Bosnia Erzegovina: riforma elettorale, tra proteste e retorica guerrafondaia
Dopo mesi di stallo sulla riforma elettorale in BiH Christian Schmidt, Alto rappresentante in Bosnia Erzegovina sembrava intenzionato ad intervenire in prima persona. Si è poi bloccato: le sue proposte di emendamenti sono state accusate di discriminare ulteriormente le minoranze nel paese
Nonostante si sia speculato per giorni sulla possibilità che l’Alto rappresentante in Bosnia Erzegovina Christian Schmidt introducesse alcune modifiche sostanziali alla legge elettorale della BiH, Schmidt ha rinunciato, almeno per il momento, a tale intervento legislativo. Si tratta di modifiche relative alla tutela dei cosiddetti interessi nazionali vitali e alle procedure per l’elezione degli organismi del potere esecutivo della Federazione BiH [una delle due entità costitutive della Bosnia Erzegovina], più precisamente dei membri della Camera dei popoli della FBiH e del presidente e dei due vicepresidenti dell’entità (si veda box qui sotto).
Spiegando la sua decisione di posticipare l’introduzione delle modifiche alla normativa elettorale a livello della Federazione BiH, Schmidt ha dichiarato che, a suo avviso, tale intervento in questo momento non è fattibile. “Non può esserci alcuna discriminazione, occorre garantire la proporzionalità [del sistema elettorale] e il sostegno dei cittadini”, ha affermato Schmidt precisando che, qualora i leader dei principali partiti politici bosniaco-erzegovesi non dovessero riuscire entro sei settimane a trovare un accordo su una riforma della Costituzione della FBiH, sarà costretto a imporre le modifiche precedentemente annunciate.
Stando a quanto riportato dai media, dopo aver preso in considerazione le critiche avanzate dai cittadini bosniaco-erzegovesi durante le proteste tenutesi la scorsa settimana a Sarajevo, nonché gli argomenti espressi da alcune organizzazioni non governative e le posizioni delle forze politiche contrarie alla riforma elettorale proposta da Schmidt, i principali paesi membri del Consiglio per l’implementazione della pace e l’Ufficio dell’Alto rappresentante hanno deciso di posticipare l’introduzione delle modifiche al sistema elettorale della Federazione BiH.
Quanto alle modifiche tecniche della legge elettorale, introdotte da Christian Schmidt lo scorso 27 luglio , l’intervento è stato accolto positivamente dalla Commissione elettorale centrale (CIK) della Bosnia Erzegovina, secondo cui le nuove regole dovrebbero contribuire ad una maggiore responsabilità dei leader politici per quanto riguarda il rispetto delle regole elettorali. La società civile sostiene invece che le modifiche introdotte non porteranno ad alcun cambiamento significativo perché – pur mirando a prevenire frodi e brogli elettorali, prevedendo anche un aumento degli importi delle sanzioni pecuniarie per la violazione della legge elettorale – lasciano invariata la procedura di nomina dei componenti dei seggi e delle commissioni elettorali comunali (locali).
Reazioni
Prima ancora che Christian Schmidt rilasciasse una dichiarazione formale sulla questione, la notizia sull’intenzione dell’Alto rappresentante di introdurre emendamenti alla legge elettorale della BiH ha suscitato una valanga di reazioni dei politici bosniaco-erzegovesi, e non solo, dividendo ancora una volta l’opinione pubblica locale.
I politici croato-bosniaci e i vertici della Repubblica di Croazia, come atteso, hanno accolto con favore l’ipotesi di una riforma della Costituzione della Federazione BiH, dicendosi fiduciosi che la riforma prevista possa contribuire a rendere la Bosnia Erzegovina un paese funzionale.
Martedì 26 luglio, il giorno prima della comunicazione ufficiale dell’Alto rappresentante sulla riforma elettorale, sul quotidiano tedesco Die Tageszeitung è uscito un articolo in cui si affermava che, se Christian Schmidt dovesse decidere di introdurre modifiche alla legge elettorale in linea con quelle precedentemente avanzate dall’Unione democratica croata della Bosnia Erzegovina (HDZ BiH, principale partito dei croato-bosniaci), si allineerebbe alle posizioni di “quegli estremisti croati che ormai da anni bloccano le istituzioni” della Federazione BiH.
