Bosnia: lo sciopero degli insegnanti di Tuzla, una lotta per la dignità
Durante più di due settimane, dal 5 al 21 marzo, gli insegnanti del cantone di Tuzla hanno scioperato contro le continue diminuzioni salariali imposte loro in nome dell’austerità. A questo movimento le autorità cantonali hanno risposto con sprezzo e minacce. In Bosnia-Erzegovina il diritto di sciopero è ogni giorno sempre più messo in discussione e compreso all’interno del settore pubblico
(Tratto da Le Courrier des Balkans, pubblicato il 21 marzo 2012)
In Bosnia Erzegovina il diritto di sciopero è tutelato dalla Costituzione e dal diritto del lavoro. Ciononostante, nei fatti, per gli scioperanti è sempre più difficile far valere i propri diritti, e sono spesso sottoposti a ritorsioni da parte del proprio datore di lavoro, soprattutto nel settore privato.
Ci si aspetterebbe una dinamica diversa nel settore pubblico, ma le recenti minacce espresse dal ministro dell’Educazione del cantone di Tuzla dimostrano che gli stessi funzionari non sono esenti da sanzioni, sebbene le stesse sarebbero illegali.
Dopo una diminuzione dei salari del 2%, avvenuta nel novembre 2011 e rivolta ai funzionari del settore dell’educazione e della cultura del Cantone di Tuzla, gli insegnanti del cantone hanno avviato uno sciopero lo scorso 5 marzo per protestare contro una nuova diminuzione dei salari, questa volta del 6,5%.
Invitata a pronunciarsi sulla Televisione Federale pubblica FTV, Nađa Avdibašić-Vukadinović, ministro dell’Educazione del cantone, ha dichiarato che gli insegnanti erano liberi di scioperare, ma che un gran numero di colleghi disoccupati avrebbe potuto rimpiazzarli il giorno dopo. Il primo giorno di sciopero ha inoltre rivolto ai direttori delle scuole l’invito di disporre la ripresa delle lezioni entro due giorni, esponendo di conseguenza chi non l’avrebbe fatto a sanzioni politiche, quali ad esempio il mancato rinnovo del loro mandato di direttori.
Nel frattempo anche il primo ministro del Cantone, in alcune interviste, ha rilasciato dichiarazioni scioccanti, qualificando gli insegnanti come “terroristi che prendono in ostaggio bambini al fine di soddisfare i propri interessi personali”.
Dinnanzi a tali pubbliche dichiarazioni, Zlatan Begić, presidente del sindacato dell’insegnamento superiore del cantone di Tuzla, si è dichiarato costernato ed incredulo, additandole a segnale di profonda mancanza di cultura, nepotismo, primitivismo ed inesperienza politica da parte del governo. «Ciascun cittadino deve sapere che esistono delle leggi e che uno sciopero legale non può essere in alcun modo minacciato da sanzioni. Tali minacce non sono giuridicamente fondate e violano i diritti dei lavoratori”, ha dichiarato.
A suo parere la situazione è andata aggravandosi a seguito delle scorse elezioni: “La coalizione fra il Partito social-democratico (SDP) e l’ SDA, decisa dal presidente del SDP Zlatko Lagumdžija a seguito delle elezioni politiche dell’ottobre del 2010, a fronte del suo interesse personale di accedere alla carica di ministro degli Esteri della Bosnia Erzegovina, è conseguenza della mancanza di un’opposizione che in tempi normali avrebbe potuto reagire a tali minacce”.
Ineguaglianze fra i Cantoni della Federazione
Dobbiamo anche ricordare che la Bosnia non dispone di un sistema educativo unificato. Ogni Cantone dispone di un proprio ministro dell’Educazione, di propri programmi scolastici e di proprie leggi in materia.
Inoltre, la legge sulla distribuzione della spesa pubblica non è fondata su parametri oggettivi facenti riferimento al numero degli abitanti o dei bambini scolarizzati dell’uno o dell’altro Cantone, ma su indici attribuiti in maniera arbitraria. Di conseguenza, sono gli abitanti del Cantone di Tuzla, il più popolato della Federazione, a partecipare maggiormente al finanziamento del budget della Federazione stessa, ma anche coloro i quali ricevono il minimo in cambio. In pratica, un funzionario di Sarajevo guadagna il doppio di un funzionario di Tuzla, a parità di qualifiche.
“Proprio durante le scorse elezioni, l’SDP, allora all’opposizione, si era proposta di porre un rimedio alla situazione, rivelatasi un’ingiustizia a tutti gli effetti. Ora che il partito è al potere, tace. Per quanto concerne i Cantoni, nessun partito ha mai veramente cercato di sopprimerli. In effetti, questi rappresentano uno straordinaria occasione per i partiti maggioritari. La loro soppressione implicherebbe la perdita del potere e delle posizioni occupate dai membri dei partiti stessi”, spiega Zlatan Begić.
Dai media all’equilibrio dei poteri
La diminuzione dei salari dei funzionari nel settore dell’educazione e della cultura nel novembre 2011 aveva fatto sì che il governo cantonale risparmiasse 600.000 marchi (circa 300.000 euro). Tuttavia, invece di destinate tali fondi ad uno scopo sociale, come ci si potrebbe aspettare da un partito che si definisce “social-democratico”, ad esempio a favore dei numerosi giovani diplomati o disoccupati in lunga e disperata attesa di uno stage o di un impiego, il governo del Cantone ha preferito versare l’intera somma, per un ammontare di 500.000 marchi (250.000 euro), ai diversi partiti politici e 100.000 marchi (50.000 euro) ai media.
Secondo Zlatan Begić, i mezzi di comunicazione vanno di pari passo con il governo : “Durante lo sciopero, il servizio pubblico della Radiotelevisione ha fatto pressione sui sindacati. I mezzi di comunicazione pubblici non sono obiettivi, ma sono al servizio dei partiti al potere. Essi ricevono sovvenzioni dal governo, le quali possono essere rinnovate o meno, e che sono direttamente legate alla loro linea editoriale”.
Mercoledì 21 marzo i sindacati hanno infine accettato un accordo con il governo cantonale, che prevede una diminuzione dei salari del 2,5%. Il salario medio dei funzionari dipendenti del ministero dell’Educazione e della Cultura del cantone di Tuzla rimane fra i più bassi della Bosnia Erzegovina.
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