Budva: arrestati sindaco e parte del consiglio comunale
Nella nota località turistica montenegrina un braccio di ferro in seno al consiglio comunale sfocia nel surreale arresto del sindaco ed alcuni consiglieri comunali, in seguito rilasciati. Sullo sfondo la politica nazionale ed un paese endemicamente corrotto
(Originariamente pubblicato da BIRN )
Mercoledì 17 giugno la polizia montenegrina ha arrestato il sindaco della città di villeggiatura di Budva, Marko Carević, il presidente del consiglio comunale locale, Krsto Radović e altri consiglieri comunali dopo che hanno rifiutato di dimettersi dalle loro funzioni.
La polizia in assetto antisommossa ha circondato l’edificio municipale usando gas lacrimogeni per disperdere i cittadini che protestavano attorno all’edificio. I media hanno riferito che almeno cinque consiglieri comunali sono stati arrestati. Centinaia di cittadini si sono radunati davanti all’edificio del comune per protestare contro l’arresto e quella che hanno chiamato "violenza della polizia".
"Non abbiamo avuto questo tipo di occupazione nemmeno durante il periodo dei più grandi occupanti in quest’area. Rispettiamo le leggi di questo stato e non c’è bisogno di usare la forza", ha dichiarato Carević ai media prima di essere arrestato.
In un comunicato stampa rilasciato dopo gli arresti, la maggior parte dei partiti dell’opposizione ha reagito bruscamente, sostenendo che la polizia si è comportata brutalmente su ordine del governo di Podgorica.
Agli arresti si è giunti dopo settimane di tensione nella nota località turistica tra le autorità locali, rappresentate dai principali partiti di opposizione nel parlamento nazionale, e il Partito Democratico dei Socialisti, DPS, che gestisce il Montenegro da quasi tre decenni.
La coalizione di governo che ha vinto le elezioni a Budva nel 2016, guidata dal Fronte democratico e dai Democratici, ha rifiutato di cedere il potere dopo che uno dei suoi consiglieri ha cambiato posizione per passare dalla parte del DPS, partito guidato dal presidente del Montenegro, Milo Đukanović.
Come risultato di questa mossa, il governo di Budva, una delle poche città importanti in mano all’opposizione, ha perso la maggioranza in assemblea. L’11 giugno, la nuova maggioranza guidata dal DPS ha messo in minoranza Carević e Radović ed eletto un nuovo sindaco e un nuovo presidente dell’assemblea locale.
Carević li ha accusati di aver formato una nuova maggioranza con la corruzione politica e il 12 giugno Radović ha rifiutato di consentire ai neoeletti di assumere i poteri.
Budva una volta era la roccaforte dell’ex vicepresidente del DPS Svetozar Marović. Nell’agosto 2016, l’ex presidente del parlamento montenegrino e l’ultimo presidente dello stato jugoslavo ha patteggiato in un processo per corruzione accettando di scontare quasi tre anni di prigione. Nell’aprile 2018 Marović si è recato a Belgrado per cure mediche e non ha più fatto rientro in Montenegro.
Marović è stato inoltre obbligato a restituire 1,2 milioni di euro dopo aver ammesso di aver abusato della sua posizione politica a beneficio di un gruppo criminale coinvolto in attività immobiliari nella sua città natale di Budva. Nonostante il Montenegro sia ampiamente percepito come un paese afflitto dalla corruzione, Marović è stato il primo membro dell’élite politica ad essere mandato in prigione per questo reato. È stato il "numero due" nella politica montenegrina per anni, dietro al dominatore politico di lunga data del paese, Milo Đukanović.
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