Bresovica, tra privatizzazioni e convivenza
Un tempo rinomato centro sciistico, oggi Bresovica, località montana al sud del Kosovo a maggioranza serba, versa in una situazione di forte indeterminatezza. Secondo l’amministrazione internazionale gli alberghi dell’area dovrebbero essere privatizzati, ma a ciò si oppone la società belgradese proprietaria delle strutture
Bresovica è un centro sciistico nel sud del Kosovo, sulla catena dei monti Sharr, al confine con la Macedonia.
Negli anni ’80 e ’90 Brezovica era la località sciistica preferita di turisti provenienti da tutta la ex Jugoslavia: belle piste, natura selvaggia, aria fresca e buon cibo.
Bresovica dal punto di vista catastale appartiene alla municipalità di Štrpce, in gran parte abitata dalla comunità serba e l’unica nel sud del Kosovo dove questi ultimi rappresentano la maggioranza della popolazione.
Dal 1999 i serbi di Bresovica non possono lasciare l’area dove vivono se non scortati dalle truppe internazionali della KFOR ed i convogli protetti sono ancora l’unico mezzo per arrivarvi e per recarsi da Bresovica in Serbia. Questo accade ancora e chi vive tra queste montagne ritiene che nel breve periodo la situazione non cambierà.
In maniera speculare gli albanesi del Kosovo a partire dal 1999 non hanno più potuto recarsi a Bresovica. Per molti anni questa località sciistica è rimasta protetta dal filo spinato della KFOR. Neppure chi possedeva una casa per le vacanze poteva recarsi nella municipalità e molte di queste ultime sono state saccheggiate ed anche bruciate.
Attualmente dei 17 membri che compongono il consiglio comunale di Štrpce 4 appartengono alla comunità albanese – in rappresentanza dei due partiti maggioritari in Kosovo LDK e PDK – ed a questi va aggiunto il vicepresidente del consiglio, mentre gli altri rappresentano la comunità serba.
A partire dal 2003 poi nell’area ha operato una vera e propria municipalità parallela, creata in seguito alla decisione di Belgrado e dei serbi del Kosovo di boicottare le istituzioni Kosovare. Quest’ultima ha stretto forti legami con la Serbia.
Anche se incidenti sporadici si sono verificati fin dal 1999, è stato solo dopo il marzo del 2004 che i serbi di Strpce sono divenuti obiettivo di attacchi più sistematici. E paradossalmente dopo che gli albanesi del Kosovo avevano nuovamente iniziato a frequentare i pendii di Bresovica: gite di un giorno ma anche pernottamenti negli alberghi del comparto sciistico.
Proprietaria dei tre alberghi presenti nell’area è la compagnia pubblica INEX con sede a Belgrado. Dopo il 1999 la situazione per gli alberghi situati in Kosovo non è stata facile anche perché la INEX aveva altre priorità e perché effettivamente riuscire a pensare ad un rilancio con la situazione politica e proprietaria poco chiara che caratterizzava le proprietà sociali in Kosovo era inverosimile. E quindi i direttori degli alberghi di Strpce hanno dovuto provare ad arrangiarsi.
I tre hotel hanno in totale 600 stanze, e sono vicini ad un centro sciistico con alcuni skilift che hanno continuato a funzionare tutti questi anni e che sono stati, dopo la guerra, rimessi in funzione grazie all’aiuto delle truppe della KFOR. Sono stati proprio i militari internazionali i primi a godersi nuovamente le piste dopo il 1999.
Poi sono arrivate le organizzazioni internazionali che hanno iniziato a portare a Strpce gruppi di partecipanti a seminari, conferenze, incontri che hanno iniziato a tenersi negli hotel della località turistica: momenti spesso legati al tema della multietnicità.
Questi primi ricavi vennero utilizzati per pagare i salari dei dipendenti e per le spese di manutenzione ordinaria.
Quando però la Kosovo Trust Agnecy, agenzia che per conto dell’ONU in Kosovo si occupa del processo di privatizzazione, ha avviato le proprie attività la comunità di Strpce si è immediatamente preoccupata. Che ne sarebbe stato di loro se gli hotel fossero stati privatizzati e comperati da una proprietà albanese? I dipendenti serbi avrebbero forse rischiato di perdere il lavoro e magari essere obbligati a lasciare il Kosovo?
Ma i rappresentanti politici serbi in seno alla KTA, in accordo con altri membri del consiglio d’amministrazione della stessa, hanno deciso all’inizio di non affrontare la questione della privatizzazione di attività produttive o commerciali con sede nei comuni a maggioranza serba. A loro avviso infatti questa è una questione politicamente troppo delicata per poter essere affronatata adesso.
Recentemente però si è tenuto un incontro tra Aleksandar Janicijevic, direttore degli hotel INEX in Kosovo, Bujar Dugoli, sino a pochi giorni fa ministro per il commercio e l’industria e infine Joackim Rucker, a capo del dipartimento dell’amministrazione internazionale UNMIK che si occupa, con un forte coinvolgimento dell’UE, di sviluppo economico.
La discussione si è soprattutto concentrata sugli investimenti necessari a Bresovica e la comunità internazionale è sembrata molto favorevole a sostenere il rilancio dell’area.
Joackim Rucker ha assicurato che eventuali investimenti non andrebbero a condizionare la composizione etnica dell’area ed in articolare i posti di lavoro della comunità serba. Ma da parte di questi ultimi c’è diffidenza.
Dai quartieri della INEX di Belgrado anche recentemente si è ribadito che gli hotel siti in Kosovo sono parte integrante dell’azienda e che la Kosovo Trust Agency non ha alcun diritto di procedere ad una loro privatizzazione.
Quest’ultima ribatte però che in base alla risoluzione ONU 1244 la KTA è parte dell’amministrazione internazionale UNMIK ed ha il compito specifico di procedere alla privatizzazione della proprietà sociali in Kosovo, e queste comprendono anche gli hotel della INEX.
Nonostante presso il comune di Strpce si stia ancora discutendo di possibili investimenti utili per rilanciare l’area il 18 febbraio scorso la KTA ha fatto pubblicare sulla rivista inglese "The Economist" un invito ad operatori e investitori interessati ad investire negli impianti sciistici di Bresovica.
Da parte loro i serbi di Strpce si augurano di non rimanere a mani vuote, se non un pò di neve fresca ogni inverno, e sperano di poter gestire direttamente quelli che considerano i "loro alberghi". E di poter farlo bene attirando il più alto numero di turisti possibile, anche albanesi.
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