Bosnia Erzegovina: violenza giovanile e lotta di classe
Un grave fatto di cronaca, con un ragazzino lasciato in fin di vita, scuote la coesione del potere HDZ in Erzegovina
(Pubblicato originariamente su Bilten , sabato 28 gennaio 2017, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
In Bosnia Erzegovina la violenza è un fenomeno così diffuso tra i bambini e gli adolescenti che si potrebbe ritenere l’unico elemento comune di un paese profondamente diviso. Quando si parla di questa violenza nei media lo si fa sempre per stigmatizzarla. Ciononostante le istituzioni che si dovrebbero occupare di questo fenomeno – siano esse la polizia, il sistema giudiziario, i centri d’aiuto sociale o altre istituzioni educative – non sembrano volere affrontare il problema.
L’anno scorso, il suicidio del giovane Mahir Rakovac, che all’epoca aveva 14 anni e che era stato vittima di violenze ripetute da parte dei suoi compagni di classe nella prestigiosa Scuola Internazionale di Sarajevo, ha scosso tutto il paese. Un caso simile, ma che non ha avuto un epilogo così tragico, ha recentemente sconvolto la piccola borgata di Široki Brijeg, nell’Erzegovina occidentale.
L’aggressione e le voci di corridoio
Nella notte tra l’8 e il 9 ottobre, il liceale Mile Soldo è stato trovato svenuto, gravemente ferito alla testa, in uno dei quartieri eleganti di Široki Brijeg, dove aveva festeggiato con i suoi amici il compleanno di un compagno di classe. Al principio si è ritenuto che si fosse trattato di un incidente. Mile Soldo è stato trovato nella rete di una porta in un campo di calcio. Nonostante ciò, le lesioni scoperte al centro medico di Široki Brijeg, e successivamente al suo trasporto d’urgenza all’ospedale di Mostar, non potevano essere state provocate da un urto accidentale. L’adolescente era ubriaco, le sue ferite alla testa avevano provocato un’amnesia e non ricordava più nulla dei fatti.
Come capita spesso nelle piccole città, le chiacchiere si sono sparse più velocemente di quanto abbiano agito le istituzioni. Per un mese circa, nei caffè del paese si sono sentite le ipotesi più variegate sulle cause del dramma. Si è iniziato a vociferare che l’aggressione era avvenuta nella casa di un magnate locale e che era per questo che la polizia e le autorità giudiziarie del cantone dell’Erzegovina occidentale si attardavano con l’inchiesta. Altri facevano ipotesi ancora più ardite, affermando che le ferite di Mile erano state inflitte dai figli dell’élite imprenditoriale del comune, protetta dai dirigenti politici locali, tutti membri dell’HDZ.
Dopo un mese di pettegolezzi nei caffè, che naturalmente si riversavano su Facebook, i media locali e regionali hanno espresso a loro volta la loro opinione sulla questione. Fino a quel momento solo Mili Marušić, redattore capo del sito d’informazione locale Sirokibrijeg.info , aveva parlato della questione, criticando l’inazione della polizia. A metà novembre, un mese dopo gli avvenimenti, Mile Soldo è stato intervistato nella trasmissione Provjereno, sulla rete televisiva nazionale croata privata Naša TV, molto diffusa in Bosnia Erzegovina. Poi molti abitanti di Široki Brijeg sono scesi in piazza il 25 novembre nel centro della città per denunciare le lentezze della giustizia e fare pressione sulle autorità e sulle istituzioni locali. La mobilitazione ha causato la sostituzione dei magistrati a capo dell’inchiesta e il capo della polizia del cantone, Milan Galić, ha ammesso che erano stati commessi degli errori nel corso dell’inchiesta.
La base sociale della violenza
Il dramma di Mile Soldo mostra i legami tra istituzioni dello stato, magnati locali e dirigenti politici nazionali. Inoltre, svela com’è attualmente l’Erzegovina, le sue divisioni di classe e le loro articolazioni politiche.
Il padre di Mile Soldo è membro dell’associazione "Veterani dimenticati" (Zaboravljeni branitelji). Questi ultimi sono stati i promotori della manifestazione nel centro di Široki Brijeg, nel corso della quale il sindaco HDZ della città, Miro Kraljević, è stato contestato rumorosamente.
"I veterani dimenticati" è un’associazione che si presenta come rappresentante dei veri veterani, che si potrebbero definire come i perdenti del processo di transizione di fronte a un’élite politica rappresentata da gruppi di ex soldati sostenuti dall’HDZ e dall’élite economica vicina a Dragan Čović, attuale presidente dell’HDZ.
L’opposizione a Dragan Čović e alla sua piccola cerchia di approfittatori si è formata attorno ai veterani del gruppo paramilitare HOS, affiliato al Partito Croato del Diritto (Hrvatska Stranka Prava, HSP). In alcuni comuni questa opposizione è quasi riuscita a soppiantare l’HDZ. E’ inoltre riuscita a fare eleggere Željko Glasnović al Sabor croato durante le ultime elezioni legislative, "rubando" così all’HDZ uno dei tre seggi riservati alla diaspora.
Mile Soldo è il figlio quindi di un veterano degradato e forse è stato picchiato proprio dai figli dei vincitori della transizione. Una questione quindi che è passata dalle pagine della cronaca nera a quella della politica e che è rilevante in quanto è una delle migliori testimonianze della lotta di classe che infuria in Bosnia Erzegovina. Resta ancora da vedere se la mediatizzazione potrà produrre dei veri cambiamenti politici, scuotendo l’egemonia dell’HDZ, sempre sostenuto dalla Chiesa cattolica e dai francescani d’Erzegovina.
I veterani dell’HOS sono stati messi in disparte, sia sul piano materiale che su quello intellettuale, ma le proteste di piazza si fanno sentire nuovamente in Erzegovina, dopo anni di silenzio, mentre le disparità sociali tra i vincenti della transizione e i perdenti si fanno sempre più grandi. E, contrariamente alla Croazia, non esiste in Bosnia Erzegovina un’élite liberale di sinistra che potrebbe fungere da capro espiatorio, permettendo così di giustificare gli errori della destra.
Fino a oggi, Dragan Čović e la sua élite hanno potuto contare sull’omogeneità politica del voto croato, ma a livello nazionale, le disparità di classe si fanno sempre più sentire. Questo vuol dire che l’HDZ dovrà raddoppiare i propri sforzi per regolare i problemi dentro il gruppo comunitario che rappresenta e che non potrà più rappresentare i bosgnacchi come gli unici responsabili della marginalizzazione dei croati in Bosnia Erzegovina.
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