vescovo Silistra Mavrosii non avrebbero scheletri nell’armadio.
Anche il famoso metropolita di Varna, il vescovo Kiril, recentemente salito alle cronache per aver speso cifre importanti per acquistare una macchina di lusso, e che più volte ha pubblicamente criticato la Commissione per le sue indagini in merito alla Chiesa bulgara, sarebbe stato nella lista dei collaboratori. I suoi nomi in codice? “Kovachev” e “Vladislav”.
Tra gli altri nomi emersi quelli del metropolita di Stara Zagora, Galaktion; del metropolita di Vidin, Dometian; il vescovo Ignaitii di Pleven; il vescovo Yoanikii di Sliven; il vescovo Grigorii di Veliko Tarnovo; il vescovo Yosif, metropolita di Stati Uniti, Canada e Australia; il vescovo Kalinik di Vratsa; il vescovo Nataniel Nevrokopski; Simeon, metropolita dell’Europa occidentale e centrale e il vescovo Neofit di Ruse.
“Preti con un dossier”, “La chiesa, un ramo dei servizi di sicurezza”, alcuni dei titoli dei principali quotidiani bulgari all’indomani delle rivelazioni della Commissione. Indignate le reazioni dell’opinione pubblica. Alcuni commentatori hanno subito chiesto che all’interno della Chiesa bulgara “si faccia pulizia” e che gli archivi delle comunità religiose locali vengano al più presto resi pubblici.
Perdono
Cinque giorni dopo le rivelazioni della Commissione, il Sacro Sinodo, per voce del patriarca Maxim, ha chiesto il perdono per i vescovi che si sono macchiati della collaborazione con i servizi segreti comunisti. Maxim ha però poi aggiunto che il Sacro Sinodo prenderà una posizione ufficiale nei confronti dei vescovi accusati solo dopo aver analizzato la questione.
Nel frattempo il vescovo di Vratsa, Kalinik, ha chiesto perdono davanti a fedeli e sacerdoti, per aver collaborato in passato con i servizi segreti.
Non tutti hanno reagito così. Il vescovo Nataniel Nevrokopski ha dichiarato che queste rivelazioni altro obiettivo non avrebbero che “introdurre un nuovo controllo totale della Chiesa ortodossa bulgara e che vi sarebbe in atto un tentativo più perfido e maligno di quello attuato sotto il comunismo”. A suo avviso si tratterebbe di un’intromissione negli affari interni della Chiesa. Secondo il vescovo in ogni caso i sacerdoti erano vittime e non collaboratori della repressione del regime comunista.
Nataniel Nevrokopski, assieme ad altri due vescovi, Kiril e Galaktion, ha inoltre emesso un comunicato stampa nel quale l’apertura dei dossier riguardanti la Chiesa ortodossa viene definita quale attività volta a screditare la Chiesa stessa.
Chiesa divisa
Intanto, però, sacerdoti della regione di Nevrokop stanno insistendo affinché tutti i vescovi accusati diano le loro dimissioni dal Sacro Sinodo e venga convocata un’assemblea nazionale d’emergenza.
“Gli 11 vescovi sono servi del Demonio e devono andarsene”, hanno dichiarato ai media bulgari. “Per noi il vescovo Nataniel non esiste più. Non esiste più dal 17 gennaio scorso. Per noi tutti i vescovi-spia sono virtualmente morti… Hanno mentito ai credenti per più di 50 anni. Ci hanno portati sulla strada del male”.
Screditata dagli scandali
Proprio alla vigilia dello scandalo riguardante i vescovi-spia, lo scorso 2 gennaio un gruppo di intellettuali di sinistra aveva sottoscritto un appello a favore della Chiesa ortodossa bulgara. Nell’appello si dichiara che la religione ortodossa è “vero difensore del popolo bulgaro… Si sta imponendo una tendenza sinistra, l’abuso di tutto ciò che è veramente bulgaro e di tutto ciò che ricorda le grandi tradizioni della nostra cultura e identità nazionale”. Tra i sottoscrittori dell’appello anche ex membri del Partito comunista, alcuni dei quali anch’essi nelle liste della Commissione per i dossier.
Ma sembrano essere sempre meno i fedeli che ritengono che la Chiesa sia stata vittima piuttosto che complice del regime.
Quello della collaborazione con i servizi segreti comunisti è infatti solo uno degli ultimi scandali che hanno colpito la Chiesa ortodossa bulgara negli ultimi anni, spesso legati alla vita nel lusso condotta dai suoi vescovi. L’ultimo della serie ha riguardato il vescovo di Varna, Kiril, arrivato ad una riunione di fedeli su una lussuosa Lincoln. “Non l’ho comperata con soldi della Chiesa, ma è stata una donazione di un amico”, la sua giustificazione. Servita poco a placare le polemiche, alimentate tra l’altro da una presa di posizione del Sacro Sinodo che tendeva a minimizzare l’accaduto.
La Chiesa ortodossa bulgara sembra un’istituzione ormai molto screditata. Vi è anche chi sostiene che quest’ultimo scandalo sui vescovi-spie porterà ad una sua scissione. “Si sarebbe evitata di sicuro se si fosse permesso, negli anni ’90, di aprire gli archivi interni della Chiesa", ha commentato lo storico Momchil Metodiev. Ma la Chiesa ortodossa bulgara sembra ancor oggi un’istituzione molto conservatrice e il suo stato d’agonia potrebbe durare ancora a lungo, prima di una possibile rinascita.
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