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Bruxelles sui Balcani occidentali

Il 5 marzo scorso la Commissione europea ha adottato una serie di iniziative per rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali. Previste riforme, borse di studio e liberalizzazione dei visti

13/03/2008, Tomas Miglierina - Bruxelles

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Si intitola "Rafforzare la prospettiva europea" la Comunicazione interamente dedicata ai Balcani Occidentali che la Commissione europea ha pubblicato la scorsa settimana. Il testo fa il punto sul progresso dei singoli stati della regione verso l’integrazione europea e formula alcune raccomandazioni, indirizzate al Consiglio e al Parlamento europeo, sulla strada da seguire per accelerare i processi in corso. Il 28 marzo a Brdo kod Kranji (Slovenia) il documento sarà al centro di un incontro tra la Presidenza slovena e i governi dei sette paesi interessati.

Pubblico e privato

Riforme degli apparati pubblici e contatti diretti tra le persone sono i due grandi capitoli in cui si dividono le proposte della Commissione. Alla realizzazione delle riforme – in primo luogo nell’apparato giudiziario – sono vincolati tutta una serie di passi che potrebbero essere compiuti quest’anno con i rispettivi paesi: l’adesione (Croazia), l’avvio dei negoziati (Macedonia), la firma degli accordi di associazione (Bosnia-Erzegovina). E siccome le riforme richiedono funzionari con conoscenze aggiornate, Bruxelles rilancia la proposta di creare una scuola regionale unica di pubblica amministrazione che dovrebbe vedere la luce a Danilovgrad (Montenegro) nel corso del 2009.

Senza attendere l’adesione o l’associazione formale, Bruxelles vuole coinvolgere i Balcani occidentali in un numero crescente di programmi di ricerca scientifica e permettere loro di entrare nelle diverse agenzie specializzate dell’UE, alcune delle quali si stanno preparando da tempo a questa eventualità.

In materia di contatti tra le persone, dopo avere firmato accordi di facilitazione nella concessione dei visti, l’Unione ha lanciato con i governi balcanici discussioni per un’abolizione pura e semplice. Non ci saranno però degli sconti comitiva: ogni paese dovrà soddisfare una lista di condizioni preliminari.

Un numero crescente di borse di studio del programma Erasmus Mundus sarà offerto agli studenti universitari della regione: fino a 500 posti per l’anno accademico 2008-2009. La somma di dieci milioni di euro stanziata annualmente per queste attività dovrebbe raddoppiare dal 2009-2010. A ciò si aggiungono gli scambi negoziati bilateralmente dagli stati: la Commissione invita a potenziare anche questi.

La Comunicazione insiste anche sull’importanza della cooperazione regionale: trasporti, energia, commercio, sono alcuni dei comparti esplicitamente menzionati.

Stesso esercizio, aria diversa

Non è la prima volta che Bruxelles prepara un documento del genere. Già nel 2006, durante un’altra presidenza filo-balcanica, quella austriaca, erano stati formulate valutazioni e proposte, alcune identiche a quelle attuali.

Nella prima metà del 2006, tuttavia, la macchina comunitaria era in crisi di identità: il progetto di una Costituzione europea era naufragato da poco, "allargamento" era una brutta parola in paesi come Francia o Olanda. Da quelle secche si è usciti con un compromesso: l’allargamento è rimasto una politica dell’Unione, ma gli si è affiancato il concetto di "capacità di assorbimento": la possibilità di integrare nuovi Stati senza produrre squilibri interni. I criteri di adesione non sono cambiati, la loro applicazione è divenuta molto più rigida.

Il momento è cambiato anche sul terreno: quest’anno molti paesi della regione si trovano davanti a decisioni storiche, che in ultima analisi spetteranno solo a loro. Ciò detto, Lubiana farà di tutto per spingere le cose nella direzione desiderata, e non per altruismo: l’integrazione dei Balcani è tra i pochi temi in cui la piccola Lubiana – la prima capitale della "nuova Europa" a prendere il timone dell’UE – può conseguire successi.

Si arriva così al paradosso della Serbia, la cui integrazione europea sta molto più a cuore agli sloveni che a settori interi dello spettro politico serbo, da Kostunica andando verso destra. L’indipendenza del Kosovo e il riconoscimento di molti stati europei hanno fatto esplodere questa contraddizione che covava da tempo. Ora non resta che attendere le elezioni prima di poter fare alcunché con Belgrado.

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