Le proteste dei cittadini
Lunedì 25 luglio molti cittadini bosniaco-erzegovesi si sono riuniti davanti all’ufficio dell’Alto rappresentante a Sarajevo per protestare contro l’annuncio di una riforma della legge elettorale e della Costituzione della FBIH. Tra i primi a scendere in piazza, Dervo Sejdić [rappresentante della comunità rom bosniaca; è grazie a lui e a Jakob Finci che, nel 2009 si è arrivati alla sentenza Sejdić-Finci con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ordinato alla Bosnia Erzegovina di modificare la Costituzione in modo da permettere anche ai cittadini non appartenenti ai tre popoli costituenti di candidarsi alla Presidenza del paese] ha invitato i suoi connazionali a unirsi alla proteste.
Molti cittadini sono giunti a Sarajevo con pullman da diverse parti del paese e alcuni hanno trascorso la notte tra lunedì e martedì davanti all’ufficio dell’Alto rappresentante, aspettando che Chiristian Schmidt rilasciasse una dichiarazione. I manifestanti hanno definito l’annunciata riforma della legge elettorale “discriminatoria“, affermando di voler vedere la Bosnia Erzegovina trasformarsi in un paese democratico ed europeo, e non in un paese lacerato da divisioni ancora più profonde di quelle attuali.
Alla manifestazione di lunedì 25 luglio, secondo alcune stime, hanno partecipato circa 7000 persone, tra cui anche i leader di alcuni partiti politici. Come si evince da alcuni video ripresi dalle telecamere, nel corso della manifestazione si è verificata tutta una serie di episodi – che sembravano poter degenerare in scontri – che hanno visto come protagonisti gli esponenti di alcuni partiti politici della FBiH.
Retorica guerrafondaia
L’ipotesi di una riforma elettorale imposta dall’Alto rappresentante è servita ai politici bosniaco-erzegovesi da pretesto per intervenire pubblicamente su varie questioni. Tenendo conto del carattere della riforma inizialmente prevista (direttamente legata alla Costituzione e alla presunta difesa dell’ordinamento costituzionale della BiH), ma anche dell’approssimarsi delle elezioni politiche in BiH, non stupisce che i politici abbiano reagito con toni duri, lanciando accuse reciproche e – come di consueto alla vigilia delle elezioni – diffondendo un clima di paura e minacciando una nuova guerra.
In un comunicato stampa emesso giovedì 28 luglio, l’Ufficio dell’Alto rappresentante ha condannato la retorica guerrafondaia dei politici bosniaco-erzegovesi, definendola pericolosa perché, rievocando lo spettro del tragico conflitto degli anni Novanta, alimenta le tensioni e mina la stabilità e il progresso del paese.
La posizione istituzionale della Federazione BiH e della Republika Srpska
Nel corso di una seduta tenutasi martedì 26 luglio, la Camera dei rappresentanti del parlamento della Federazione BiH ha approvato una dichiarazione sulla protezione del carattere multietnico della Bosnia Erzegovina, in cui si condanna la costante tendenza, interna ed esterna al paese, ad instaurare in BiH un sistema imperniato sulla supremazia etno-territoriale e sulla discriminazione dei gruppi etnici che, in determinate parti del territorio nazionale e del territorio della Federazione BiH, rappresentano una minoranza. Tale tendenza – si legge nella dichiarazione adottata dalla Camera dei rappresentanti – nel lungo termine rischia di minare l’ordinamento costituzionale della BiH. A favore della dichiarazione si sono espressi quasi tutti i partiti politici della Federazione, tranne quelli croati.
I rappresentanti della Republika Srpska hanno ribadito la posizione precedentemente espressa, contestando la legittimità dell’Alto rappresentante e dicendosi contrari a qualsiasi tentativo di imporre nuove leggi. Alcuni esperti sostengono che le modifiche alla legge elettorale della BiH volute da Schmidt non avranno alcun impatto sulla Republika Srpska.
Un sostanziale disinteresse per i problemi dei cittadini
Nel frattempo, i cittadini bosniaco-erzegovesi sono costretti a fare i conti con un’inflazione da record e lo stato non sembra affatto intenzionato ad alleviare il peso dei rincari sulla popolazione, nonostante nei primi sei mesi del 2022 – come riporta il portale Buka – le entrate derivanti da imposte indirette siano aumentate del 22,01% rispetto allo stesso periodo del 2021, un aumento strettamente legato alla vertiginosa impennata dei prezzi.
A due mesi dalle elezioni, la leadership politica non ha ritenuto opportuno adottare alcuna misura concreta a sostegno dei cittadini, limitandosi ad erogare un aiuto una tantum di 100 marchi (circa 50 euro) o 200 marchi (circa 100 euro) a determinate categorie della popolazione. Va inoltre ricordato che i deputati del parlamento centrale non hanno ancora approvato le modifiche alla legge sulle accise che prevedono la cancellazione delle accise sui carburanti – una misura che porterebbe ad una diminuzione dei prezzi di benzina e diesel e, di conseguenza, anche di altre merci.
La leadership politica ha più volte dimostrato di non essere disposta a condividere coi cittadini il peso dei rincari. Ad esempio, il governo della Republika Srpska lo scorso 23 giugno ha deciso di aumentare di 100 marchi (circa 50 euro) gli stipendi dei dipendenti pubblici e del personale impiegato nelle strutture sanitarie pubbliche, senza però adottare alcuna misura a sostegno del resto della popolazione. In questi giorni anche il parlamento della BiH dovrebbe discutere di tutta una serie di misure di adeguamento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici all’aumento del costo della vita.
Il prossimo 2 ottobre 3.371.487 cittadini bosniaco-erzegovesi saranno chiamati a votare per eleggere i membri della Presidenza tripartita della BiH, per il rinnovo della Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della BiH e dell’Assemblea della Federazione BiH, per l’Assemblea popolare della Republika Srpska e i parlamenti cantonali della Federazione BiH, nonché per eleggere il presidente e vicepresidente della Republika Srpska.
Le proposte di riforma
Tra le cosiddette modifiche “politiche“ del sistema elettorale della BiH – definite tali perché, se dovessero essere effettivamente introdotte, andrebbero ad incidere direttamente sull’assetto costituzionale del paese – prese in considerazione dall’Alto rappresentante, ma poi rinviate a seguito delle proteste dei cittadini, quella certamente più controversa è quella relativa alla procedura di nomina dei delegati cantonali alla Camera dei popoli della Federazione BiH costituita da 17 membri per ogni nazione costitutiva della Federazione (bosgnacchi, croati, serbi) più 7 membri delle altre nazionalità. La proposta prevede che, se il numero dei cittadini di un cantone appartenenti ad uno dei popoli costituenti è inferiore al 3% dell’intera popolazione appartenente a quel gruppo etnico che vive nel territorio della Federazione BiH, allora quel cantone non può delegare alcun membro di quel popolo alla Camera dei popoli della FBiH. Una proposta considerata fortemente discriminatoria .
Un’altra modifica proposta dall’Alto rappresentante riguarda la procedura di nomina del presidente e dei due vicepresidenti della Federazione BiH, prevedendo che i gruppi dei delegati, appartenenti ai tre popoli costituenti, della Camera dei popoli della FBiH possano proporre i loro candidati alle cariche di presidente e vicepresidente della FBiH solo se le candidature vengono appoggiate da almeno otto (e non più sei, come previsto dalla Costituzione della FBiH) delegati del gruppo. Questa modifica, secondo alcuni critici, avvantaggerebbe l’HDZ BiH che, essendo il partito dominante all’interno del gruppo dei delegati croati, riuscirebbe sempre a imporsi e proporre i propri candidati.
Le modifiche “tecniche“ introdotte da Schmidt si limitano invece a contrastare l’abuso delle risorse pubbliche e l’incitamento all’odio durante la campagna elettorale, tra l’altro aumentando l’importo delle sanzioni previste per la violazione della normativa elettorale.
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